Panic misterioso naufragio

Panic, misterioso naufragio Panic, misterioso naufragio Yacht sabotato, il premier in salvo ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Come ha fatto il premier «jugoslavo» Milan Panie a salvarsi nel misterioso naufragio del Primorka, lo yacht appartenuto a Tito, sul quale viaggiava domenica, di ritorno dal Montenegro? E' la domanda che si pone «Borba», il quotidiano di Belgrado che ha riportato per primo la notizia dell'affondamento dell'imbarcazione della Marina militare serbo-montenegrina. Secondo il giornale l'imprevedibile Panie sarebbe stato vittima dell'improvviso naufragio del Primorka mentre stava navigando lungo le coste del Montenegro dove si era recato subito dopo la conferenza di Londra. A bordo con lui c'era il generale Zivota Panie, capo dello Stato Maggiore dell'esercito serbo-montenegrino. All'altezza dell'isola di San Nicola, nelle vicinanze di Budva, lo yacht ha cominciato a imbarcare acqua. A quanto pare a bordo non c'erano né scialuppa di salvataggio, né radio. Non è affatto chiaro come siano riusciti a salvarsi i passeggeri. Il quotidiano «Politika» avanza l'ipotesi di un sabotaggio. Tempo addietro il Primorka era stato riparato nei cantieri navali di Sebenico. Secondo «Politika» l'imbarcazione sarebbe stata manomessa dai croati. E' quanto sostiene il comando della Marina militare di Kumbor, a Boka Kotorska. Di tutt'altro parere è Vuk Draskovic, leader dell'opposizione serba che nel naufragio dello yacht vede un tentativo di liquidazione fisica di Panie e di alcuni generali che erano a bordo con lui da parte del regime di Milosevic. Lo scontro tra il premier federale e il Presidente della Serbia esploso alla conferenza di Londra ed esteso al Parlamento, assume dimensioni sempre più ampie. La mozione di sfiducia nei confronti di Panie proposta dai socialisti di Milosevic e dai radical-cetnici di Seselj è al centro del dibattito politico a Belgrado. «Eliminare Panie significa rifiutare l'accordo di Londra», dice Draskovic che accusa Milosevic di non volere la pace, ma di aver bisogno della guerra e dell'intervento militare straniero come alibi per l'insuccesso della sua politica. «Milosevic continua a giocare con le teste dei serbi, ma la Serbia democratica deve appoggiare i processi democratici e deve tendere una mano a Panie». Ecco perché Draskovic invita gli abitanti di Belgrado a protestare di fronte al palazzo del Parlamento al momento del voto alla mozione. Ma la rottura più grossa sulla questione Panie è avvenuta all'interno dello stesso partito socialista. A differenza dei serbi che vorrebbero silurarlo, i montenegrini si sono schierati dalla parte del premier ritenuto «il più meritévole per aver evitato alla Federazione sanzioni ancor più dure». E' sempre più diffusa l'opinione che Panie sia l'unico dirigente serbo a godere di una certa fiducia da parte dell'Occidente. In quanto a Panie, ha rilasciato un'altra intervista, questa volta al settimanale tedesco Stern in cui afferma che Milosevic si dimetterà entro la fine dell'anno. Poi si è rivolto alla nazione in un discorso trasmesso ieri sera dalla televisione serba. Nella vicina Bosnia continuano intanto i combattimenti. A Sarajevo nelle ultime 24 ore hanno perso la vita 15 persone mentre 120 sono rimaste ferite. Scontri violenti tra le forze bosniache e i miliziani serbi si sono svolti nel quartiere di Dobrinja. Ciò nonostante Radovan Karadzic, il leader serbo in Bosnia, dichiara alla «Bbc» che, come hanno promesso a Londra, i serbi metteranno tutte le loro armi pesanti sotto il controllò dell'Onu nel giro di quattro giorni. Ingrid Badurina