Verso un salasso da 100.000 miliardi di Emilio Pucci
Verso un salasso da 100.000 miliardi In arrivo una nuova stangata fiscale e tariffaria. Goria: «E' il momento di remare tutti» Verso un salasso da 100.000 miliardi Novità per le pensioni. Sanità: tasseranno le Regioni ROMA. Oggi sono 93 mila miliardi (contro gli 83 mila stimati all'inizio dell'estate). Domani il governo Amato potrebbe scoprire che il buco di bilancio è pericolosamente avviato verso «quota centomila» una cifra record, da recuperare entro questo mese, all'atto della presentazione della legge Finanziaria per il '93. Non è più il tempo dei rinvìi e il Consiglio dei ministri, convocato per domattina alle 9, dovrà fare il punto su una situazione economica sempre più disastrosa, con la lira alle corde e una spesa pubblica fuori controllo. Già ieri a tarda sera Amato ha chiamato a Palazzo Chigi i ministri economici per un vertice ristretto sulle misure più urgenti da adottare. E da questa riunione si sarebbe accertato l'ulteriore allargamento del deficit, sempre legato alla guerra valutaria e al crescente rialzo dei tassi di interesse. Rastrellare 100 mila miliardi non è impresa da poco. Sui contribuenti rischia di abbattersi una nuova pesantissima stangata fiscale e tariffaria, dopo la torchiatura di giugno e i cui effetti si faranno sentire fra qualche giorno. Ci aspetta un inverno austero e pieno di sacrifici. Ma Amato e i suoi ministri non possono tirare troppo la corda sul versante del fisco. E' un giochino ormai troppo pericoloso. Le ultime misure su bolli e casa, così contraddittorie, misteriose e caotiche hanno scatenato il malumore dì quanti devono pagare dì più fra incredibili disagi. La Lega di Bossi, sull'onda della crescente protesta, è decisa a portare avanti la rivolta fiscale che potrebbe avere effetti destabilizzanti sui conti statali. Anche i missini sono in movimento e la Confedilizia minaccia di non pagare Tisi. Il ministro delle Finanze Goria, di ritorno dalla sua vacanza alle Comore, replica che «con un mare in tempesta dobbiamo remare tutti». Lo «sciopero dei tassati» è quindi un pericolo serio che il governo non può ignorare. Sarà comunque difficile mettere in piedi una manovra di così vasta portata senza premere di nuovo sul fronte delle entrate. Ma ancora per qualche giorno questa sarà l'ultima delle ammissioni. Il rituale della fase che precede la messa a punto della Finanzia- ria prevede a questo punto il capitolo delle rassicurazioni: nessuna nuova stangata, per carità, l'azione del governo punterà piuttosto sulla riduzione delle spese pubbliche improduttive, con tagli per almeno 50 mila miliardi. Ma nella voce della spesa pubblica sono comprese la sanità e la previdenza. La potatura su questo fronte porterà inevitabilmente ad un aumento di contributi e tickets a carico dei lavoratori. Forse, tutti i nuovi balzelli saranno affidati ai Comuni. Per le risposte a tutti questi interrogativi non si dovrà attendere molto. All'esame del Parlamento c'è infatti il disegno di legge per le quattro deleghe di riforma sulla spesa (sanità, previdenza, pubblico impiego, finanza locale). E proprio in queste ore il governo sta predisponendo gli emendamenti. Sanità. Caduta ieri l'ipotesi di un inasprimento dallo 0,9 al 5 per cento dei contributi da parte dei lavoratori, l'ultima proposta del governo prevede che gli stessi contributi resteranno a carico dei datori di lavoro. Regioni e Province comunque non potranno variare le aliquote, mentre inasprire altri tributi regionali (fino al 10%) in modo da ottenere lo stesso introito che si avrebbe agendo sui contributi sanitari. I consigli di amministrazione delle Usi saranno poi sostituiti da comitati manageriali «di indirizzo e di controllo». Niente di deciso infine per quanto riguarda un eventuale ritocco dei tickets. Così come resta fumosa l'ipotesi di un ritorno all'assistenza privata. Pensioni. Sulla riforma predisposta dal ministro Cristofori ci sono allo studio tre modifiche: la salvaguardia dei diritti acquisiti dai lavoratori attualmente in servizio, gli anni di contribuzione minima per il diritto alla pensione di vecchiaia e l'età pensionabile delle donne. In sostanza, il primo emendamento propone che siano esclusi dalla riforma solo i lavoratori che hanno compiuto i 57 anni se uomini e 50 anni se donne. Per tutti gli altri, compresi quindi tutti coloro che hanno già maturato i 15 anni di contributi (requisito minimo per la pensione di vecchiaia), entreranno in vigore da subito le norme sull'aumento volontario e incentivato dell'età pensionabile a 65 anni. Per quanto riguarda invece il requisito contributivo minimo per avere diritto alla pensione di vecchiaia, il governo sembra intenzionato a non insistere nel proporne l'aumento da 15 a 20 anni, così come suggerito dai sindacati. In compenso, i sindacati avrebbero dato via libera all'aumento obbligatorio a 60 anni dell'età pensionabile delle donne. Sul progetto delle pensioni, al pari di quello per la sanità, c'è una valanga di emendamenti da parte delle opposizioni che rischia di rallentare non poco l'iter per l'approvazione. A meno che il governo non faccia qualche concessione. Da escludere, però, qualsiasi patteggiamento con la proposta della Lega per un'età pensionabile «regionale». Emilio Pucci I PIANI DEL GOVERNO
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