Per i farmaci Aids allarme rientrato

Per i farmaci Aids allarme rientrato l'Infantile dichiara: ci siamo sbagliati, immunoglobuline in regola Per i farmaci Aids allarme rientrato Falso allarme: non c'è traccia di anticorpi anti-hiv - gli anticorpi del virus dell'aids - nel lotto di immunoglobuline per uso endovenoso sequestrato al Regina Margherita. Dopo la smentita della ditta produttrice, la «Sciavo» di Siena, ieri è arrivata la conferma del centro trasfusionale dell'Infantile: «Abbiamo fatto nuovi controlli: quella partita risponde a tutti i requisiti di legge». La notizia s'è diffusa all'ora di pranzo. Dall'ospedale è partito un telegramma indirizzato all'Istituto superiore della Sanità: quando nei giorni scorsi era scoppiato il caso, i responsabili romani avevano subito disposto una serie di prove a campione in tutti gli ospedali italiani. Ma che cosa è successo? Perché esami compiuti a distanza di due settimane uno dall'altro hanno dato risultati così contraddittori? Se lo domanda Roberto Morini, direttore tecnico della «Sciavo»: «Testiamo sempre i nostri prodotti prima della distribuzione. I controlli avvengono sia all'origine, sia alla fine della lavorazione. Come abbiamo sostenuto fin dal primo giorno, anche la commessa di Torino era risultata negativa». Sarebbe il tipo di test utilizzato nei laboratori dell'Infantile la causa del pasticciaccio. Il direttore sanitario del Regina Margherita, Giuseppe De Inti- nis, ammette che i primi esami sono stati compiuti con apparecchiature che possono dare dei «falsi positivi», cioè segnalare la presenza di anticorpi o altre anomalie anche quando, nella realtà, non ci sono. Stando così le cose, è legittimo una domanda: chi ci garantisce che il centro trasfusionale non abbia sbagliato una seconda volta? Il dottor De Intinis esclude nuovi colpi di scena: «Abbiamo utilizzato il kit della Western-blot: è l'apparecchiatura specifica per questi esami, impossibile sbagliare». Ma allora perché nei giorni scorsi si è dato credito a un risultato che si sapeva poteva essere poco attendibile? E perché quell'esame è stato ripetuto in ben otto diversi ospedali torinesi, senza mai usare il metodo Westernblot? Misteri della sanità. La spiegazione del direttore sanitario del Regina Margherita è piuttosto vaga: «In quel momento non eravamo in grado di farlo. Ma di questo il Ministero era informato: sapeva quali erano i kit che avevano segnalato la presenza, sia pure in forma leggerissima, degli anticorpi anti-hiv in quel lotto di immunoglobuline». C'è dunque stato un eccesso di cautela da parte del ministero? Medici e studiosi sono divisi. Secondo il professor Walter Grillone, il medico dell'aids, primario all'Amedeo di Savoia, bene ha fatto l'Istituto superiore di Sanità a sequestrare l'emoderivato sospetto: «In questo campo è essenziale fugare ogni dubbio. Semmai, le indagini si sarebbero dovute svolgere in silenzio. S'è creato troppo allarmismo. Oltretutto, gli anticorpi all'hiv non sono il virus: anche ammettendo che ve ne fosse traccia, i pazienti non avrebbero potuto essere infettati». Più sfumata la posizione di Carmine Del Giudice, coordinario sanitario dell'Usi 9, quella del Regina Margherita: «E' un problema burocratico: si sa che gli anticorpi all'hiv non trasmettono la malattia. Come si sa che il particolare metodo di preparazione del farmaco, attraverso il cosiddetto fraziona¬ mento alcolico di Cohn, esclude a priori che il prodotto sia infetto. Ma la legge ci obbligava a fare quella segnalazione al ministero: loro, poi, hanno deciso il sequestro del materiale». Per tranquillizzare tutti quei malati che in passato hanno subito trattamento con immunoglobuline, nel pomeriggio è sceso in campo il ministro della Sanità De Lorenzo: l'eventuale presenza di anticorpi anti-hiv non deve preoccupare «poiché questi non sono il virus, ma la traccia di una precedente presenza del virus, poi distrutto con l'alcol». Conclude il comunicato: «Ciò tuttavia non esclude che il ministero della Sanità, com'è intervenuto, continuerà a intervenire per sequestrare tutte le partite che dovessero presentare il dubbio della presenza dell'anticorpo dell'hiv: ogni illazione o speculazione su questa vicenda non può che creare preoccupazione prive di ogni fondamento tra chi ricorre all'uso di immunoglobuline». Gianni Armand-Pilon mmmm li»- Il lotto è stato sequestrato all'ospedale Regina Margherita A sinistra, il professor Walter Grillone, primario all'Amedeo di Savoia

Luoghi citati: Siena, Torino