Quirinale, Amato a rapporto da Scalfaro di Alberto Rapisarda

Quirinale, Amato a rapporto da Scalfaro Si è parlato di lira e tangenti. Ma su questo punto Galloni avverte: il Presidente non interverrà Quirinale, Amato a rapporto da Scalfaro Socialisti in fermento, Martelli: «Parlerò al mio rientro in Italia» E Signorile vede il partito chiuso nell'angolo, come un pugile suonato ROMA. Scalfaro ha voluto far sapere, con un laconico comunicato di quattro righe, che ieri ha ricevuto al Quirinale il presidente del Consiglio, Giuliano Amato. Incontro, quindi, sicuro, al contrario di quello che ci sarebbe stato con Craxi, secondo voci messe in giro dal psi e che invece non fu confermato dal Quirinale. Scalfaro si sarebbe aspettato una analoga smentita da parte del segretario socialista che, invece, non è arrivata. L'incontro con Amato è durato più di un'ora e, presumibilmente, si sarà parlato dei tanti problemi urgenti che deve affrontare il governo sin dal prossimo Consiglio dei ministri, che potrebbe essere convocato venerdì. Si sarà sicuramente parlato del viaggio di Amato a Parigi per discutere col capo del governo francese del modo per affrontare la tempesta valutaria. Si sarà parlato anche del percorso sempre più difficile che deve affrontare l'unificazione europea. Ma non è per nulla da escludere che Scalfaro abbia affrontato con Amato il delicato problema degli attacchi del psi al magistrato Di Pietro e della riunione della segreteria alla quale lo stesso Amato partecipò. Il presidente del Consiglio ha già spiegato che lui ascoltò solamente quel che Craxi aveva da dire, senza intervenire. Quindi, senza impegnarsi in alcun modo a favore della tesi del segretario socialista. E, probabilmente, avrà ripetuto questa tesi «difensiva» anche al Presidente della Repubblica. Da molte parti, in questi giorni di gran confusione e polemiche, erano stati rivolti inviti al Presidente della Repubblica perché facesse sentire la sua voce in difesa dei magistrati milanesi che hanno aperto l'inchiesta-terremoto sulle tangenti ai partiti. L'incontro di ieri al Quirinale, con quel breve comunicato, è stato probabilmente la risposta di Scalfaro. Più di tanto non farà. «Scalfaro non interverrà» assicura il vicepresidente del Csm, Giovanni Galloni. «Credo che il Presidente della Repubblica voglia rimanere estraneo ad uno scontro in merito al quale non si sono delineati elementi concreti per "rimproveri" da muovere ai giudici. E, comunque, il capo dello Stato non può certamente venire a difesa delle tesi contro i magistrati». E ancora: «Se si registrassero delle irregolarità, se ne discuterebbe in sede giurisdizionale». E, per come Galloni ha parlato, sembrerebbe strano che non avesse concordato prima con Scalfaro le cose da dire. Può intervenire, se necessario, il ministro della Giustizia con i suoi poteri ispettivi, suggerisce Galloni. E, guarda caso, il ministro è i il socialista Martelli, così come è socialista il presidente del Consiglio, Amato. La loro è una posizione indubbiamente imbarazzante. Spinti da più parti a far sentire la loro opinione sugli attacchi di Craxi al giudice Di Pietro, difficilmente potrebbero condividerne la forma e il contenuto visto che parlerebbero a nome dell'intero governo. E ieri, per la prima volta, anche uno dei partiti di governo, il pli, si è rivolto ad Amato con una interpellanza del presidente liberale, Zanone, per chiedergli «come intenda orientare la sua condotta e quella del governo anche nell'eventualità di ulteriori riunioni politiche cui si trovasse a partecipare». «Oltre un certo punto tacere è indecoroso» aggiungerà più tardi Zanone. Un'interrogazione ai ministri della Giustizia e del Tesoro è stata indirizzata dal vicepresidente del Senato, il democri¬ stiano Granelli. E il ministro della Giustizia Claudio Martelli, dagli Stati Uniti, fa sapere che delle polemiche in corso «parlerò più opportunamente in Italia». E critica «i politici italiani che approfittano di incontri internazionali per esternazioni tutte casalinghe». Che posizione prenderà Martelli? Ancora una volta soccorre il «martelliano» Del Bue che dice di attendere le «clamorose rivelazioni» promesse da Craxi e annuncia: «Un congresso è ormai necessario», non per parlare del passato, ma per occuparsi «del presente alla luce degli errori commessi». E' un preannunzio di battaglia. E Craxi ieri ha «esternato» per la quinta volta ma d^ndo l'impressione di voler ridimensionare la portata dei suoi attacchi a Di Pietro. Craxi ripete che c'è amicizia tra «un giudice» e alcuni imputati ma «da qui a voler creare un caso di ampie dimensioni politiche ci passa parecchio. La posizione del psi è chiara: guerra a nessuno, ma semplice constatazione di alcune situazioni che abbiamo riscontrato». L'isolamento in cui l'hanno lasciato i de e gli altri partiti di governo e la montante offensiva interna contro di lui debbono aver indotto il segretario socialista a toni più moderati, anche se, in una intervista alle «Gazzette» di Longarini, esclude di essere isolato. In realtà, continuano le prese di posizione critiche della periferia del partito, gli attacchi degli oppositori e i contorcimenti di quanti lo hanno difeso, come Rino Formica. Secondo Claudio Signorile «siamo finiti chiusi in un angolo come dei pugili suonati» ed è «infantile» l'idea di Craxi di colpire Di Pietro. «Per come è ridotto adesso, non ha più senso in Italia un partito socialista». Per rinnovare il psi bisogna ridimensionare Craxi, assicura. E un altro rappresentante della sinistra. Felice Borgoglio: «Ho l'impressione che Craxi stia confondendo vicende personali e familiari con il suo ruolo di segretario del partito». Alberto Rapisarda Nuovo intervento di Craxi «Non facciamo guerra a nessuno Restano i sospetti sull'inchiesta» Qui a fianco: Claudio Martelli A sinistra: il presidente Scalfaro e il capo del governo, Amato

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