Le donne che hanno beffato gii Intoccabili

Le donne che hanno beffato gii Intoccabili L'AMERICA DI PADRINI I PENTITI New York racconta le storie segrete dei mafiosi e delle trappole che li hanno catturati Le donne che hanno beffato gii Intoccabili Da Arlyne a Rita Atria, si alza il velo su Cosa Nostra NEW YORK DALL'INVIATO Se volete avere una pallida idea di quello che si trova sui nastri delle intercettazioni con cui l'Fbi e la giustizia americana attaccano Cosa Nostra, bisogna procurarsi un volumone grande come un tomo d'enciclopedia. Le ultime copie si trovavano fino a ieri l'altro nella grande libreria sulla Quinta, di fronte all'ingresso dorato e allegramente pacchiano della Trump Tower. Il libro si chiama «Dictionnary of Crine, criminal Justice, criminology, & Law Enforcement» e dentro c'è molto di più di quello che si può trovare in un dizionario della malavita. C'è questo, e altro. Ci sono i frammenti della lingua parallela che parla chi sta nel Mob, parola di uso comune che vuol dire crimine organizzato, e anche capomafia, ma che qualsiasi vocabolario scolastico vi assicurerà invece che vuol dire folla, massa, plebaglia. Con questo attrezzo potrete affrontare i «Gotti tapes», le intercettazioni con cui il capo dei capi è stato incastrato, l'uomo che diceva di sé, come una maschera di Brecht, «I want guys that done more than killing», voglio gente che sappia andare oltre il semplice omicidio. Gente capace di stare dentro «Thing of Our», ovvero Cosa Nostra. E' qui che lavora il quartier generale deciso a liquidare Cosa Nostra, sia negli States che in Sicilia. E l'Fbi sta massacrandosi per distruggere le infinite metastasi di Cosa Nostra sulle quali e con le quali ha lavorato per lunghi anni la Cia, che ha trattato e contrattato, insieme ad ogni altra agenzia spionistica o di «intelligence», con la malavita organizzata, ma più specificamente con Cosa Nostra. Gli americani, non appena la guerra fredda ha cominciato a squagliarsi, sono passati immediatamente al lavoro di demolizione delle sacche di impunità che avevano vissuto e che erano prosperate all'ombra del vecchio principio secondo cui «uno stesso truck, nello stesso camion che porta droga, denaro e armi, viaggiano le informazioni e le operazioni coperte». La vicenda di Noriega, l'ex agente che credeva di avere un suo impero di narcotraffico, insegna anche questo. Ma la Cia è una cosa e gli agenti dell'Fbi un'altra. Quello che abbiamo visto in film come «Untouchables», gli Intoccabili, non era che la rappresentazione cruda dello spirito del gioco. Vale la pena vagabondare per Manhattan per trovare le tracce di questa guerra, e anche delle sue magagne. Esiste ancora un locale, oggi fast food e ai bei tempi «steckhouse», sulla cui insegna era scritto «The old Homestead», la vecchia casa colonica, al West Village, dove Arlyne Brickman, una bella bruna che nel 1957 aveva 23 anni, incontrava uno dei più seducenti e coriacei uomini dell'Fbi, Oliver Halle. Quella donna fu una delle rovine di Cosa Nostra, versione metropolitana e non ancora mondiale. Arlyne non aveva ascendenze italiane, ma amava il dollaro. Era una seduttrice nata e spremeva senza pietà i «mobsters» siculoamericani che le capitavano a tiro. E fu lei la prima a dare all'Fbi un quadro psicologico, non di fonte italiana, dell'ambiente. Non lo fece perché pentita, né per buon cuore, né per patriottismo; Ma per 500 dollari la settimana, e perché alcuni mafiosi da quattro soldi l'avevano stuprata e per vendicare quello stupro, come in una tragedia greca, scatenò una guerra e ordì una catena di intrighi che misero a terra pezzi da novanta come Crazy Joey Gallo, Carmine Persico, Anthony Scarpati. Crazy Joey Gallo sarebbe dovuto finire in galera, se non fosse stata già emessa nei suoi confronti una condanna a morte da Carlo Cambino, uno dei boss leggendari, perché Crazy Joey aveva sputtanato l'onorabilità di Cosa Nostra rubando 50.000 dollari dalla cassaforte della pasticceria Ferrar's a Little Italy. Lo riempirono di piombo alla Umberto's Clam House, stessa strada. Carmine Persico, capo dei Colombo, era allora un bruno dalla faccia triste, l'occhio dolente e le orecchie a sventola, in concorrenza con la