Tutti contro, Milan compreso

Tutti contro, Milan compreso Il tecnico rossonero pronto per la stagione che «non ha riscontri nella storia del calcio» Tutti contro, Milan compreso Capello: siamo noi il nostro primo rivale MILANO. I tempi in cui gli davano del signorsì sono lontani trentaquattro partite senza sconfitte e uno scudetto, il primo da allenatore, il quinto della carriera. Fabio Capello, 46 anni, è pronto a cimentarsi in una sfida che, parole sue, «non ha riscontri nella storia del calcio». Berlusconi gli ha affidato due Milan. Sarebbe come se a Nigel Mansell dessero da guidare due Williams: contemporaneamente. «E' un compito che non mi spaventa», spiega. Ha ricaricato le pile in Colombia e Martinica. Scalpita. La classifica degli sfoghi, compilata a Milanello dopo la tappa di Terni, una placida marcia di trasferimento, vede in testa Gullit davanti a Savicevic. «Lo sapevo, lo temevo. Il primo avversario del Milan è il Milan. Poi vengono gli altri. Io li capisco, Gullit e Savicevic, e li rispetto. Ma tutti erano al corrente di quella che sarebbe stata la filosofia societaria». Quando giocava, lei però aveva il posto assicurato. C'era meno concorrenza, dentro e fuori. Meno stranieri: prima due, poi nessuno. Meno partite. Meno obiettivi. Paragone suggestivo, ma non regge. Da figlio di Sacchi a figlio unico: cosa cambia? Nel gioco, molto era già cambiato la scorsa stagione, e qualcosa cambierà ancora. Se viceversa allude alla responsabi¬ lità, e a certi pregiudizi, ormai ci ho fatto il callo. Crede nella Juve? Ha problemi d'assetto. Credo, soprattutto, in Boniperti e Trapattoni. Se dovesse scommettere un milione, su quale squadra punterebbe? Sull'Inter di Bagnoli. Non ha le coppe. Cresce bene. Baresi e Tassotti cominciano a scricchiolare. Sono due rocce. E le rocce non scricchiolano. Milan appagato, è questo il pericolo? In teoria, sì. Ma poi mi guardo indietro e scopro che abbiamo già vinto trofeo Berlusconi e Supercoppa. Senza, però, incantare. Appunto. Con il cuore. Con le risorse della rosa. Con lo spirito di sacrificio. E allora vado tranquillo. Lo scudetto le ha dato alla testa? Per niente. Tiro dritto per la mia strada. Non ficco il naso negli affari degli altri. Insomma: vivo, e lascio vivere. La famiglia? Mi segue. Mi appoggia. Mi sopporta. La domenica, tutti a San Siro. Laura, mia moglie, ha cambiato posto: la tribuna non le piace più, troppi insulti. Io ho due figli, Pierfilippo ed Edoardo. Pierfilippo, il più grande, quando giocavo veniva allo stadio e leggeva i fumetti. Adesso no, viene e trepida. Ecco, da noi è cambiato questo. Agnelli contro Berlusconi, non si parla d'altro. Le guerre stellari non m'interessano. Io volo più basso. I campionati si decidono nello spogliatoio e sul campo, non a colazione con l'Avvocato o a cena col Dottore. Mai così tanti gol in Coppa Italia: che succede? Il risultato resta sacro: è diverso l'approccio, oggi più spettacolare. La concorrenza stimola. Modestamente, noi del Milan siamo stati i primi a dare il segnale. Calma e gesso, comunque. Ad agosto, tutti leoni: ma poi, da settembre in avanti? Passiamo in rassegna gli avversari. Della Juve e dell'Inter ho detto. Il Napoli ha un trio maradonesco, Careca-Zola-Fonseca. Il Parma mette paura: e le raccomando Asprilla. Del Toro, mi affascina la grinta. La Roma ha potenzialità enormi. Le fortune della Lazio dipendono dal rendimento di Gascoigne e dalla pazienza che l'ambiente saprà e vorrà «dedicare» a Zoff. La Sampdoria è interessante, anche se un po' fragile in attacco. La Fiorentina, bella ma discontinua. E il Milan ricomincia da Zeman. L'avventura lo esalta. E' un grande personaggio. Uno spiriI to indomabile. E lo aspetto dav- vero con grande curiosità. Lentini, che tipo è? Un professionista. Se penso a come me lo avevano descritto... Le nuove regole la angosciano, è vero? Non tutto è chiaro. Aumenta il peso della discrezionalità degli arbitri. Un vantaggio o un pericolo, mi domando. Torniamo alla rotazione. Torniamoci pure. Ho fatto i conti. Fra campionato, coppe varie, qualificazioni mondiali e amichevoli, ci aspettano dalle 70 alle 75 partite. Altro esempio. Da lunedì a mercoledì dovrò fare a meno di ben dodici nazionali, undici a Eindhoven per Italia-Olanda più Papin a Sofia per Bulgaria-Francia. Le restano dodici elementi, dice niente? Per fortuna. A Eindhoven, co¬ munque, vado anch'io. Ciò premesso veniamo al nocciolo della questione: inutile scaldarsi o, peggio ancora, ammutinarsi tanto prima o poi ci sarà gloria per tutti. Piuttosto, ho dato un'occhiata al calendario: come farò, quest'anno, ad andare a caccia? Capello, è difficile dire a Gullit: «Ruud, domani vai in tribuna»? Non solo a Gullit. A chiunque. Di solito, la formazione la dò il sabato sera. Li confesso uno per uno, poi ci parliamo tutti assieme. In quei momenti, nessuno pensa ai miliardi. Ricapitolando: Milan contro tutti. Tutti contro il Milan. Lo preferisco, mi dà più gas. Roberto Beccantini «Juve con problemi d'assetto Occhio all'Inter di Bagnoli Appagati? Forse, ma vinciamo Nuove regole poco chiare» Fabio Capello, qui a lato e a sinistra con Trap, non ha paura della nuova sfida che lo attende in un Milan i cui titolari saranno impegnati in circa 70 partite

Luoghi citati: Bulgaria, Colombia, Eindhoven, Francia, Italia, Lazio, Martinica, Milano, Sofia