De Palma, tutte le facce di Caino

De Palma, tutte le facce di Caino Ieri ha aperto il Festival «Raising Cain», il thriller schizofrenico con John Lithgow De Palma, tutte le facce di Caino Ironica lotta tra il Bene e il Male VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Si vede che quest'anno il thriller è stato assunto nel cielo uffici ale del cinema. A un thriller («Il silenzio degli innocenti») sono toccati per la prima volta tutti gli Oscar importanti, un thriller («Basic Instinct») ha aperto il festival di Cannes e un thriller, «Raising Cain» (Allevare Caino) di Brian De Palma ha inaugurato la Mostra del cinema, con un giochetto in più: perché a questa storia contemporanea d'uno psichiatra infantile dalle personalità multiple s'è accompagnata nell'inizio della Retrospettiva la storia d'un medico scienziato dalla personalità doppia più classica e famosa, «Dr. Jekyll and Mr. Hyde», nel film sessantenne di Rouben Mamoulian. Vorrà dire che il thriller esprime bene un mondo criminalizzato, vorrà dire che la dissociazione riflette bene la schizofrenia collettiva, vorrà dire che i festival cercano consensi, vorrà dire un bel nulla? La scena più fantastica, in «Raising Cain», è questa: il protagonista, accusato di assassinio, siede in una stanzetta del commissariato di polizia, davanti a una psicoanalista molto somigliante a Susan Sontag che lo interroga con implacabile pazienza-sapienza. Lui accenna di volerle dire qualcosa all'orecchio, lei s'accosta. Lui le dà una terribile testata in fronte sonante e secca come una bastonata, lei cade svenuta e riversa, lui riesce così a evadere. E' forse la scena più violenta. Infatti in questo film che vuol essere un thriller e insieme la presa in giro di un thriller, un'opera di De Palma e insieme una evocazione satirica d'altre opere di De Palma («Le due sorelle», «Vestito per uccidere») manca l'estrema truculenza dell'autore e dell'horror, l'atto di ammazzare è più suggerito che illustrato: uno schizzo di sangue sul viso, una faccia deformata dall'urlo dentro l'automobile chiusa che affonda nell'acqua, un coltello levato minacciosamente alle spalle, una bambina bionda che in un giorno radioso trotterella fra gli alberi pronta a venir ghermita dal mostro. Ci sono invece molti esempi d'altri stilemi di De Palma, l'apparizione a sorpresa introdotta dalla musica di Pino Donaggio, lo shock visivo, l'attenzione tecnologica alle immagini: sogni, flash-back e flash-foreward, fantasie di paura come nei disegni o nei libri di Tiziano Sciavi, timori visualizzati su schermi televisivi. La vicenda, ambientata in una piccola città americana dalla semplicità datata, tra disordini famigliari, abusi della scienza ed eredità del Male, è sussultante di perenni ironici colpi di scena. Lo psichiatra infantile John Lithgow ha deciso di sospendere il lavoro per dedicarsi interamente ad allevare la figlia piccola, mentre la moglie Lolita Davidovich seguita a fare i suoi turni d'infermiera all'ospedale. La premura paterna nasconde terribili segreti: lo psichiatra è un ladro di bambini, intende rapire la figlia e altri coetanei di lei per portarli in una clinica in Norvegia diretta dal proprio padre anche lui psichiatra infantile, per sottoporli (come lui stesso a suo tempo venne sottoposto) a studi approfonditi sulla formazione della personalità; nello psichia¬ tra convivono numerose personalità, è se stesso ma anche un proprio gemello malvagio non a caso chiamato Caino, anche un bambino di sette anni chiamato Josh, anche la donna truccata e imparruccata che arriverà a diventare, e tutte le personalità diverse sono condizionate, terrorizzate dalla figura paterna che verrà infine eliminata, soppressa. La moltiplicazione delle personalità, oltre ad aver dato origine recentemente a interessanti casi giudiziari americani, è adesso uno dei tic dominanti nell'horror romanzesco e cinematografico: espediente narrativo prezioso, rende perdipiù ancora possibile la contrapposizione semplificata tra Bene e Male. «Raising Cain» non offre nulla di straordinario né di profondo, nulla che aggiunga molto o segni un passaggio significativo nel lavoro dell'autore, nulla di veramente emozionante (e del resto il gioco ironico frena l'emozione): però è mirabolante, abbastanza divertente. Con questo film realizzato in famiglia (produttrice è la moglie del regista) e alla svelta (42 giorni) De Palma cercava dopo il tonfo del «Falò delle vanità» tratto dal romanzo di Tom Wolfe un successo popolare che negli Stati Uniti non ha avuto: lo avrà magari adesso, se gli spettatori europei sono più sofisticati e ancora freudiani. Lietta Torna buoni Uno psichiatra infantile dalle personalità multiple Mostra nazionale'. e ; natogralica Nella foto in alto al centro della pagina una scena tratta da «Raising Cain» Qui accanto: il regista del thriller, l'americano Brian De Palma

Luoghi citati: Cannes, Stati Uniti, Venezia