famiglia di Joe Bonanno e con i Genovese, i Gambino, i Lucchese. La fatale Arlyne, con il suo agente Oliver Halle alle calcagna, fece allora un eccellente lavoro e l'Fbi dimostrò di saper manovrare con grande freddezza tre strumenti fondamentali con cui battere e combattere l'organizzazione: agenti specializzati intelligenti e capaci di lavorare su un solo uomo (in questo caso una donna); fondi segreti con cui pagare le informazioni; una difesa di ferro dei testimoni. Era più o meno ciò che da noi si chiama «legge sui pentiti», espressione latino-cattolica di dubbio impiego: Tommaso Buscetta ha spiegato in maniera seducente e convincente quanto lui non sia pentito di nulla, e il Giovanni Falcone di «Cose di Cosa Nostra» gli dà pienamente atto, con una partecipazione psicologica che gli valse l'aggressione di molti imbecilli, della onorabile coerenza dell'uomo che collaborava e collabora con la giustizia, per motivi suoi, nobili o ignobili, ma che non hanno nulla a che vedere col pentimento. Arlyne Brickman, guidata dall'Fbi, fece un lavoro coi fiocchi che durò molti anni e dette i suoi risultati più clamorosi fra il 1981 e il 1985, facendo cadere in trappola una dozzina di personaggi di alto rango. Fu una vera operazione di infiltrazione e spionaggio, condotta con denaro e colpi psicologici che ebbero inizio con l'arruolamento, del tutto inconsapevole, dello strozzino Vinnie Manzo e della sua donna, una certa Madeleine, di cui la stessa Arlyne Brickman e il suo ex boyfriend, Tommy Luca, erano debitori. La storia della trappola è complessa e laboriosa come nel film «La stangata» e non funzionò fino in fondo, perché il pesce grosso Anthony Scarpati, il vecchio Scappy cóme lo chiamavano i suoi, sfuggì più volte alle trappole di questa Mata Hari dell'Fbi, fino al 4 novembre 1985, quando fu preso insieme ad altri dieci della famiglia. Processo immediato, 35 anni di galera. Perché rivangare queste vecchie storie americane? Perché ci riguardano direttamente. O meglio: riguardano direttamente il legame che gli uomini più determinati e pazienti nel dare la caccia a Mob, Cosa Nostra, hanno avuto con Falcone e Borsellino. Per gli «intoccabili», la morte di Falcone in particolare è «cosa loro». Secondo una indiscrezione attendibile che abbiamo raccolto senza averla potuta verificare, un busto al giudice italiano sarà scoperto in questi giorni nella sede del Federai Bureau. E questo perché «Giovanni», come lo chiamano gli investigatori del governo, era uno dei loro: aveva più insegnato che appreso. Aveva certamente imparato dagli americani quale bene prezioso, raro e da curare con maniacale amore, sia un collaboratore (pentito o no), che lavori per la giustizia. Una notizia che nei giorni di Ferragosto è passata in Italia sotto silenzio (rivelata da «Panorama» può servire a comprendere quale sia il legame, e quanto profondo, fra il genere di investigazioni spregiudicate e pazienti, alla maniera dell'agente Oliver Halle, e il modo in cui Falcone e Borsellino hanno convinto uomi- ni come Buscetta, Calderone e Mannoia ad avere fiducia e parlare. La notizia è di portata enorme e ce ne siamo resi conto quando abbiamo potuto misurare il muro di ostilità che viene eretto contro chiunque si azzardi a penetrare i segreti del meccanismo. Si tratta di questo: il dipartimento della Giustizia ha deciso di mettere in piedi per Falcone uno degli strumenti più segreti e sperimentati. Il Gran Giurì. Un organismo composto di 23 giurati. Le sue riunioni sono segrete ed è inutile andare a cercare le convocazioni, come abbiamo fatto, nel palazzo di Giustizia di Manhattan Sud. Alla guida della macchina investigativa hanno messo un uomo che non lavorava più per il governo, Richard Martin, ma che è stato richiamato in servizio come le spie dormienti del «Circus» di Georges Smiley descritto da Le Carré Ma parlare di Richard Martin è vietato, chiedere di parlare con lui è vietato. Supporre che esista è vietato. Divulgare qualsiasi notizia sulle indagini sue e dei suoi collaboratori è vietato. Qui non esiste quella cosa vaga e fumosa che da noi si chiama segreto istruttorio, o segreto d'ufficio, svicolando dal quale magistrati e giornalisti, politici e