«Non sparate su Gorkij»

«Non sparate su Gorkij» Verità o calunnie? Polemica sul «razzismo» dello scrittore «Non sparate su Gorkij» Canfora replica alle rivelazioni della «Stampa» «Nell'ex Urss ora si manipola con scopi opposti» yVlARO Direttore, è probaI ' talmente per uno scherzo I dell'eccessivo calore di 1 i questa estate che La I Stampa, nota per l'equilibrio nella presentazione e nel vaglio delle notizie ha «sparato» - come si usa dire - i seguenti titoli e «occhielli» e «distici» in testa ad un ampio articolo a tutta pagina mercoledì 26 agosto (pagina 17): «Gorkij più folle di Mengele» / «Già prima di Hitler predicava regole contro tutte le malattie e difformità» / «Antisemita, alimentò una cultura che avrebbe condotto ai pogrom» / «A Mandelstam diede un maglione, rifiutò i pantaloni» / «Un agghiacciante documento smaschera un classico sovietico e le sue teorie razziste». In realtà chi abbia la pazienza di leggere il lungo e poco lucido articolo di Lia Wainstein intorno al quale figurano quei titoli si accorge che non di documenti si tratta ma di un articolo di tale Paramonov, apparso «nell'ultimo numero del mensile Oktjabr». Che nell'ex Urss si scriva a briglia sciolta è notorio: meno noto è che i metodi della manipolazione sono rimasti quelli del passato, con finalità di segno opposto. Questo Paramonov dev'essere un ignorante, a giudicare da quel che scrive a proposito di Nietzsche come fonte del «realismo socialista»; certo è un disistimatore della logica se ricava l'«antisemitismo» di Gorkij dalla consegna a Mandelstam di un maglione anziché dei pantaloni. (Sia detto tra parentesi, il titolista che ha preparato la pagina non solo ha saputo cogliere l'implicito significato «razzistico» insito nella mancata fornitura del secondo capo di vestiario, ma si è lasciato andare a parlare di «teorie razziste», che, a dir vero, neanche la Wainstein chiamava in causa. Ma, si sa, l'essenziale è «sparare alto», qualcosa resta). Quello che però non si riesce a capire è come mai, con la ca- duta dell'Urss, siano crollate presso i nostri giornalisti d'assalto - le quotazioni di Massimo Gorkij, già coccolato come dissidente, anzi archetipo di tutti i dissidenti - vedi la pubblicazione presso Jaca Book nel dicembre 1978 dei suoi Pensieri intempestivi, con prefazione di Suvarin («atto d'accusa contro i nuovi padroni della Russia bolscevica», «Libro obbligatorio» da leggere etc.) - inviso a Stalin, che gli avrebbe vietato di recarsi a Parigi nel 1935 al congresso degli scrittori (Vittorio Strada, Corriere della Sera 30 giugno 1986, pagina 3), anzi senz'altro «avvelenato per ordine di Stalin» (Cesare De Michelis, la Repubblica 18 giugno 1986, pagina 22). (Registro su questa audace veduta del De Michelis la perplessità di Strada: «Gorkij non godeva più della fiducia del dittatore. Di qui però all'assassinio di Gorkij per ordine di Stalin il passo non è breve»). Insomma, per evitare il ridicolo un po' di coerenza non guasta. A la Repubblica è capi¬ tato di presentare Majakovskij (notoriamente suicida) come «vittima di Stalin» (sulla base della preziosa rivelazione di un vicino di casa), salvo poi a presentare un anno e mezzo dopo (2 agosto 1991, pagina 27) Majakovskij come «teppista della Grande Utopia» e persecutore di avanguardisti. Persino La Stampa il 12 luglio 1991, pagina 13, è riuscita a titolare «E' un falso di Stalin il testamento di Lenin» (nel quale, notoriamente, Stalin viene duramente criticato). Mi guarderò bene dall'additare l'esempio di Sandro Pertini, che commemorando Stalin al Senato il 6 marzo 1953 (Atti Parlamentari, pagina 39.137) si deprimeva fuor di luogo con le parole «a me umile e piccolo uomo di fronte a tanta grandezza». Ma auspicherei, da assiduo lettore di questo calibratissimo quotidiano, un po' più di avvedutezza quando si sia alle prese col grande pelago delle ricostruzioni storiche. Luciano Canfora A fianco, Maksìm Gorkij con la figlia. Sopra, Luciano Canfora. Lo storico dice di non capire perché «le quotazioni» dello scrittore sovietico siano «crollate». L'accusatore Paramonov, per lui, è un «ignorante»

Luoghi citati: Parigi, Russia, Urss