Il miglior storico? Fenoglio

Il miglior storico? Fenoglio In un pamphlet uno studioso accusa: la guerra di liberazione è un mito ideologico Il miglior storico? Fenoglio «La Resistenza vera è quella degli scrittori» L A Resistenza? Un mito nato dal bisogno di costruire un'identità nazionale, confezionato da storici e politologi per assolvere i concittadini dal senso di colpa. Romolo Gobbi, storico torinese del movimento operaio, lancia un guanto di sfida che suscita reazioni stizzite e indignate a sinistra con un breve saggio che sta uscendo da Rizzoli, Il mito della Resistenza. Ma al di là dell'aspetto politico, che coinvolge direttamente la storiografia, lancia una proposta sui metodi, sugli strumenti per affrontare quello o altri miti. Gobbi sostiene che, per capire la lotta partigiana, più importanti dei libri di storia sono i romanzi e i racconti: Fenoglio, Calvino, Vigano. Rappresentano, spiega, testimonianze dirette, e come tali vanno affrontate. Sono più precisi, forse più onesti, certamente più ricchi. «Fenoglio - ci dice - è uno storico bravissimo. Offre uno spaccato di società che nessun libro di storia ci poteva dare». E' lui il vero «storico» della Resistenza, al di là del mito politico confezionato dagli studiosi di sinistra? Gobbi, rifacendosi a Edgar Morin, all'antropologia e a uno scrittore per anni guardato con sospetto perché considerato di destra come Ernst Jùnger, va anche più in là: «E' ora dunque di abbattere finalmente il muro di ideologia su cui è costruito il sistema politico italiano usando le armi dìalogiche del romanzo e quelle analitiche della "teoria della complessità"» scrive nell'introduzione al libro. Un romanzo ci salverà? Gli uomini di letteratura, gli studiosi e i critici, non sono tutti d'accordo. L'ipoteca ideologica - che deflagra nel caso di un autore di sinistra come Gobbi - alza il tono della polemica. Già i «politici» avevano reagito con asprezza: da Vittorio Foa a Gaetano Arie, si erano sentite parole dure. Ora Alberto Asor Rosa, da storico della letteratura, getta acqua sul fuoco. Ma non troppa. «Chiederci se in generale u romanzo descriva più profondamente della storiografia un momento del passato porta a una facile conclusione: sono due tipi di conoscenza non confrontabili tra loro. In qualche caso, e cioè quando la storiografia diventa ideologia, il romanzo è uno strumento migliore. Questa mi sembra la tesi di Gobbi, che può essere sostenuta». Con qualche cautela, aggiunge però lo storico della letteratura: «Credo che un mito (iella Resistenza ci sia stato, ma se doveva essere un obiettivo polemico, lo era negli Anni Sessanta. Oggi quel mito è talmente declinato da dare sciaguratamente luogo ad altri miti, di segno opposto». Secondo Asor Rosa la discussione sarebbe «fuori tempo»: «Negli Anni Sessanta era impor¬ tante correggere uno schematismo ideologico. Oggi mi pare che insistere sul "mito" della Resistenza potrebbe inscriversi in questa forsennata revisione del passato in atto da alcuni anni». La messa in guardia è esplicita, in attesa di leggere il saggio di Gobbi. E Fenoglio? Su di lui, nessun dubbio: «I libri di Fenoglio e Calvino sulla Resistenza - e non dimentichiamo Meneghello - so- no straordinari. Però non li si legge per comprendere lo scontro fascismo-antifascismo, ma il clima, le risposte dei giovani». Da tutt'altre posizioni culturali, nel nome dello scrittore albese giura anche Pietro Citati: «La verità assoluta sulla Resistenza italiana l'ha data Fenoglio, con II partigiano Johnny, assai più che ogni altro scritto». Per il critico e scrittore, gli storici che si sono dedicati alla guerra di liberazione non sembrano «strepitosi». Lo stesso Calvino «resistenziale» non è forse il miglior Calvino. Ma su Fenoglio nessun dubbio. Non lo ha Citati, non lo ha Geno Pampaloni. «Sono un suo grandissimo ammiratore. Vale più di Pavese e Calvino messi insieme, anche se non rinuncerei a De Febee. Lo storico e il romanziere ci spiega il critico letterario hanno funzioni diverse: oggi conosciamo la Russia o la Francia attraverso Tolstoi, Dostoevskij, Balzac. Ma non si può dimenticare Michelet». Plebiscito per Gobbi? Non del tutto. Anche Pampaloni, a proposito della Resistenza, ritiene di dover aprire almeno una parentesi: «Certamente ha subito un processo di mitizzazione, però non la butterei via: non sarà servita a nulla dal punto di vista pratico, ma almeno è stata una testimonianza di una dignità italiana, Su questo punto, insisto». E a modo suo, insiste anche Cesare Garboli: «La Resistenza non è stata una nube, ma una realtà. Non credo se ne possa parlare solo come di un mito. Che poi la storiografia sia affabulazione narrativa non è una novità, se ne discute da almeno dieci anni dopo le teorie di Heyden White, uno storico che ha mutuato da Barthes l'idea che la storiografia rappresenti un discorso in qualche modo autonomo dalla realtà. Carlo Ginzburg ha dimostrato ampiamente come la categoria narrativa sia di aiuto allo storico». E' un polemica vecchia, sembra suggerire Garboli. Vecchia? Romolo Gobbi non ne sembra affatto convinto. Molte della reazioni politiche contro le sue tesi gli suonano come «riflessi condizionati da Terza Internazionale. Si intende l'idea di mito in un'accezione veteromarxista, come inganno, illusione». Invece «i miti vengono fuori da una società, dai suoi raccontatori di storie: scrittori, studiosi, giornalisti. Nel caso della Resistenza è venuto fuori un racconto corale, che però è camuffato. E' un mito "locale", come del resto l'altro, parallelo, della Resistenza tedesca». Ce ne sono di molto più generali, fondamentali, millenari, insiste Gobbi: «Tutta la storia occidentale è influenzata dall'idea che ci possa essere un'età dell'oro in futuro. Sarà il tema d'un mio saggio di prossima pubblicazione, cui vorrei dare il titolo Figli déll'Apocalisseit. I suoi critici sono avvisati: forse ce ne sarà anche per loro. Mario Bandirlo Nell'immagine grande, i partigiani sfilano per le strade di Torino liberata Qui accanto, Geno Pampaloni A sinistra, Alberto Asor Rosa Qui accanto Cesare Garboli: «Ma la Resistenza non è stata una nube» Sopra, Pietro Citati Beppe Fenoglio: tutti d'accordo, è lui il più grande scrittore della Resistenza. Più bravo di quasi tutti gli storici

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