Tra «duri» e riformisti

Tra «duri» e riformisti Tra «duri» e riformisti Come è cambiato in 86 anni il sindacato di Di Vittorio ROMA. Nata nel 1906 per difendere i lavoratori, la Cgil fu sciolta dal fascismo per rinascere nel dopoguerra con il Patto di Roma. Anni 50-60: guidata da Giuseppe Di Vittorio, il carismatico segretario generale, la Cgil resta un sindacato classista e d'opposizione, spesso in contrasto con Cisl e Uil, nate dalla scissione. Nel '56, i «fatti» d'Ungheria pesano sui rapporti tra Cgil e pei; dalla Cgil escono molti iscritti. A Di Vittorio succede Agostino Novella, che dovrà misurarsi con le contestazioni dell'«autunno caldo». • Anni 70: è l'era di Luciano Lama che per difendere l'autonomia della Cgil si scontra anche con Berlinguer. Il sindacato ritrova unità e forza ma deve misurarsi anche con il terrorismo e la recessione. Lama è il leader carismatico .capace di far digerire la «politica dei sacrifici». Farà i conti con la vertenza dell'80 alla Fiat, il travagliato accordo di san Valentino sulla contingenza (e la firma separata di Cisl e Uil), nonché il referendum dell'85 promosso dal pei tra le polemiche. • Anni 80: nella contesa tra il «duro» Sergio Garavini e il più riformista Bruno Trentin spunta Antonio Pizzinato che rendeva possibile la mediazione fra le varie anime della Cgil. Ma sono anni di crisi: Pizzinato non finirà il suo mandato, colpa anche dei cobas. • Anni 90: è la volta di Bruno Trentin, leader storico della Cgil che riesce a porre fine alle «componenti», ma non ad evitare la nascita di «Essere sindacato» sotto la spinta del ribelle Fausto Bertinotti e le contestazioni per la firma del 31 luglio. [st. e]

Luoghi citati: Roma, Ungheria