Il killer del Kgb si pentì e salvò la vita a Eltsin

Il killer del Kgb si pentì e salvò la vita a Eltsin Nell'88 fallito attentato in Tagikistan Il killer del Kgb si pentì e salvò la vita a Eltsin Rivelazioni di un giornale a Mosca Il complotto ordito da Krjuchkov MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nell'agosto del 1991, quando i carri armati dei golpisti strinsero l'assedio attorno alla «Casa bianca» di Boris Eltsin, tutti si sorpresero del fatto che il Kgb non aveva provveduto per tempo ad eliminare il Presidente russo, messosi così subito alla guida delle forze democratiche. Tanto più appare strano ora perché, come rivela la «Komsomolskaja pravda», l'ex capo dei servizi segreti Vladimir Krjuchkov, membro autorevole del direttorio golpista, aveva dato ordine di assassinarlo già tre anni prima. La notizia viene dal Tagikistan, dove alcuni giornali locali hanno raccontato una storia che, probabilmente, lo stesso Krjuchkov pensava sepolta. Secondo la ricostruzione dei giornalisti, «Krjuchkov aveva dato istruzione all'allora capo del Kgb tagiko, generale Petkelja, di uccidere Eltsin durante la sua visita alla centrale elettrica di Sangtudin». Tutto, pare, sarebbe andato secondo i piani, ma il killer del Kgb per qualche segreto motivo non sparò. Un rigurgito di coscienza? Forse. Sta di fatto che l'ufficiale, accusato di aver disobbedito agli ordini, finì dietro le sbarre di una prigione. E lì si trova ancora oggi. La data del fallito attentato non è per ora nota, ma non è difficile stabilirla, perché secondo la «Komsomolskaja pravda», Eltsin era allora presidente del Comitato di Stato per l'edilizia. Ma torniamo per un attimo indietro negli anni. Nell'ottobre del 1987 Eltsin, colpevole di aver attaccato al Comitato centrale l'ideologo del pcus Egor Ligaciov ed aver criticato la «first lady» Raissa Gorbaciova, viene cacciato dal Politburo del partito e dalla gui¬ da del pcus di Mosca. Come contentino, in novembre, gli viene affidata la presidenza del Comitato per l'edilizia. Eltsin, colpito da infarto, scompare per mesi dalla scena politica, ma attorno al suo nome si raccoglie l'ancora timida opposizione democratica. Gli studenti raccolgono firme per la sua riabilitazione, alcuni intellettuali lo appoggiano e poco dopo il settimanale progressista «Moskovskie novosti» gli pubblica un'intervista. E' un segnale, ed a maggio, dalla tribuna della XLX conferenza del pcus, Eltsin chiede tra le lacrime la propria «riabilitazione politica». Meno di un anno dopo, nel marzo dell'89, viene eletto deputato a furor di popolo, nelle prime elezioni libere. E' tra questi due limiti temporali che va fissato l'attentato ordito da Krjuchkov. Il capo del Kgb, evidentemente, aveva già intuito il pericolo che il futuro Presidente russo poteva rappresentare per il regime, e aveva deciso di eliminarlo. Stando alla «vox populi», del resto, questo primo tentativo non fu l'ultimo. Il 21 settembre '90, l'auto di Eltsin viene urtata sulla via Gorkij dall'utilitaria guidata da un «pensionato». L'allora deputato del popolo ne esce malconcio. Il 29 settembre, Eltsin si presenta ad un posto di polizia inzuppato dalla testa ai piedi. Dice di aver subito un attentato, e di essere stato gettato in un fiume. Ma il fiume risulta profondo poche decine di centimetri, ed è lo stesso Eltsin, in Parlamento, a cercare inutilmente di evitare il resoconto dei fatti dell'allora ministro degli Interni Bakatin. La storia che ora emerge, però, potrebbe essere l'unica vera. Fabio Squillante

Luoghi citati: Mosca, Tagikistan