500 mila affiliati ai clan

500 mila affiliati ai clan500 mila affiliati ai clan Come un esercito, Cosa Nostra li ha suddivisi in 150 cosche PALERMO. Tanti uomini, quanti ne ha un intero corpo d'armata. I soldati di Cosa Nostra, quelli che proteggono la Sicilia dall'attacco dello Stato, sono un vero e proprio esercito: 45 mila. E, come nelle organizzazioni militari regolari, anche i «picciotti» sono suddivisi in battaglioni e divisioni, 150 per la precisione. Ma si chiamano clan, e sono distribuiti su tutto il territorio della Sicilia. E' stata l'Ispes a fare la fotografia dell'esercito che continua a uccidere con una ferocia senza limiti (2500 i morti ammazzati dall'86 all'anno scorso), e che può contare su un supporto logistico capillare: una rete fittissima di fiancheggiatori e informatori, almeno 500 mila persone, non direttamente affiliate alle cosche, ma pronte a fornire il loro aiuto, in una sorta di «indotto» della criminalità organizzata. Cifre enormi, se si considera che invece i giudici palermitani possono contare solo su un numero ristrettissimo di collaboratori e pentiti. Nonostante la recente offensiva dello Stato, che ha mobilitato l'esercito, quello vero, per controllare le regioni del Sud, i dati che emergono dalla ricerca offrono un quadro disastroso dello stato attuale della lotta alla delinquenza. L'anno scorso i killer della mafia hanno assassinato in media due persone al giorno, attaccando sempre più spesso uomini-simbolo delle istituzioni: ogni 3-4 killer ammazzati, cade un agente delle forze dell'ordine; ogni 100 pregiudicati feriti, vengono colpiti 30 fra carabinieri, poliziotti e finanzieri. Nell'ultimo quinquennio il numero totale dei delitti è aumentato del 78 per cento. La guerra, dunque, è impari: carabinieri e polizia combattono col fucile un nemico che spara cannonate. Per questo l'Ispes sottolinea come in Italia sia basso il rapporto fra delinquenti e forze dell'ordine: un agente per ogni delinquente. Il «trend criminale» ha mostrato un aumento dei delitti legati alla malavita organizzata, «segno - scrivono i ricercatori dell'Ispes - che gli ambienti della criminalità stanno assumendo fortemente i connotati del gangsterismo: una nuova versione della mafia improntata in senso professionistico e imprenditoriale». Da qui l'impennata delle stragi: 3 nell'86, dieci l'anno scorso. Ma, allargando l'obiettivo dal Sud all'intera penisola, va registrato il raddoppio, nel quinquennio, degli omicidi: nell'86 erano stati 871, nel '91 sono diventati 1652. Scontata pure la crescita per i reati connessi alla droga, più che raddoppiati, passando dai 13819 dell'86 ai 34238 del'91. Nella lotta contro la criminalità, infine, è sempre più pesante il tributo pagato dalle forze dell'ordine, l'esercito «vero», che hanno visto cadere sotto i colpi dei killer 144 dei loro appartenenti fra l'87 e il '91 (negli ultimi due anni i conflitti a fuoco fra banditi e forze di polizia sono cresciuti del 30%). Ma l'Ispes non lancia solo l'allarme-mafia: numeri alla mano, solo nel 1990 è stato raggiunto il picco più alto dal dopoguerra per numero di delitti complessivamente denunciati in Italia: più di 2 milioni e mezzo. E i ritmi si mantengono su livelli allarmanti: quest'anno viaggiamo alla media di 93 denunce per droga al giorno, 90 per rapina, 80 per truffa. «Stiamo vivendo un periodo di eclissi della legalità - afferma il direttore dell'Ispes per la Sicilia, Ignazio Gennaro - lo testimoniano anche i crimini minori diffusi, le forme intermittenti di malavita, il malcostume nella finanza e nelle cittadelle dei poteri. Tutto questo inquina le regole di condotta del cittadino, che perde il riferimento ad un ordinamento legale». Anche per questo il «contro-esercito» di Cosa Nostra spesso non ha neppure bisogno di sparare per conquistare posizioni e potere. Flavio Corazza 500 mila affiliati ai clan500 