Ma lo stalinismo economico rivive sotto il cielo romano?

Ma lo stalinismo economico rivive sotto il cielo romano? r— —1 Ma lo stalinismo economico rivive sotto il cielo romano? RKADYJ Volskyj è il potente leader degli imprenditori pubblici russi, il boiardo numero uno di Mosca. Nei giorni intorno a Ferragosto, invece di andare a godersi la sua dacia, Arkadyj ha convocato a convegno nella capitale 2500 colleghi per dichiarare guerra al piano di privatizzazioni che il governo dovrebbe lanciare in questi giorni. Al grido: «Il governo rispetti i nostri interessi», la folla di boiardi russi ha chiesto la sospensione della legge sulla bancarotta delle imprese inefficienti, l'azzeramento dei debiti, la creazione di una banca pubblica per il salvataggio dell'industria. Pressappoco l'esatto contrario di ciò che prevede il piano di ritorno al libero mercato predisposto dal governo con l'aiuto del Fondo monetario. Agli strepiti, il primo ministro Egor Gaidar ha replicato gelido che «l'isterismo dei dirigenti industriali va attribuito alla scomparsa del denaro facile dagli ingranaggi economici». Una reazione naturale di un «gruppo di pressione» che vede a rischio i propri privilegi, sulla via del libero mercato. I boiardi italiani licenziati qualche settimana fa dai consigli d'amministrazione degli Enti a partecipazione statale non si sono costituiti ufficialmente in gruppo di pressione, nonostante abbiano manifestato singolarmente un'evidente ostilità verso il piano di privatizzazioni del governo Amato. Ma nei giorni di Ferragosto, proprio mentre a Mosca Volskyj arringava i suoi, a Roma è accaduto un fatto curioso. Il presidente del Consiglio, zitto zitto, ha nominato un suo «consigliere per il riordino e la privatizzazione delle imprese pubbliche a partecipazione statale». Se un cronista di Re- pub] stati pubblica non lo avesse scoperto, la notizia non avrebbe neanche guadagnato i giornali. E a due settimane dal decreto di nomina non è ancora chiaro quali compiti verranno affidati al nuovo consigliere presidenziale. Sarà forse come Birgit Breuel, la signora paragonata alla Thatcher che in Germania, attraverso la Treuhandanstalt, è diventata l'anima delle privatizzazioni e delle dismissioni? Ci permettiamo di dubitarne alquanto. Si dà infatti il caso che il nuovo superconsigliere del presidente Amato sia quel Massimo Pini che fino a qualche settimana fa sedeva nel comitato di presidenza dell'Iri per recarvi il verbo del suo partito, il psi. Certo, questo non basta a giustificare una presunzione negativa sul suo futuro operato. Ma è singolare che per quella posizione sia stato scelto proprio il più accanito ed esplicito nemico delle privatizzazioni in Italia. Il dott. Pini ha sempre sostenuto, giustamente, che bisogna evitare privatizzazioni selvagge e che il sistema dell'economia mista ha i suoi innegabili meriti. Ma non infrequentemente si è lasciato prendere la mano, rivelando una sincera avversione ideologica ad ogni ipotesi di cessione di aziende pubbliche. Qualche tempo fa, quando l'ex ministro Paolo Cirino Pomicino disse che l'In avrebbe dovuto dotarsi di un suo giornale quotidiano come l'Eni, che possiéle il Giorno, Pini giunse a schyrarsi apertamente con lui, nb trascurando il fatto, così abieno presumiamo, che in neskm Paese civile lo Stato detienela proprietà di giornali. Insonnia, pur sapendo laicamente che il dott. Pini negli ultimi kiorni può benissimo aver canbiato opinione, è come se il primo ministro russo Gaidar I avesse nominato responsable delle privatizzazioni Volslyj, subito dopo che questi aTeva terminato la sua requisittria contro il libero mercato. Può da'si che il consigliere del presdente del Consiglio per le privatizzazioni in realtà avrà ben scarsi poteri e che l'on. Amtto abbia dovuto nominarlo soltanto per far contento il sep-etario del suo partito, di eli Pini è un pupillo. Ma se qutsta singolare scelta si scrive fa tanti altri segnali, allora si hi ragione di nutrire qualche aisia legittima sulla destatalizztzione dell'economia italiani. Qualche jiorno fa sul Popolo abbiamo l(tto - citiamo testualmente- in un titolo: «Iri ed Eni intaigibili». Il Giorno subito dopùci ha spiegato che «c'è una gròisa manovra per la redistribuzime del potere a favore del prheipio dinastico e contro il prheipio repubblicano delle imprese sulla cui attività può viglare 0 Parlamento». E molti boiardi cattolici son corsi a rispolverare il Codice di Camalddi, che quasi cinquant'anni fateorizzò il «capitalismo sociae». Spiace dirlo, ma se Gaidar » Mosca ha i suoi grattacapi coni nipotini di Stalin, Amato a toma ci sembra accerchiato ndl'ultima roccaforte mondiab dello stalinismo economico. Alberto Staterà era l

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