Per Dalla Chiesa il gelo di Palermo

Per Dalla Chiesa il gelo di Palermo Dieci anni fa il generale moriva assieme alla moglie e a un agente, alla messa solo il «Palazzo» Per Dalla Chiesa il gelo di Palermo La città diserta la cerimonia PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nella città delle lapidi e delle continue commemorazioni delle stragi che scandiscono l'agghiacciante realtà della mafia, ieri a dieci anni dal delitto Dalla Chiesa Palermo ha vissuto un'altra giornata di tensione. Una messa al mattino celebrata da padre Giuseppe Mineo nella chiesa di Santa Maria di Monserrato vicina al luogo dell'agguato, via Isidoro Carini, e subito dopo la deposizione di corone di fiori davanti al bassorilievo che raffigura il generale-prefetto mentre viene ucciso con raffiche di kalashnikov con la giovane sposa, Emmanuela Setti Carrara e l'agente di scorta. Presente in blocco la città «ufficiale» con il presidente della Regione Giuseppe Campione, il sindaco Aldo Rizzo, il prefetto Giorgio Musio, il procuratore generale Bruno Siclari, ma assente al rito in suffragio la folla di Palermo. Invece alle 20, ancora in via Carini diecimlila persone hanno formato una catena umana fino a via Notarbartolo sotto casa di Giovanni Falcone e della moglie Francesca Morvillo uccisa con lui e con tre agenti della scorta nell'esplosione del 23 maggio in autostrada a Capaci. E subito dopo un corteo fino in via D'Amelio, luogo della strage il 19 luglio in cui furono massacrati Paolo Borsellino e cinque dei sei agenti che lo scortavano. Qualche slogan, ma soprattutto un commosso silenzio. Pochi i politici presenti, ma non assenze polemiche, quanto la convinzione che ormai cortei e fiaccolate rischiano di diventare ripetitivi. La catena umana e il corteo sono stati organizzati da Cgil, Cisl e Uil, dall'Arci, dalle Acli, da numerosi altri movimenti e organismi alcuni dei quali sorti spontaneamente negli ultimi anni in città e i cui aderenti professano un «impegno sociale» anzitutto contro la violenza delle cosche. Stragi ancora impunite (l'unico sospettato di favo¬ reggiamento per via D'Amelio, il metronotte Ignazio Sanna ieri è stato scarcerato dal gip) esattamente come l'eccidio del 3 settembre 1982 per il quale dopo i 6 ergastoli inflitti nel primo maxiprocesso ma annullati in appello, la Cassazione, il 30 gennaio, ha disposto un nuovo processo. Numerosi i messaggi. Primo fra tutti quello di Oscar Luigi Scalfaro che ha sottolineato «non si spegne il ricordo e non si affievolisce l'impegno dello Stato nella lotta contro la criminalità organizzata». Un telegramma an¬ che dal ministro della Difesa Salvo Andò. E il cardinale Salvatore Pappalardo ha annunciato che oggi, festa della patrona Santa Rosalia, nel santuario a essa dedicato sul Monte Pellegrino che sovrasta la città «li ricorderò nella Messa elevando preghiere in suffragio di tante vittime cadute nel corso di questa estate ed invitando alla preghiera per il futuro di questa tormentata città». Pappalardo auspica «un impegno efficace di ciascuno ad operare in modo che nella nostra società prevalgano e si affermino quelle esigenze di giustizia, rettitudine e pace per le quali tanti sono morti». Quest'anno assenti a Palermo i tre figli di Carlo Alberto Dalla Chiesa, la cui presenza qui d'altronde negli scorsi anniversari fu a dir poco «fredda» con le autorità locali. Nando deputato della Rete, Simona deputato del pds e Rita, presentatrice televisiva di successo, hanno preferito assistere al rito nella caserma del Comando generale dei carabinieri a Roma. E a Palermo? «Radio Popolare» ha trasmesso da Milano amplificato da un altoparlante in via D'Amelio, un breve messaggio di Nando Dalla Chiesa. Come dire «sono con voi, ma preferisco star lontano». Il gelo dei figli di Dalla Chiesa verso la città dove pure trascorsero molti anni quando il padre fu prima capitano a Corleone e poi colonnello a Palermo non è del resto cosa di questi giorni. Risale a subito dopo il delitto quando, specialmente Nando, rivolse pesanti addebiti ad alcuni esponenti politici locali che avrebbero «isolato» il padre. Addebiti respinti dagli interessati e non condivisi dallo stesso Giovanni Falcone che, anni dopo diede atto ad esempio al sindaco del tempo Nello Martellucci, de e noto avvocato penalista, di avere svolto degnamente il proprio compito. Il sacrificio di Dalla Chiesa è stato ricordato con un articolo da Giovanni Spadolini: «Il gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa era 1' uomo che aveva simboleggiato una lunga e coraggiosa lotta contro il terrorismo. Gli fu assegnato dal governo il compito di rappresentare lo Stato a Palermo per le sue straordinarie qualità ma anche perché i centri della criminalità mafiosa svolgevano in Sicilia una costante funzione vicaria del terrorismo classico, aggravandone i metodi, gli strumenti di penetrazione, la criminalità di eversione e di destabilizzazione». Antonio Ravidà Diecimila persone invece sono scese in corteo per ricordare le stragi di Falcone e Borsellino Di fianco il generale Dalla Chiesa e la moglie. Sotto i familiari alla cerimonia di ieri a Roma