Non se lo merita, anzi sì

Non se lo merita, anzi sì Non se lo merita, anzi sì Scrittori, filosofi e attori giudicano I ILLAGGIO, Leone d'oro alla carriera dopo Monicelli, Mastroianni, Fellini, Bresson, Ivens, per ricordare i titolari dell'omag¬ gio veneziano soltanto negli ultimi cinque anni. Grandi predecessori che, a suo tempo, non suscitarono certo lo sbalordimento e le domande dei giornalisti stranieri, arrivati ien al Lido: «Villaggio? Ma chi era costui?». Uno sconosciuto all'estero e per giunta un comico. Scandalo. Gillo Pontecorvo, oltre a dimostrare grande coraggio manageriale, ha avuto un bel dire «Villaggio è più grande di Totò». Sull'inventore del degradato, umiliato Fantozzi, perdente senza volontà di riscatto, sono nate subito prevedibili polemiche. Come la .reazione («senza invidia») di Nino Manfredi, magnifico burattino e burattinaio della commedia all'italiana: «La comicità di Villaggio non lascia segni, non fa riflettere...». Destino fantozziano: prima di salire sul podio del vincitore qualche sberla bisognava pur riceverla. Qualche sospetto (premio commerciale, ricerca di una star per Venezia quest'anno così disadorna ecc.) era da mettere in conto. Ma di questa maschera, una delle poche nate dagli umori e malumori della comicità italiana dai 60 a oggi, e del suo «sigillo» veneziano che cosa pensano colleghi, scrittori, studiosi, «satiri»? Lo abbiamo chiesto a otto tra loro. Edoardo Sanguineti è negativo su entrambi 1 fronti. «Si poteva fare una scelta migliore. Più giusto semmai un omaggio a Sordi che non entra nel novero dei miei favoriti ma è il testimone d'una certa Italia, più ricco, più sintomatico di Villaggio. Benigni mi pare di tutt'altra statura, bizzarro. Fantozzi è una maschera facile, povera, televisiva, pur non avendo io nulla contro la tv. Anche il sadismo che Villaggio esercita su Fantozzi, e su di noi, mi pare sprovvisto di qualsiasi mediazione, di gioco, di ironia. Quanto a paragonarlo a Totò... Non ho affatto quel culto di Totò che accompagna molti miei amici, tuttavia Totò aveva creato un personaggio complesso legato al meglio della tradizione comica italiana. L'inventore di Fantozzi a me sembra modesto». Dario Fo approva senza condizioni. «Un Leone dovuto. Soltan- to per un vecchio luogo comune bacchettone il comico non è una persona seria. No, non avrei preferito Sordi a Villaggio. Fantozzi è più vicino a noi, dice cose più brucianti. Le doti di Villaggio, la forza del suo grottesco sono fuori discussione. Ha creato personaggi e modi che sono entrati nel vocabolario. Un uomo che ha determinato un'impronta, ha impresso un segno del genere è giusto sia riconosciuto. Se all'estero non sanno chi è, pazienza. E' toccato anche a Totò. Non è per nulla sbagliato avvicinare Villaggio a Totò, benché i loro modi di comicità siano opposti. In Totò il gioco della commedia dell'arte si esprime in un rigore metafisico; Villaggio ha un modo di concepire la comicità più clownesco, una "bella" cialtronaggine, liberatoria. Non meno forte. Parlo però del Villaggio lasciato libero da se stesso, non del Villaggio di Fellini, trasformato, come Benigni, in uno stereotipo falso riverente verso il Maestro». Gianni Vattimo approva la scelta. «Villaggio mi piace. Inventivo, è anche un autore, ci ha dato alcune cose molto belle. Certamente il mercato le ha sfruttato troppo, ma chi ha visto al cinema il suo primo e secondo Fantozzi ricorda di aver riconosciuto il comico di razza. Punta sul "brutto", sul "povero"? Non mi pare esatto. Villaggio gioca piuttosto sull'umiliazione, sul pietoso, il primo elemento sul quale lavora è il debole. Se poi non è famoso nel mondo, che importa? Neanche Totò lo è. La comicità è in qualche modo locale. Villaggio ha poi un elemento di psicologia nazionale che è difficile da tradurre. Ma questo non mi sembra un limite». Paola Capriolo è educatamente contro. «Non sono mai riuscita ad apprezzare Villaggio come attore. La sua comicità del tipo demenziale non mi fa ridere. Riconosco che molti dei suoi personaggi riflettono uri certo carattere nazionale, molto simile ai personaggi di Sordi. Ma Sordi mi diverte e mi piace molto di più. Avrei centinaia di nomi da proporre in alternativa a Villaggio». Valentino Parlato e Villaggio sembrano abitanti di due pianeti lontani. «Perché non premiarlo? E' grottesco. Io, poi, non dimentico che si candidò una volta per democrazia proletaria. Ma la verità è che non lo sopporto. E' il Sordi degli Anni 90, è l'espressione della coscienza nazionale brutta che si compiace di essere brutta, è uno Stenterello. Come Sordi, ha il merito di rappresentare una parte dell'Italia esistente, siamo popolati di Fantozzi, siamo come Fantozzi, compiaciuti dei nostri vizi. E' la maschera di un Paese dominato, pavido, che si fa una corazza di vecchie e nuove infermità». Altan ama Fantozzi: «Villaggio ha creato un personaggio che fa parte della commedia italiana. All'inizio era certo più articolato, innovativo. Con il tempo, come succede alle maschere, gioca sempre di più sulle variazioni. Ma certo Fantozzi rappresenta molto di noi. E non è vero che Villaggio trascuri il contesto sociale, al di là della sua scenografia classica. Il richiamo al sociale c'è, anche se molto mediato». Stefano Benni la prende alla leggera. «Ma sì, son contento, mi piace, i suoi libri sono divertenti, anche se la maschera di Fantozzi mi pare un po' usurata e se ho in mente almeno sette o otto nomi i meglio di lui. Il premio lo si doveva dare al momento giusto a Tognazzi, si dovrebbe darlo a Fo, naturalmente, anche se non è propriamente un attore di cinema, ma il discorso sarebbe lungo. Bravo Paolo, purché non si trasformi troppo da cialtrone in trombone, da poveraccio a esclusivo frequentatore di yacht. Cosa che per un comico è mortale». Paolo Poli, o della soave perfidia. «Ha lavorato tanto, ha fatto guadagnare tanto, anche la quantità è lodevole. Fanno bene a premiarlo. Purtroppo io non ne so molto perché non "vedo" molto, non ho televisione; quando esco mi piace stare con persone vere e in casa scaldarmi con i grandi, Ariosto, in questi giorni. Non bisogna poi farne una questione: gli interpreti non sono Stendhal e Balzac, passano, scompaiono. E' un po' come premiare Mike Bongiorno: ha fatto vendere tanti televisori...». [m. app.l Paola Capriolo: «La comicità di Villaggio non mi fa ridere. Alberto Sordi mi diverte e mi piace molto di più» A sinistra, Stefano Benni: «Bravo Paolo, mi diverti». Di fianco, Valentino Parlato: «Perché non premiarlo?» Il professor Kranz, uno dei primi successi in tv del comico. In basso a sinistra, Altan. L'umorista ama Fantozzi: «E' un personaggio che fa parte della commedia italiana».

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