La Stampa - Consultazione Archivio

Mitchum fuma da Pio Mitchum fuma da Pio Ruolo divino nei «Sette peccati» VENEZIA. Robert Mitchurn fa la parte di Dio: parla un americano impastato, porta tuniche bianche o celesti con la scollatura quadrata, fuma Avana, allunga le mani su certi angeli seminudi e piccanti. «Les sept péchés capitaux» (I sette peccati capitali), presentato alla Settimana della critica, intende attualizzare l'elenco dei più gravi interdetti della morale cattolica in chiave grottesca, sardonica o umoristica, in sette episodi diretti dai debuttanti Flores, Fonteyne, Le Moine, Mersch, Renders, Smolders, Zabus. I risultati sono molto ineguali, ma il film eccentrico, a volte divertente, appartiene a quella resurrezione del cinema belga tanto imprevista quanto impetuosa. Dio-Robert Mitchum provvede a far morire un motociclista per eccesso di velocità: il suo buffone è ormai invecchiato, ha bisogno in paradiso d'un tipo moderno che lo aggiorni sui vizi contemporanei, che spesso poi risultano essere virtù impopolari, scomode e poco praticate, tenerezza, onestà, modestia, coraggio, purezza, speranza. «La povertà» racconta le trattative d'acquisto d'un bambino, venduto dai genitori poveri, comprato da una coppia ricca, contrattato con acrimonia e naturalezza: quando si ha fame, è davvero un peccato vendersi l'anima? «Il coraggio» è quello d'un bambino leucemico divenuto calvo che affronta con fermezza l'irrisione dei compagni e supera l'infelicità della bruttezza, finché i capelli non gli ricrescono. «La modestia» è un finto-vero reportage su un tecnico televisivo che, con addosso l'aderente costume e il corto mantello di Superman, interviene gratuitamente in soccorso della polizia e al servizio del Paese in episodi di cronaca che esigono sprezzo del pericolo, ardimento e sacrificio personale. Ancora, ci sono una madre anziana che tenta regolarmente il suicidio, un uomo giovane che può respirare soltanto nell'acqua: inventiva, stravaganza, una qualche pesantezza, dai Monty Python siamo lontani. [1. t.]