amici di varia natura riescono a passarsi pacchi di fotocopie. Qui, quando c'è di mezzo l'Fbi e il dipartimento di Giustizia, chiunque si azzardi non a violare, ma a mettere a repentaglio in qualsiasi modo un'inchiesta, viene raggiunto dalla vendetta degli uomini di Stato. Rudolph Giuliani, il leggendario investigatore poi passato alla politica, è arrivato a dire agli italiani, dopo la strage di via d'Amelio, che bisogna avere il coraggio e la forza di liquidare fisicamente i capimafia. Nei paesi di tradizione anglosassone l'uccisione di un poliziotto è già un crimine per punire il. quale non si concede tregua: esiste un'intera filmografia americana in cui un gruppo di uomini del governo dedica tutto il proprio tempo a dare la caccia agli assassini di un agente. E' un approccio diverso. E qualcosa di simile ha detto in Italia anche Pino Arlacchi, pubblicando quell'altro caposaldo della letteratura antimafia che è «Gli uomini del disonore», la confessione di Antonio Calderone. Martin lavora in stanze segrete, ed è un privato cittadino cui è stato applicato il titolo di «Special Attomey», alle dipendenze dell'Attorney di New York. Quest'uomo ha lavorato per tre anni in Italia, nell'ambasciata americana, era strettissimo amico di Falcone e con lui aveva studiato le dichiarazioni di Buscetta. Chi ha letto quei verbali ricorderà che Buscetta, fra l'altro, dichiara una personale venerazione, sia pure alla memoria, per Lucky Luciano. E Luciano non è soltanto un nome storico, ormai fuso e confuso con la letteratura e la cinematografia, ma fu prima di tutto l'uomo che per primo allacciò rapporti innominabili (così li chiamano gli americani) con apparati di governo. In genere, chiunque affronti la storia del potere di Cosa Nostra in Sicilia, comincia dallo sbarco americano nel luglio del 1943, quando fu stipulato il primo e originario patto scellerato: voi ci aiuterete a sbarcare in Sicilia preparando il terreno all'avanzata delle truppe, noi vi ripagheremo con atti di clemenza, vuotando Sing Sing e Alcatraz e riempiendo Palermo, Corleone, Trapani. Le cose non andarono così. Cosa Nostra sbarcò con le truppe americane senza procurare alcun vantaggio militare in quell'occasione. Il fatto è che, contro il parere infuriato dell'Fbi, del dipartimento di Giustizia e del tremendo procuratore Thomas Dewey (di cui Rudolph Giuliani si considerava un erede, come sta facendo adesso Martin), i capi mafiosi italoamericani erano stati usati, e per questo poi premiati con l'espulsione nella madrepatria siciliana, per aver immobilizzato i sottomarini tedeschi. Proprio così: le carte sono state parzialmente rese disponibili e, benché molte tracce siano state distrutte, il quadro è chiaro. Quando i convogli militari lasciavano il porto di New York nell'inverno '42, diretti verso l'Inghilterra, trovavano implacabilmente gli U-Boat che li aspettavano sulla rotta segreta, e finivano affondati. Non esisteva la Cia, esisteva un abbozzo dell'Oss, ma l'operazione fu trattata dalla US Navy. Cosa Nostra, Lucky Luciano in particolare, da bravi patrioti liquidarono la rete degli informatori dei tedeschi (per lo più italiani di opinione fascista), e la guerra sull'oceano prese tutt'altra piega. Il seguito di quella storia si svolse nell'ottobre del 1957 dell'hotel Des Palmes, quando la sezione americana di Cosa Nostra si saldò con quella locale, coinvolgendo Salvatore Greco, parente di Michele Greco, l'uomo che quando è entrato nell'aereo che lo avrebbe condotto alla segregazione di Pianosa un mese fa, ricevette l'omaggio riverente di tutti i suoi compagni di pena. Non possiamo, né saremmo capaci, tentare qui una storia sia pure ridotta, delle radici del potere di Cosa Nostra in Sicilia. Sta di fatto che gli uomini che misero quelle radici, furono gli stessi che poi guidarono il radicamento e allevarono, in uno stato di sbalorditiva impunità, l'attuale classe dirigente mafiosa, compresa larga parte di quella che si considera vincente e «corleonese». Abbiamo voluto ricordare l'operazione che vide protagonista Arlyne Brickman, perché il tema delle donne che hanno dato un contributo alla guerra contro la mafia è attuale. Non tanto e non soltanto per le manifestazioni