la Germania restituisce 7 mafiosi

La Germania restituisce 7 mafiosi Arrivati a Palermo e subito trasferiti in cella, saranno interrogati anche per Borsellino La Germania restituisce 7 mafiosi C'è anche uno dei presunti assassini di Livatino PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Cinque uomini e due donne accusati di associazione mafiosa sono stati estradati dalla Germania. Con un eccezionale dispositivo di sicurezza sono giunti all'aeroporto di Punta Raisi. Da qui sono stati fatti proseguire verso le carceri. Fra loro c'è Gaetano Puzzangaro, 27 anni, di Palma di Montechiaro, emigrato-fuggito in Germania qualche tempo fa. Sarebbe imo dei killer che il 21 settembre '90 assassinarono il giudice Rosario Livatino dopo averlo bloccato sulla strada Caltanissetta-Agrigento. Puzzangaro sarebbe stato interrogato in gran segreto in un carcere tedesco dal procuratore aggiunto di Palermo Borsellino pochi giorni prima della strage di via D'Amelio. Ucciso perché i boss temevano che Borsellino potesse risalire in Germania ai mandanti del delitto Livatino? Oppure l'ordine per la strage venne per altri motivi? E' certo che Puzzangaro, dopo essere stato scagionato al termine delle prime indagini, si è senti- to addosso più volte in questi due anni il fiato degli inquirenti pronti a incastrarlo per il delitto Livatino. Gli altri sei estradati sono quattro sospettati di far parte del clan dei fratelli Russo di Niscemi (Fortunata Romano di 64 anni e Patrizia Marino di 27, napoletane, Gaetano Trainito e Rosario Monelli di 29 e 34 anni, di Niscemi) e due presunti gregari della mafia trapanese, Gregorio Marciarne di Castelvetrano e Antonino Guzzo di Marsala. Degli ultimi due avevano parlato a lungo proprio con Borsellino i «pentiti» Vincenzo Calcara, Rosario Spatola e Giacoma Filippello. La base dei sette era Dortmund, da dove vengono allarmanti segnali sul dilagare della presenza di mafiosi siciliani. E in un recente rapporto la Bka, la polizia criminale tedesca, ha confermato la fondatezza delle preoccupazioni espresse anche a Bonn da esponenti politici e che stanno trovando vasta eco sui mezzi di informazione in Germania. I quattro indiziati di essere aggregati ai Russo di Niscemi furono arrestati con altre 45 persone il 27 maggio in una vasta operazione della magistratura di Caltagirone che si sviluppò simultaneamente tra la notte e l'alba in Lombardia, Belgio, Germania e Sicilia. Fu una donna, Anna Maria Canepa, sostituto procuratore di Caltagirone, che secondo un «pentito» un anno e mezzo fa per poco non cadde in un tranello della mafia che aveva progettato di ucciderla in auto pure con un'esplosione a distanza, a firmare le richieste di emissione degli ordini di custodia cautelare in carcere. Intercettazioni telefoniche e rapporti dei carabinieri che tenevano d'occhio Russo hanno poi messo nei guai l'ex presidente della Provincia di Caltanissetta e ora deputato regionale de Filippo Butera. Arrestato per compravendita di voti dai Russo, Butera è in prigione da tre mesi. Il Tar ha respinto la sua istanza di scarcerazione per infondatezza delle accuse. Arrivo e trasferimento dei sette non sono stati annunciati. Le autorità tedesche e italiane hanno preferito mantenere il riserbo per motivi di sicurezza. La noti- zia è stata data soltanto alcune ore dopo, quando i sette erano già nelle carceri di Palermo, Caltagirone e Caltanissetta. Attorno a Gaetano Puzzangaro molte illazioni, tantissimi dubbi. Dopo l'omicidio Livatino in Germania furono arrestati ed estradati in Italia altri due «picciotti» di Palma di Montechiaro che facevano spesso la spola tra Italia e Germania: Domenico Pace e Paolo Amico. Quest'ultimo è figlio di un fratellastro dell'allora sindaco de di Palma che, schiacciato dallo scandalo sollevato dalla parentela, dovette rinunciare al mandato. Le dimissioni portarono all'autoscioglimento del Consiglio e tuttora il Comune è retto da un commissario. Pace e Amico sono i soli imputati nel processo Livatino che si svolge in assise a Caltanissetta. Il 24 prossimo i giudici andranno in trasferta a Colonia per interrogare per rogatoria internazionale due testi chiave che Interpol e Bka hanno chiesto di non far venire in Sicilia perché si teme per la loro incolumità. Antonio Ravida