«Panic traditore devi andartene» di Foto Ap

«Panic traditore devi andartene» EX JUGOSLAVIA A Belgrado esplode lo scontro politico mentre continuano i combattimenti: a Sarajevo bombardato un funerale al cimitero «Panic traditore devi andartene» Milosevic vuole cacciare il premier «americano» ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Iniziato a Londra lo scontro tra il premier «jugoslavo» Milan Panie e il presidente della Serbia, Slobodan Milosevic, s'inasprisce di ora in ora. I due partiti maggioritari del Parlamento federale, il partito socialista di Milosevic e quello radicale del capo cetnico Vojislav Seselj, hanno proposto ieri una mozione di sfiducia al governo di Panie. Il premier è accusato di non essersi attenuto alla linea della delegazione serbo-montenegrina a Londra per quanto riguarda la questione dei confini. Panie si è infatti dichiarato disposto a riconoscere tutte le ex Repubbliche jugoslave nelle attuali frontiere. Ai fautori della Grande Serbia che intendono annettere alla cosiddetta Federazione jugoslava, i territori occupati in Croazia e in Bosnia, la cosa non è piaciuta. «Panie si è assunto delle competenze che la Costituzione non gli riconosce», ha dichiarato Seselj, imputando al premier troppe iniziative priva¬ te nel corso della conferenza di pace. In particolare è stato malvisto il suo incontro con il Presidente croato Tudjman e con il leader degli albanesi del Kosovo, Ibrahim Rugova. Durante la riunione del Parlamento, che entro tre giorni dovrà votare la mozione di sfiducia al governo, un gruppo di 200 manifestanti si è radunato di fronte al Palazzo del Parlamento scandendo slogan contro Panie. «Con quale diritto il premier riconosce i confini di Tito?». Sostenitori di Milosevic, tutti serbi e montenegrini del Kosovo, i manifestanti sono stati ricevuti dal presidente di una delle Camere, Jugoslav Kostic. Preoccupati dall'intenzione di Panie di togliere le misure di sicurezza in vigore nel Kosovo, hanno ottenuto «garanzie» per il loro futuro. «Gli albanesi nel Kosovo potranno essere il doppio di quello che sono adesso, ma rimarranno sempre una minoranza», ha dichiarato Kostic. A temere un'imminente epurazione etnica nel Kosovo, nel Sangiacato e nella Vojvodina è il presidente della Commissione per i diritti umani dell'Onu, Tadeusz Mazowiecki che ha presentato ieri a Ginevra la sua relazione dopo aver visitato la ex Jugoslavia. «Queste regioni multinazionali della Serbia sono minacciate, per questo bisogna attivare immediatamente i meccanismi internazionali per fermare il processo di epurazione etnica». Mazowiecki ritiene inoltre che il mandato dell'Onu dev'essere esteso a tutta la Bosnia. «I caschi blu devono avere la possibilità d'intervenire nelle situazioni drammatiche». Dev'essere istituita anche una Commissione d'inchiesta per migliaia di civili spariti dopo l'occupazione della città croata di Vukovar da parte dell'esercito serbo-federale. Mazowiecki è favorevole all'istituzione di un Tribunale internazionale per i crimini di guerra. A conferma che i serbi non hanno nessuna intenzione di rinunciare alla conquista dei territori, le loro truppe continuano ad attaccare su tutti i fronti di battaglia della Bosnia. Nuove granate sono cadute su Sarajevo dove i cecchini sparano contro tutto quello che si muove in strada. Per la terza volta è stato colpito il cimitero detto «dei leoni», uccidendo una persona e ferendone sei che partecipavano a un funerale. A causa dei combattimenti violenti intorno a Gorazde, il convoglio con i soccorsi umanitari dell'Alto Commissariato dell'Onu per i profughi non ha potuto raggiungere la città assediata da più di due mesi dai miliziani serbi. L'artiglieria pesante ha colpito Mostar, dove 11 persone sono rimaste ferite. Una giornata di lutto nazionale è stata proclamata per oggi in onore delle 88 vittime massacrate all'inizio di giugno dai cetnici e ritrovate nella fossa comune di Bijelo Polje. Tra i 67 cadaveri identificati, intere famiglie croate e musulmane, e tutti gli inquilini di un palazzo di periferia. I bombardamenti continuano a Bihac dove è stato colpito l'ospedale, Tuzla e Tomislavgrad. Ingrid Badurina Un ragazzo guarda dalla finestra sventrata di un antico palazzo a Sarajevo [foto ap]