E lo zar Eltsin accolse la Compagnia di Gesù

E lo zar Eltsin accolse la Compagnia di Gesù Infranto il tabù zarista confermato dallo stalinismo: i primi tre padri in un quartiere operaio a Mosca E lo zar Eltsin accolse la Compagnia di Gesù Igesuiti, cacciati nel 1820, riaprono la «provincia di Russia» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Russia è sempre stata per loro ima sorta di «eldorado» delle anime: ricca, agognata e irraggiungibile. Per ben due volte il potere zarista li costrinse all'esilio, frustrando i loro sforzi di espansione spirituale. Quello comunista non fu più tenero, e mai concesse una loro presenza nella Russia dei soviet. Il loro «generale», il «Papa nero» Peter Hans Kolvenbach, deve così aver avuto un fremito di soddisfazione quando, nel gennaio scorso, padre Stanislaw Opiela, un polacco cinquantacinquenne, arrivò a Mosca per creare la «Regione indipendente di Russia» della Compagnia di Gesù. Era dal 1820, da quando cioè Alessandro I li cacciò e sequestrò tutti i loro beni, che i gesuiti non mettevano più piede a Mosca. E' stata dunque la rottura di un tabù durato secoli, e tramandato dairimpero ortodosso degli zar a quello ateo dei Lenin e degli Stalin. Niente è più duro a morire di un tabù culturale, e la presenza stabile a Mosca di padre Stanislaw e dei suoi due collaboratori è stata annunciata con sospetto dal pur progressista «Kommersant». Il giornale ha infatti subito attribuito ai tre apparentemente innocui religiosi l'intento di darsi allo «spionaggio» e di «conquistare gli intelletti della gioventù russa». Non c'è da stupirsene. Ignorando ogni «teologia della liberazione» ed ogni simpatia di sinistra tra i gesuiti contemporanei, la «Grande enciclopedia sovietica», uscita intonsa dalla perestrqjka, definisce ancora oggi i gesuiti come «alleati dei circoli più reazionari dell'imperialismo nella lotta contro il socialismo ed il comunismo». Il loro metodo educativo, sempre secondo l'enciclopedia, è basato su «punizioni vergognose» degli studenti, e sullo «spionaggio reciproco». «Per carità - ci dice monsignor Colasuonno, nunzio apostolico a Mosca - i padri sono venuti per motivi apostolici. Faranno così conoscere il loro vero volto, e smentiranno i velenosi pregiudizi diffusi in passato». In effetti i tre gesuiti, giunti nella capitale russa su invito del vescovo cattolico di Mosca, non danno davvero l'impressione di poter impaurire nessuno. Sistematisi in un appartamentino del quartiere Proletarskij, imo dei più brutti e poveri della città, non hanno ancora un vero e proprio programma d'azione. «Non abbiamo nessun piano particolare, non abbiamo nessuna intenzione di fare proselitismo, né di convertire al cattolicesimo gli ortodossi» ci ha detto padre Frangois, un francese di 37 anni approdato a Mosca appena sabato, assieme a padre Octavio, messicano. Attività principale, per ora, è attendere la registrazione ufficiale al ministero della Giustizia russo. L'importante, comunque, è cominciare. Chissà, forse all'ombra di zar Boris (Eltsin), la Compagnia potrà sperare in una stagione meno tempestosa. Fabio Squillante

Persone citate: Colasuonno, Eltsin, Fabio Squillante, Lenin, Peter Hans Kolvenbach, Stalin