pubbliche, ma perché alcune di loro hanno dato contributi determinanti: Buscetta, per esempio, fu convinto a cambiare campo dalla moglie, una francese sposata in Brasile. Ma pensiamo sia giusto ricordare, visto che è stata sepolta fuori del campo della memoria, la povera Rita Atria, giovanissima pentita che collaborava con Borsellino e che, alla notizia della sua morte, sola e disperata si uccise gettandosi dalla finestra a Roma. Ai suoi funerali siciliani i parenti non vollero partecipare e soltanto alcune amiche baciarono la sua bara. La determinazione con cui la giustizia americana ha affrontato l'inchiesta sulle morti di Falcone e Borsellino (Martelli è a New York per rinsaldare e strutturare questa collaborazione) contiene anche una certa dose di disprezzo nei confronti degli italiani. E' un argomento che merita ben altri approfondimenti, su cui varrà la pena tornare. Quel che è certo, o che sembra certo, è che il Gran Giurì federale guidato come una task force da Richard Martin, gode di poteri di inchiesta illimitati. Ma non tanto in senso coercitivo: il potere reale dell'organismo americano che occupa le velate stanze del terzo piano del palazzo di giustizia di Manhattan Sud consiste nel suo potere di attrarre, garantendo in maniera credibile e totale, immunità e sicurezza, e per tutta la vita, a chiunque, dall'Italia o dagli Usa abbia qualcosa da dire. In quel palazzo grigio esiste fra l'altro una sezione di traduttori che dispone di dizionari e strumenti linguistici ben più completi e immediati del corposo «Dictionnary of Crime» che abbiamo citato all'inizio. I «pentiti» che risiedono negli Usa, e alcuni agenti italiani siciliani bilingui, hanno consentito alla sezione ricostruita dopo la morte di Falcone di poter affrontare e interpretare in tempo reale qualsiasi comunicazione dialettale siciliana o calabrese, introdurla nei computer e confrontarla nei suoi dati con le altre. I tempi della steackhouse in cui l'agente scelto Oliver Halle guidava la sua «pentita» Arlyne Brickman, sono mutati, ma non finiti. L'unica dichiarazione anonima che posso trascrivere suona così: «Bisogna impedire a tutti i costi che si fermi l'attività dei collaboratori. La legge sui pentiti approvata finalmente in Italia è buona, ma qui abbiamo un'esperienza storica. Giovanni era uno dei nostri e abbiamo deciso di riservare ai suoi assassini la stessa attenzione che riserveremmo a chi osasse uccidere un giudice americano. Nel pieno rispetto della legge». Quando abbiamo chiesto dove fosse lo studio di Richard Martin, siamo stati fulminati: «Martin è un nome molto comune, ma nessun Martin fa parte di questo ufficio». Intanto vanno a ruba i piccoli libri neri da sei dollari come «Ceremony: the Mafia initiation tapes», con tutte le trascrizioni dei nastri in cui si ascoltano i riti di iniziazione in Cosa Nostra. E sono così come li abbiamo letti nelle deposizioni dei pentiti italiani, con il dito punto dallo spillo, il santino bruciato, e il boss Biagio Di Giacomo che dice al neofita Vincent Federico (32 anni): «You're sure now? Vince, ripeat: io Vincenzo, I Vincent, voglio entrare, want to enter, in questa organizzazione, into this organization, per proteggere la mia famiglia e i miei amici. Lo giuro, swear to, di non svelare, not divulge, questo segreto. That means Omertà». Per omertà non c'è traduzione. E' omertà e basta. Charles Quintina ripete perché tutti gli altri ripetano: «Omertà». E l'affiliato giura. Poi l'officiante ha il dubbio che il neofita non abbia capito bene le parole italiane e gli chiede: «Do you understand most of the things that I spoke to you over bere?», hai capito il senso di tutto quello che ti ho detto? E il nuovo membro of the Mob, il nuovo picciotto, risponde: «Yeah, yeah». Paolo G lizzanti Vanno a ruba negli Stati Uniti i dizionari sul linguaggio in codice delle cosche e i nastri con le cerimonie di iniziazione ai clan Sopra, una scena ripresa dal film a sfondo mafioso «Gli intoccabili» Lucky Luciano, gangstersimbolo della potenza della mafia siciliana negli Stati Uniti durante gli Anni Trenta Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi perché ritenuti troppo pericolosi dai boss di Cosa Nostra