Tre donne, festival e sesso di Simonetta Robiony

Tre donne, festival e sesso Tre donne, festival e sesso Grandi, Sandrelli e la De Sio ma la vera diva è Jeanne Moreau VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Serena Grandi regala qualche guizzo ai fotografi inutilmente in cerca di seni improvvidamente esposti o sfuggiti, di risse autentiche o fasulle, di irregolarità, stravaganze, maleducazioni plateali, gesti inconsulti. La tromba d'aria che ha devastato il litorale l'ha costretta a coprire il completo di pelle nera che la strizza tutta con un bolero di finto maculato ornato in piume di marabù, una soluzione di scarsissima praticità ma certo assai curiosa, inventata per lei dal suo stilista di fiducia. Mite e «ciaciona», la Grandi, una delle pochissime maggiorate sopravvissute nel nostro cinema, accetta il bombardamento dei flash sognando però un piatto caldo da mangiare subito. Donna doppia, o addirittura tripla, confessa di amare egualmente carriera e famiglia; il sesso praticato o quello suggerito e il figho di 3 anni; il marito Beppe Ercole e le tagliatelle al ragù, fatte con le sue mani stendendo direttamente la sfoglia; i ruoli drammatici aUa «Piazza di Spagna» di Vancini e quelli erotici aUa «Miranda» di Brass; la recitazione studiata da sei anni a tavolino con l'attrice Fulvia Manni e il mondo degli affari frequentato in veste di manager, il solo mestiere col quale scambierebbe quello d'attrice. E proprio in questo universo di soldi e intrugli la Grandi si è appena tuffata accettando di entrare in società, ma anche di fare da testimonial, a una linea di prodotti a base di guaranà e ginseng venduti porta a porta, sotto lo slogan: «Il tuo successo è il nostro impegno». Di tutto questo, però, opportunamente non parla essendo alla Mostra per il film «Centro storico» di Giannarelli dove il suo personaggio di «bonona» è sì quello di ima modella ma di una che fa gli spot per i preservativi «Maxi-love», non per le pillole dell'efficienza che si chiamano invece «My way». Amanda Sandrelli, anche lei «Centro storico», arriva alla Mostra in ritardo accompagnata dal fidanzato Mauro Carli che definisce giovane sceneggiatore, nel senso che ancora non ha fatto niente di importante ma è là che aspetta. Con suo padre Gino Paoli è stata a Parigi per incidere il tema conduttore del film «La Bella e la Bestia»: lo lancerà in un trailer ma anche neUe sale italiane, alla fine della proiezione. Le prove le hanno fatte per telefono: lei a Roma, lui a Genova, tentando, via cavo, di trovare le note giuste in un lavoro più Serena Grandi, a modella complicato di quel che ritenevano fosse. Metà suo padre metà sua madre la Sandrelli spiega ridendo quanto sia diffirìle, nel cinema, avere 28 anni come li ha lei: «Le parti deU'adolescente, che poi sono queUe che mi vengono meglio, non me le danno perché dicono che ormai sono cresciuta, quelle da trentenne non me le danno perché ne dimostro la metà, anche col trucco e i tacchi, perciò più che altro aspetto». Cosa? «O di cambiare io o di cambiare loro». Alla Mostra, dice, si fermerà a lungo perché vuol vedere i film di sua madre Stefania e perché Venezia per lei è legata a un ricordo bellissimo. «C'ero venuta tanto tempo fa, con un'opera prima finanziata dal ministero, subito dopo un incidente d'automobile nel quale stavo per morire». Giuliana De Sio, terza deUe molte donne di «Centro storico», in questo festival dove le donne per una volta sono comunque molte, nonostante i 15 anni di mestiere resta ancora immutabilmente combattiva, polemica, insoddisfatta, intelligente. Con una differenza: che prima, quand'era agli inizi di carriera, era tutte queste cose pentendosi di esserlo, adesso è tutte queste cose senza più pentimento. Nel suo immediato futuro - ammette non c'è assolutamente niente. «Fare per fare non mi interessa perché questa è una passione e non solo un lavoro. Fare cose belle non mi capita spesso. Finché non cambia la politica, non cambiano neanche le nostre vite private e i nostri film. Allora sto ferma». Vezzi d'attrice? Lei giura di no. Ecco perché ha accettato di recitare in questo film completamente struccata, sotto luci catti ve impostate per scavarle le rughe e coi capelli impiastricciati per farli sembrare sporchi. «Il ruolo mi andava bene e l'ho fatto. Però, quando in scena piomba davanti a me Amanda Sandrelli e dopo avermi guardata dice: "Sembri un fiore" in sala scoppia un boato di risate. Un boato che un po' mi diverte, come persona, m'inquieta». Dive al festival? No, attrici ita liane di oggi. Il divismo al Lido, con la folla che si ferma a guar dare, può essere solo quello di Kara Young, una nera altera statuaria che posa sulla terrazza dell'Excelsior per un servizio su Vogue, o quello più discreto di Jeanne Moreau, terzo Leone d'oro alla carriera, scesa al Des Bains con una toque in capo e un seguito di valigie Vuitton uguali a quelle del grande Visconti. Simonetta Robiony Serena Grandi, la modella