Un elogio dell'«alta» politica
Un elogio dell'«alta» politica Un elogio dell'«alta» politica IL fatto che la lettera pastorale del cardinale di Milano parli, tra le molte altre cose, di «questione morale» e di tangenti, non può stupire. In questi ultimi anni, Carlo Maria Martini è stato un «difensore civico» - uno dei pochi, prima; indubbiamente l'unico, oggi - dei milanesi e ha seguito da vicino le grandi vicende collettive della città, le sue ansie e le sue sofferenze: come potrebbe tacere ora? Ora, mentre la città di Milano è addirittura dolente sotto il peso di una vicenda politicocriminale che sembra non lasciare spazio alla speranza (è di oggi l'inchiesta giudiziaria su alcuni dirigenti della Cisl, «sindacato cattolico»). Una vicenda che, per un verso, diffonde sentimenti di sollievo per la conquistata libertà dal regime del malaffare: ma, per altro verso, non sembra indicare vie d'uscita e soluzioni alternative. Il discorso del cardinale ha colto, con grande sensibilità, qual è oggi il punto cruciale: l'incertezza di una società civile che, dal crollo della classe politica, ricava senso di emancipazione e, insieme, di smarrimento. ,r, Due i pericoli che una tale situazione può alimentare: una «guerra santa» tra i supposti innocenti e i supposti colpevoli e un atteggiamento di apatia, in attesa della «palingenesi». Sul primo punto, le parole di Martini non possono essere equivocate. Quando il cardinale parla della vacuità di una contrapposizione schematica tra onesti e disonesti, non fa - tanto per intenderci - un ragionamento «filo-socialista», per il semplice motivo che il linguaggio del suo discorso non è quello della lotta politica: sbaglierebbe, dunque, chi volesse piegare quelle parole ai propri interessi di parte. Martini fa un ragionamento pastorale e, opportunamente, rifiuta quei termini e quelle categorie che un cattivo laicismo attribuisce a un cattivo cattolicesimo: guerra santa, palingenesi. Martini che pure - da prete - sa bene cos'è il peccato, evita di interpretare la corruzione come semplice «caduta individuale»: vanno individuati, piuttosto, «i meccanismi perversi e le loro cause» (ha scritto qualche tempo fa su «Avvenire») e vanno combattuti i «vizi del sistema». Solo questo, ribadisce oggi, può consentire di percorrere «vie credibili di rinnovamento». E qui - all'interno di una Lettera pastorale che parla di Europa e di antisemitismo, di egoismo e di paura del futuro - Martini col loca, sorprendentemente, il più forte e intenso elogio della politica tessuto in questi anni: la politica come attività alta, che può contribuire a evitare «lo schiacciamento sul pre sente». Nel momento in cui la politica appare irreparabil mente - alla gran parte di cittadini - interesse privato e malaffare, il cardinale di Mi lano chiama alla «responsabi lità civile» e indica le norme e gli spazi giuridici che possono favorire quell'attività. Doveva essere un uomo di fede a dirlo. Luigi Manconi
Persone citate: Carlo Maria Martini, Luigi Manconi
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