Non c'è un alibi chiamato Borsaro

Non c'è un alibi chiamato Borsaro TORINO La conferma in azzurro e l'allungamento del contratto non emozionano Marchegiani, concentrato sul momento granata Non c'è un alibi chiamato Borsaro //portiere: se sbagliamo sarà solo colpa nostra TORINO. Fiducia confermata dal et azzurro Arrigo Sacchi, dopo il prolungamento del contratto su proposta del presidente Gian Mauro Borsano. Giorni felici per Luca Marchegiani, il quale domani difende la porta del Toro contro la sua gente. «In verità sono nato ad Ancona per caso (il 22 febbraio '66, n.d.r.) ma la mia gioventù l'ho trascorsa a Jesi, e fra i due centri c'è una sana rivalità non solo in football. Devo ammettere che ho tifato Ancona la scorsa stagione, mi faceva piacere la promozione di una società nella quale ho degli amici. Ma la storia finisce qui, la prima di campionato è un altro giorno. I miei auguri alla squadra anconetana funzioneranno dalla seconda giornata». E' l'unica battuta banale, l'ultima, che il portiere torinista si concede. Per il resto, Marchegiani è un professionista che misura parole e sentimenti. La fiducia di Sacchi lo gratifica ma non lo emoziona, il contratto granata allungato («... per due stagioni - precisa - e non quattro») lo lusinga senza esaltarlo. Lo tradisce appena Lido Vieri, che ne sottolinea affettuosamente l'attaccamento al mestiere: «L'infortunio in precampionato ha toccato a fondo Marchegiani. E' stato necessario frenarlo perché non rischiasse con un rientro anticipato. E' un tipo che non salte- rebbe mai una partita». Non lo spaventa l'uscita di Walter Zenga dalla lista di Sacchi: «Già l'ultima volta azzurra, i convocati eravamo Pagliuca ed io. Zenga è un campione che non ha nulla da dimostrare, noi dobbiamo ancora offrire conferme». Risponde alle domande con calma, riflettendo. I tempi dei silenzi durante i ritiri precampionato sono finiti. «Non c'erano ragioni speciali, nessun problema con il Toro o con i giornalisti. Questioni personalissime mi portavano a star zitto». Era preoccupato per le condizioni di salute del fratello. Guai fortunatamente lontani. L'estate non lo tormenta più, in nessun senso. Chissà che effetto gli avrà fatto leggere che Cragnotti, presidente laziale, sarebbe arrivato a svenarsi per lui. Venticinque miliardi - cifra massima scritta ma da verificare - per un portiere sembrano una follia. Marchegiani, adesso, affronta l'argomento solo in versione granata. Le proposte della Lazio sono uno sfondo presente ma non citato: «Di un prolungamento del mio contratto si parlava da tempo. L'averlo siglato è la logica conseguenza di idee parallele. Io credo nel Toro e la società in me. Semplice. Non sono mai andato da Borsano a puntare i piedi, non è mia abitudine. Per vedere Marchegiani senza la maglia granata, avrebbe dovuto chiamarmi la società illustrandomi le offerte ricevute. Che abbiano ceduto altri e non me, dei richiesti, è importante». Al tirar delle somme si sente «professionalmente appagato». Solitamente, per uno sportivo praticante, è una sensazione a rischio. Appagato, allora sazio di elogi e meno concentrato? Si ribella, stavolta non ha bisogno di riflettere: «Non sono uno che si adagia. E poi su cosa, quali allori? Ne ho sfiorato uno soltanto, la Coppa Uefa della passata stagione. Adesso è il momento di cominciare a fare cose importanti». Diventare un leader del Toro, ad esempio? «Voglio migliorare il rendimento, ecco. Non mi vedo come punto di riferimento per i tifosi, non credo neppure di avere un grosso seguito personale. Sento stima attorno, è quanto mi basta. Non mi va la parte del vate, non sono di quel genere di calciatori che fanno opinione». Ma non può nascondersi dietro le correnti del tifo. Al momento è con voi e contro Borsano... «Una situazione che si può anche capire, ma non condividere. L'importante è che il momento particolare non sia un alibi per noi. E che il presidente non diventi un paravento. Chi va in campo deve assumersi per intero le sue responsabilità». Bruno Perucca "Beretta Marchegiani, nato ad Ancona affronta domani la squadra per la cui promozione in serie A ha tifato la scorsa stagione

Luoghi citati: Ancona, Jesi, Lazio, Torino