E il boss Mammoliti scelse una bambina di Enzo Laganà

E il boss Mammoliti scelse una bambina E il boss Mammoliti scelse una bambina Sposò Caterina perché non sembrava la «ragazza del capo» REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per condurla all'altare secondo le tradizioni più rigide, aveva sfidato clamorosamente le forze dell'ordine che gli davano da anni la caccia non solo in Italia ma anche nelle città dove il traffico di armi e di droga in quegli anni a cavallo tra il '70 e l'80 cominciava a prender piede prepotentemente. «Saro» Mammoliti aveva visto in quella ragazzina ancora in fiore non la classica «donna del capo» spigliata, intraprendente, autoritaria ed anche un po' spregiudicata negli affari e negli affetti, ma la dolce figura del cosiddetto «angelo del focolare», la futura tranquilla madre dei propri figli. Il giorno dell'incontro Maria Caterina Nava aveva da poco ultimato le scuole dell'obbligo e come tutte le mattine in quell'inizio dell'estate del '75 si era recata in campagna ad aiutare il padre bracciante agricolo e gli altri della numerosa famiglia, a sarchiare i campi. Così quella delicata ritrosia che caratterizza una bambina non ancora quattordicenne e per di più al cospetto di un personaggio già famoso e temuto di 20 anni più grande, colpì al cuore la «primula rossa di Castellace». Il corteggiamento fu necessariamente breve e nel giro di qualche mese il «buon» parroco del luogo provvide a preparare i documenti necessari - tutti in regola - perché Saro «potesse condurre all'altare quella ragazzina che aveva prepotentemente preso il posto di tante altre facili conquiste» e forse - secondo il pensiero del sacerdote - avrebbe potuto dare un po' di tranquillità a quell'anima in pena. Il matrimonio tra Caterina e Rosario fu così celebrato il 23 agosto '75 alla pre- senza dei familiari della coppia e pochi intimi. Chi dava la caccia al latitante dovette subire l'onta di leggere la notizia sui giornali. Da quel giorno le forze dell'ordine si misero alle costole di Caterina nella speranza di giungere al marito, ma Saro diede ancora scacco matto quando la moglie annunziò che era in attesa di un figlio. In questi 17 anni di matrimonio Caterina Nava, pur accrescendo la sua influenza nell'ambito familiare nel pieno rispetto delle antiche consuetudini calabresi, mai ha richiamato l'attenzione dei suoi compaesani con atteggiamenti di superbia e comando. Il marito, d'altro canto, le ha intestato una buona parte delle sue fortune a cominciare dall'azienda agricola nella quale la famiglia vive nelle campagne di Oppido Mamertina ma ha cercato di tenerla lontana da avvocati e aule di tribunale. C'è riuscito fino al giugno scorso quando agenti della polizia l'arrestarono assieme a lui con l'accusa di associazione a delinquere. In carcere pare che Saro Mammoliti abbia invocato il magistrato che lo interrogava: «Dottore, se volete tenete dentro me ma cacciate fuori mia moglie». Caterina Nava riottenne la libertà 18 giorni dopo perché il Tar non ritenne sufficienti gli indizi. Ora, 70 giorni dopo, è tornata in carcere con un'analoga accusa. E per lei appare sempre più difficile continuare ad interpretare l'anonimo ruolo di «angelo del focolare», come vuole il suo «Saro». Enzo Laganà II capoclan aveva visto «l'angelo del focolare» in una quattordicenne Maria Caterina Nava, moglie del boss Saro Mammoliti

Persone citate: Caterina Nava, Mammoliti, Maria Caterina Nava, Saro Mammoliti

Luoghi citati: Italia, Oppido Mamertina, Reggio Calabria