Padri e figli di 1. T.

Padri e figli Padri e figli 7/ grande Ingmar si racconta attraverso gli occhi degli altri VENEZIA. Famiglia, famiglie: Daniel Bergman, figlio trentenne di Ingmar Bergman, filma la storia scritta da suo padre dei rapporti tra Ingmar Bergman e il proprio padre. Lo svedese «Sondagsbarn» (Il figlio della domenica o Nato fortunato), presentato alla Settimana della critica, altro film scippato a Venezia dal festival di Montreal che l'ha proiettato per primo, sarà anche privo di speciali talenti nella sua buona fattura: ma è irresistibile l'intreccio fra padri e figli, fra autori e personaggi, reso ancora più intricato dalla contemporanea presentazione di «Daniel», piccolo film domestico girato da Bergman nel 1966 sul proprio bambino, nel quale padre e figlio compaiono insieme. E' irresistibile pure la superba ostinazione con cui Ingmar Bergman, ritiratosi dal cinema, seguita per interposte persone, che siano il discepolo Bilie August («Con le migliori intenzioni», Palma d'oro all'ultimo festival di Cannes) oppure il figlio Daniel, a fare film destinati a completare ed esaltare la propria biografia. La storia del bambino Ingmar Bergman a otto anni, del suo legame di paura e seduzione con il padre pastore protestante, d'una estate d'infanzia nella campagna svedese del 1926 tra scoperta del mondo, sentimenti feriti e bellezza della Natura, è bella, e l'interprete bambino Henrik Linnros è perfetto. Ma sembra strano che le parti più forti del film siano quelle che prefigurano il rapporto tra Ingmar Bergman anziano e suo padre vegliardo, di fronte allo smarrimento arteriosclerotico, alla crisi e alla solitudine del quale il grande regista trova parole spietate: «Ti aiuterò in ogni faccenda pratica, ti farò compagnia, ma risparmiami le esplosioni emotive, non le sopporto». [1. t.]

Persone citate: Bergman, Daniel Bergman, Ingmar Bergman

Luoghi citati: Cannes, Montreal, Venezia