Mike Oidfield 2: la vendetta

Mike Oidfield 2: la vendetta In chiusura del Festival di Edimburgo il musicista inglese di «Tubular Bells» Mike Oidfield 2: la vendetta Grande successo davanti a ottomila persone EDIMBURGO DAL NOSTRO INVIATO L'hanno subito battezzato «Tubular Bells 2-La vendetta», ma 10 scherzo facile racchiude una qualche verità. Mike Oidfield, l'inglese quasi quarantenne che con il suo «Tubular Bells» segnò 11 trionfo del pop sinfonico nel 1973, torna vent'anni dopo con «Tubular Bells II» per provare anche a se stesso che la sua vecchia formula originale (folk, campane argentine, musica d'atmosfera già annunciante la New Age) può essere ancora efficace. Soprattutto adesso, con il revival degli Anni Settanta che marcia inarrestabile. L'altra sera, la nuova opera è stata suonata dal vivo qui in chiusura del Festival di Edimburgo, nel bellissimo cortile del Castello, davanti ad ottomila persone e con un grande successo. Accompagnato da un'orchestra di 16 elementi, Oidfield si è arrampicato fino in alto a colpire dolcemente le sue campane tubolari. E l'opera alla fine è sembrata, se non nuova, almeno più vivace della precedente, infarcita com'è di atmosfere diverse. L'inizio, così simile all'opera precedente, ci ha ricordato «l'Esorcista», film al quale «Tubular Bells I» fece da colonna sonora; nel freddo barbino, lo stupefacente Castello illuminato alle spalle del palco creava un clima turistico da son et lumière; ma via via la suite, eseguita nello stesso ordine del di- sco, si è stemperata in parti new age, sinfoniche, orientali, rock; in ballate e tirate pianistiche alla Clayderman: fino a che sono arrivate sul palco, in «Tattoo», le pittoresche guardie scozzesi con le loro cornamuse. Grande effetto scenico e tifo nazionalista sperticato da parte della platea, incurante del fatto che a pochi chilometri da qui, nel castello di Balmoral, ci sia ancora in vacanza la povera ma pur sempre dominatrice Regina Elisabetta. E' finita dopo un'oretta a colpi di bluegrass, con Oidfield scatenato al banjo, mentre una cascata di fuochi d'artificio si abbatteva dal castello: in questi anni l'artista ha imparato che la scenografia, come Jean Michael Jarre insegna, fa la sua parte. Il tutto verrà trasmesso da Telemontecarlo la sera del 25 prossimo. Certo, quest'opera è assai più vivace della prima, una sorta di compilation; ma sono assai lontani dall'ispirazione di Oidfield i geniali e corrosivi deliri di Frank Zappa; siamo, con «Tubular Bells II», in territori pacifici, rassicuranti e reiterati come il suono delle campane. L'intuizione iniziale della lunga suite strumentale, che nei '70 ebbe grandissima fortuna e seguito in tutto il mondo, appare un po' datata. La storia di Oidfield vale la pena di esser ricordata. Vendendo del primo «Tubular Bells» a soli 19 anni, 16 milioni di dischi, il musicista costruì una fortuna ma si aprì la strada ad una vita tribolata. Il suo successo fu quello che fece decollare la casa discografica Virgin, e il suo declino è andato di pari passo con quello dell'etichetta, recentemente venduta al colosso Thorn Emi. Grazie ai soldi guadagnati con lui, il magnate Richard Branson potè scritturare altri artisti, fondare una compagnia aerea e una catena di negozi di dischi. Ma la riconoscenza, anche nel mondo discografico, è una virtù rara: nel '77 Branson scritturò i Sex Pistols e lanciò il punk; cacciando le sempre più anonime opere successive di Oidfield nei reparti strumentali, il tycoon contribuì al tramonto di colui che lo aveva arricchito. Ovviamente, il cambio di tendenza era nell'aria. Ma Oidfield pensa per sé e ancora nella conferenza stampa seguita al concerto ha parlato della sua odissea in termini molto amari. Ora è passato alla Wea per questo «Tubular Bells II»: ma ha faticato non poco a liberarsi del vecchio contratto. E in questi vent'anni, gliene sono capitate di tutti i colori: la depressione dopo il successo lo ha spinto, come mille altri, verso dieci anni di psicanalisi. «Stavo a casa e bevevo. Avevo paura di tutto, da sempre non potevo stare nel mondo reale e per questo fin da piccolo avevo trovato una fuga nella musica (suona benissimo molti strumenti da autodidatta, ndr). Soffrivo di attacchi di panico, di claustrofobia e agorafobia. Non potevo andare in città perché avevo la mania di esser circondato di cose naturali. Non sfruttai completamente il successo perché avevo paura di volare, e non prendevo aerei». All'origine c'era un'infanzia difficile con una madre alcolizzata; alla fine c'è stata la rottura con la moglie. Ora che l'incubo è finito e «Tubular Bells II» è venuto alla luce, il musicista vive con un cane cui ha dato il nome curioso di CD (Compact Dog) e sta progettando un megatour in tutto il mondo, che partirà nel marzo prossimo e arriverà anche in Italia. Marinella Venegoni Mike Oidfield

Persone citate: Branson, Clayderman, Elisabetta, Frank Zappa, Jean Michael Jarre, Marinella Venegoni Mike, Mike Oidfield, Richard Branson, Thorn

Luoghi citati: Edimburgo, Italia