Tre donne, festival e sesso Tre donne, festival e sesso Grandi, Sandrelli e la De Sio ma la vera diva è Jeanne Moreau VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Serena Grandi regala qualche guizzo ai fotografi inutilmente in cerca di seni improvvidamente esposti o sfuggiti, di risse autentiche o fasulle, di irregolarità, stravaganze, maleducazioni plateali, gesti inconsulti. La tromba d'aria che ha devastato il litorale l'ha costretta a coprire il completo di pelle nera che la strizza tutta con un bolero di finto maculato ornato in piume di marabù, una soluzione di scarsissima praticità ma certo assai curiosa, inventata per lei dal suo stilista di fiducia. Mite e «ciaciona», la Grandi, una delle pochissime maggiorate sopravvissute nel nostro cinema, accetta il bombardamento dei flash sognando però un piatto caldo da mangiare subito. Donna doppia, o addirittura tripla, confessa di amare egualmente carriera e famiglia; il sesso praticato o quello suggerito e il figho di 3 anni; il marito Beppe Ercole e le tagliatelle al ragù, fatte con le sue mani stendendo direttamente la sfoglia; i ruoli drammatici aUa «Piazza di Spagna» di Vancini e quelli erotici aUa «Miranda» di Brass; la recitazione studiata da sei anni a tavolino con l'attrice Fulvia Manni e il mondo degli affari frequentato in veste di manager, il solo mestiere col quale scambierebbe quello d'attrice. E proprio in questo universo di soldi e intrugli la Grandi si è appena tuffata accettando di entrare in società, ma anche di fare da testimonial, a una linea di prodotti a base di guaranà e ginseng venduti porta a porta, sotto lo slogan: «Il tuo successo è il nostro impegno». Di tutto questo, però, opportunamente non parla essendo alla Mostra per il film «Centro storico» di Giannarelli dove il suo personaggio di «bonona» è sì quello di ima modella ma di una che fa gli spot per i preservativi «Maxi-love», non per le pillole dell'efficienza che si chiamano invece «My way». Amanda Sandrelli, anche lei «Centro storico», arriva alla Mostra in ritardo accompagnata dal fidanzato Mauro Carli che definisce giovane sceneggiatore, nel senso che ancora non ha fatto niente di importante ma è là che aspetta. Con suo padre Gino Paoli è stata a Parigi per incidere il tema conduttore del film «La Bella e la Bestia»: lo lancerà in un trailer ma anche neUe sale italiane, alla fine della proiezione. Le prove le hanno fatte per telefono: lei a Roma, lui a Genova, tentando, via cavo, di trovare le note giuste in un lavoro più Serena Grandi, a modella complicato di quel che ritenevano fosse. Metà suo padre metà sua madre la Sandrelli spiega ridendo quanto sia diffirìle, nel cinema, avere 28 anni come li ha lei: «Le parti deU'adolescente, che poi sono queUe che mi vengono meglio, non me le danno perché dicono che ormai sono cresciuta, quelle da trentenne non me le danno perché ne dimostro la metà, anche col trucco e i tacchi, perciò più che altro aspetto». Cosa? «O di cambiare io o di cambiare loro». Alla Mostra, dice, si fermerà a lungo perché vuol vedere i film di sua madre Stefania e perché Venezia per lei è legata a un ricordo bellissimo. «C'ero venuta tanto tempo fa, con un'opera prima finanziata dal ministero, subito dopo un incidente d'automobile nel quale stavo per morire». Giuliana De Sio, terza deUe molte donne di «Centro storico», in questo festival dove le donne per una volta sono comunque molte, nonostante i 15 anni di mestiere resta ancora immutabilmente combattiva, polemica, insoddisfatta, intelligente. Con una differenza: che prima, quand'era agli inizi di carriera, era tutte queste cose pentendosi di esserlo, adesso è tutte queste cose senza più pentimento. Nel suo immediato futuro - ammette non c'è assolutamente niente. «Fare per fare non mi interessa perché questa è una passione e non solo un lavoro. Fare cose belle non mi capita spesso. Finché non cambia la politica, non cambiano neanche le nostre vite private e i nostri film. Allora sto ferma». Vezzi d'attrice? Lei giura di no. Ecco perché ha accettato di recitare in questo film completamente struccata, sotto luci catti ve impostate per scavarle le rughe e coi capelli impiastricciati per farli sembrare sporchi. «Il ruolo mi andava bene e l'ho fatto. Però, quando in scena piomba davanti a me Amanda Sandrelli e dopo avermi guardata dice: "Sembri un fiore" in sala scoppia un boato di risate. Un boato che un po' mi diverte, come persona, m'inquieta». Dive al festival? No, attrici ita liane di oggi. Il divismo al Lido, con la folla che si ferma a guar dare, può essere solo quello di Kara Young, una nera altera statuaria che posa sulla terrazza dell'Excelsior per un servizio su Vogue, o quello più discreto di Jeanne Moreau, terzo Leone d'oro alla carriera, scesa al Des Bains con una toque in capo e un seguito di valigie Vuitton uguali a quelle del grande Visconti. Simonetta Robiony Serena Grandi, la modella

Luoghi citati: Genova, Parigi, Roma, Venezia