mila affiliati ai clan Come un esercito, Cosa Nostra li ha suddivisi in 150 cosche PALERMO. Tanti uomini, quanti ne ha un intero corpo d'armata. I soldati di Cosa Nostra, quelli che proteggono la Sicilia dall'attacco dello Stato, sono un vero e proprio esercito: 45 mila. E, come nelle organizzazioni militari regolari, anche i «picciotti» sono suddivisi in battaglioni e divisioni, 150 per la precisione. Ma si chiamano clan, e sono distribuiti su tutto il territorio della Sicilia. E' stata l'Ispes a fare la fotografia dell'esercito che continua a uccidere con una ferocia senza limiti (2500 i morti ammazzati dall'86 all'anno scorso), e che può contare su un supporto logistico capillare: una rete fittissima di fiancheggiatori e informatori, almeno 500 mila persone, non direttamente affiliate alle cosche, ma pronte a fornire il loro aiuto, in una sorta di «indotto» della criminalità organizzata. Cifre enormi, se si considera che invece i giudici palermitani possono contare solo su un numero ristrettissimo di collaboratori e pentiti. Nonostante la recente offensiva dello Stato, che ha mobilitato l'esercito, quello vero, per controllare le regioni del Sud, i dati che emergono dalla ricerca offrono un quadro disastroso dello stato attuale della lotta alla delinquenza. L'anno scorso i killer della mafia hanno assassinato in media due persone al giorno, attaccando sempre più spesso uomini-simbolo delle istituzioni: ogni 3-4 killer ammazzati, cade un agente delle forze dell'ordine; ogni 100 pregiudicati feriti, vengono colpiti 30 fra carabinieri, poliziotti e finanzieri. Nell'ultimo quinquennio il numero totale dei delitti è aumentato del 78 per cento. La guerra, dunque, è impari: carabinieri e polizia combattono col fucile un nemico che spara cannonate. Per questo l'Ispes sottolinea come in Italia sia basso il rapporto fra delinquenti e forze dell'ordine: un agente per ogni delinquente. Il «trend criminale» ha mostrato un aumento dei delitti legati alla malavita organizzata, «segno - scrivono i ricercatori dell'Ispes - che gli ambienti della criminalità stanno assumendo fortemente i connotati del gangsterismo: una nuova versione della mafia improntata in senso professionistico e imprenditoriale». Da qui l'impennata delle stragi: 3 nell'86, dieci l'anno scorso. Ma, allargando l'obiettivo dal Sud all'intera penisola, va registrato il raddoppio, nel quinquennio, degli omicidi: nell'86 erano stati 871, nel '91 sono diventati 1652. Scontata pure la crescita per i reati connessi alla droga, più che raddoppiati, passando dai 13819 dell'86 ai 34238 del'91. Nella lotta contro la criminalità, infine, è sempre più pesante il tributo pagato dalle forze dell'ordine, l'esercito «vero», che hanno visto cadere sotto i colpi dei killer 144 dei loro appartenenti fra l'87 e il '91 (negli ultimi due anni i conflitti a fuoco fra banditi e forze di polizia sono cresciuti del 30%). Ma l'Ispes non lancia solo l'allarme-mafia: numeri alla mano, solo nel 1990 è stato raggiunto il picco più alto dal dopoguerra per numero di delitti complessivamente denunciati in Italia: più di 2 milioni e mezzo. E i ritmi si mantengono su livelli allarmanti: quest'anno viaggiamo alla media di 93 denunce per droga al giorno, 90 per rapina, 80 per truffa. «Stiamo vivendo un periodo di eclissi della legalità - afferma il direttore dell'Ispes per la Sicilia, Ignazio Gennaro - lo testimoniano anche i crimini minori diffusi, le forme intermittenti di malavita, il malcostume nella finanza e nelle cittadelle dei poteri. Tutto questo inquina le regole di condotta del cittadino, che perde il riferimento ad un ordinamento legale». Anche per questo il «contro-esercito» di Cosa Nostra spesso non ha neppure bisogno di sparare per conquistare posizioni e potere. Flavio Corazza

Persone citate: Flavio Corazza, Ignazio Gennaro

Luoghi citati: Italia, Palermo, Sicilia