IL DIAVOLO NELLA BARBA DI FREUD

IL DIAVOLO NELLA BARBA DI FREUD Il* IL DIAVOLO NELLA BARBA DI FREUD logie nel cui nome era esercitata la barbarie, ma che avevano il pregio di sostenere una loro divisione netta del bene e del male. Di qui il sospetto che una sanguinaria intolleranza in nome di qualsiasi etica bipolare sia in definitiva preferibile a qualsiasi tollerante, inquietante e impietosa indagine sulla realtà umana. Sembra quindi di essere nuovamente di fronte all'abissale incomprensione nei confronti di una scienza cresciuta in silenzio umile, anche se purtroppo funestata, com'è avvenuto nel recente caso delle vicende di Woody Alien, da pregiudizi, deformazioni e fantasie grottesche. E' vero, padre De Rosa sembra mosso però da questioni interne alla Compagnia di Gesù: e cioè dal desiderio di contrastare il teologo tedesco Eugen Drewermann che userebbe teorie freudiane per la formazione dei religiosi. Peccato che non si sia limitato ad emettere una circolare interna: già che c'era non ha saputo resistere alla tentazione di emettere un verdetto di condanna per l'intera scienza psicoanalitica, per di più molto superficiale. La scienza di Freud non soltanto porterebbe alla diabolica confusione fra bene e male, ma anche ad un misterioso «pansessualismo»: chissà, forse connubii tra creature polimorfe, viscide come meduse, o dal piede caprino. Sarebbe gradevole poter scherzare su queste accuse, ma purtroppo l'intolleranza avanza a grandi passi: minacce e conflitti sanguinosi assediano la cittadella della laboriosa cultura occidentale di cui la psicoanalisi è un fragile caposaldo e la minacciosa avanzata dell'intolleranza, degli integralismi, dell'aggressione contro patrimoni della cultura laica e borghese non consentono, ed è un peccato, di prendere sottogamba neppure quest'ultimo superfluo bando emesso contro una scienza e contro scienziati che hanno già subito pogrom e persecuzioni in ogni regime illiberale fascista, comunista o islamico-teocratico. E quindi crediamo che vada detto con pacata fermezza che la psicoanalisi (quella praticata, non quella letta sui libri e ridicolizzata nei film e nei salotti) dispone chi ne fa uso verso la consapevolezza e il controllo di ciò che per un cattolico è «il male», e che per uno scienziato è l'istinto, l'Es, il regista misterioso e minaccioso dei nostri incubi e dei nostri delitti. Negare che questa sia una posizione morale, significa non vedere e non saper valutare. Così come ci sembra rozza e superficiale 1' inquieta insistenza sulle «liaisons dangereuses» che potrebbero legare paziente e analista: un modo ingannevole di confondere pregiudizi, gonne, tonache, il diavolo e l'acqua santa.

Persone citate: De Rosa, Eugen Drewermann, Freud, Woody Alien