«A Mosca grande truffa sugli aiuti» di Cesare Martinetti

«A Mosca grande truffa sugli aiuti» Ma al meeting di Villa d'Este il sindaco di San Pietroburgo Sobchak smentisce «A Mosca grande truffa sugli aiuti» Accuse Usa: nascosti all'estero 6000 miliardi CERNOBBIO DAL NOSTRO INVIATO Bugia, dice Sobchak, è una grossa bugia che gli aiuti arrivati da Occidente siano stati esportati e illegalmente investiti lontano dagli elevati rischi dell'economia russa: «C'è una commissione che controlla. A San Pietroburgo è verificato che ogni finanziamento è stato impiegato, forse nemmeno l'uno per cento è andato perso». Smentisce così l'accusa arrivata ieri dagli Usa Anatoli Sobchak, sindaco di San Pietroburgo, membro del consiglio di presidenza che sta intorno a Eltsin e uomo di punta dell'ex Unione Sovietica. Davanti ad un caffè esibisce sorridendo un fermacravatta con lo stemma del Presidente degli Stati Uniti, regalo di Bush e chiede che la sua Russia sia considerata a tutti gli effetti Europa: «Non ci può essere vera Europa senza la Russia». Sobchak propone ai Paesi occidentali sovraccarichi di produzione alimentare di vendere al suo Paese tutto quello che non riescono a smerciare sui loro mercati. E di investirci poi il ricavato: «E' conveniente: abbiamo ingegneri e operai qualificati, la forza lavoro costa poco, gli stabilimenti possono cominciare subito a lavorare. Dobbiamo prevenire la grave disoccupazione che verrà dalla chiusura delle fabbriche militari». Ascoltano imprenditori, manager, finanzieri, politici, economisti, diplomatici, banchieri. A Villa d'Este per l'abituale meeting di fine estate sul Lago di Como organizzato dall'Ambrosetti group («Lo scenario di oggi e di domani ai fini delle strategie aziendali») si guarda anche nella palla di vetro del futuro russo. Ci sono Agnelli, Abete, Merloni, Gardini, Marzotto, Miroglio, Bonomi, Cantoni, Prodi; Dahrendorf, Monti, Andreatta, Benvenuto; l'ex ministro degli Esteri tedesco Genscher e l'ex cancelliere Schmidt. Oggi arrivano Rocard e Romiti. Davvero il domani è incerto. Si pensa con preoccupazione a Maastricht e intanto si vive nella bufera del giorno per giorno. L'eleganza del luogo e il self control dei partecipanti attenua la manifestazione dei sentimenti, ma è metà mattina quando arriva la notizia dell'innalzamento del costo del denaro deciso dalla Banca d'Italia. E' il giorno dedicato all'economia di quella che spiritosamente qui viene chiamata la «dis-Unione Sovietica» e dagli Stati Uniti arrivano voci ad accusare la nuova Russia di aver speculato sugli aiuti occidentali: la metà di quanto arrivato a Mosca e dintorni negli ultimi sei mesi (tra i 10 e i 12 miliardi di dollari) sarebbe stata illegalmente investita all'estero. Si può credere nell'ex Urss? L'avvocato Agnelli risponde con cortesia alla domanda del giornalista della tv di Mosca: «Certo gli aiuti dell'Occidente sono importanti, ma come dice il vecchio adagio: aiutati che il ciel t'aiuta...». Tra il presidente della Fiat e il sindaco Sobchak lo scambio di saluti è molto cordiale: auguri per San Pietroburgo e auguri per la Fiat che in Russia ha non piccoli interessi. E infatti è l'ex ambasciatore Renato Ruggiero (oggi uomo di punta della politica estera Fiat) a condurre il discorso, con l'economista Leonid Grigoriev, Sobchak e il vicepresi¬ dente del Parlamento russo Vladimir Shumeiko che spiega l'impegno del governo Gaidar a privatizzare il 35 per cento dell'apparato statale attraverso la distribuzione gratuita alla popolazione di azioni-voucher da 10 mila rubli. La situazione è molto difficile - dicono i russi - ma la riforma economica è avviata, non si è ancora al punto di non ritorno, ma si va verso l'irreversibilità del sistema di economia di mercato. Ci crede l'ambasciatore Ruggiero che non si scandalizza per la notizia della fuga di capitali: «Non so se sia vero, ma in ogni Paese in difficoltà accade che si cerchi di investire all'estero. Il problema vero è creare le condizioni perché ciò non accada: la pace e il risanamento dell'Europa dipendono anche dalla Russia». Ruggiero è d'accordo con Sobchak: «Credo fermamente che senza abbandonare gli obbiettivi comunitari di Maastricht, dobbiamo creare struttura politiche ed economiche per dare un senso concreto all'idea della grande Europa che non può non comprendere la Russia». Cesare Martinetti