La principessa ucraina che sfuggì ai rossi di Mirella Appiotti

La principessa ucraina che sfuggì ai rossi La principessa ucraina che sfuggì ai rossi IL commissario politico Renski è vestito con un abito a righe blu e grigie che sembra un pigiama; un po' curvo, pesante e maldestro, le fiata sul collo un alito micidiale. «Sposami e sarai una vera principessa» urla mentre cerca di abbracciarla. La diciassettenne ragazza ucraina, figlia di un ricco feudatario della Podolia, è costretta a seguire il 363° reggimento dell'Armata Rossa, sarà arrestata dalla polizia segreta, però l'eccitato funzionario marxista non l'avrà. Benché vissuta tra balie e tiri a quattro, Marie Gagarine ha la robustezza di chi viene dalla terra. Non ha paura. «Grande fu e terribile, l'anno 1918 dopo la nascita di Cristo, il secondo dall'inizio della rivoluzione...». Portiamo indietro di pochi mesi il celebre e fulminante inizio della Guardiefianca e saremo a Kiev occupata dai tede¬ schi che si presentano come protettori dell'Ucraina indipendente, mentre Petljura è alle porte. Per la giovane Marie l'anno grande e terribile è questo, il 1917. Quando sente per la prima volta parlare di Lenin, quel nome le pare il sibilo tagliente d'un colpo di frusta. Dalle finestre sprangate dell'Istituto per le giovani nobili ha già visto passare i camion con le bandiere rosse. Sulla porta del collegio ha letto la scritta «Morte ai cuccioli borghesi». Capisce bene quello che sta accadendo. Come per i Turbin, anche per lei, la bulgakoviana Città era stata «ricca di sole d'estate, ricca di neve d'inverno e due stelle erano state particolarmente alte nel cielo: la vespertina Venere, stella dei pastori, e il rosso, fremente Marte». Avevano segnato molte vite. Kiev è il punto di rottura nella lunga vita di Marie Gagarine che, parigina da mezzo secolo, ha deciso di raccontare la storia della sua lotta per sfuggire ai bolscevichi e alla Ceka in una autobiografia dal titolo un po' da telenovela Bionde erano le messi dell'Ucraina, vale a dire «una grande famiglia aristocratica russa prima e dopo la Rivoluzione d'Ottobre» (Longanesi, traduzione di Emanuela Fubini, pp. 327, L. 28.500). Ma telenovela il libro non è. Bestseller in Francia, il romanzo, che affonda le sue radici nell'infanzia e nell'adolescenza della protagonista e si chiude proprio alla fine degli Anni 10, ha un robusto ritmo narrativo, sostenuto dalla evidente frequentazione dei padri letterari della Santa Russia. Priva di cecoviane malinconie o di rimpianti, l'autrice pare piuttosto una tolstoiana, scaltra e raffinata. E che, singolarissima esordiente, sia una vera scrittrice lo dimostra l'attenzione francese per il suo secondo libro Le thè chez la comtesse, presaftitato da Laffont e non ancora arrivato in Italia: una serie di racconti attraverso i quali si illuminano, tra ironia e disperazione, squarci della sua vita di emigrante. La figlia dell'antica principessa, Macha Meril, attrice cinematografica, racconta nella presentazione che sua madre ha lavorato vent'anni attorno a quest'opera. Senza speranza di vederla pubblicata. Storie di esuli russi? A chi interessavano ormai? L'epopea leninista giudicata dai perdenti, dai revenants? Che senso poteva ancora avere? Baciando la mano alla vecchia signora, gli editori rifiutavano. Poi venne l'89. Un po' per amicizia, molto per fiuto, Laffont decise di tentare. Sul cadavere (presunto) del comunismo si cominciava, anche nel mondo della carta stampata, a combinare i buoni affari che tutti abbiamo sotto gli occhi. E questo sembra essere tra i migliori. Marie Gagarine racconta la drammatica fuga da Kiev verso Odessa nel fatidico '17. Attraversa il Dnepr a nuoto per entrare clandestinamente nella Bessarabia diventata romena. Da Kotin, dove viene rivestita e aiutata da una eccentrica zia degna delle più classiche immagini del vecchio mondo russo, la ragazza raggiunge la Bucovina: comincia, sola, il suo viaggio di libertà verso l'Occidente. La famiglia seguirà in parte il suo percorso ma soltanto sino alla Romania; e quando nella seconda guerra mondiale l'Armata Rossa invaderà la Bessarabia i genitori, le sorelle con i loro bambini saranno mandati in Siberia, insieme con un milione di polacchi e cinquecentornila romeni. Dopo la morte di Stalin, i deportati sopravvissuti incominciano a tornare ai loro paesi d'origine, le sorelle si stabiliscono vicino a Odessa dove Marie le ha ritrovate non molti anni fa. . i Mirella Appiotti

Persone citate: Emanuela Fubini, Laffont, Lenin, Longanesi, Macha Meril, Marie Gagarine, Stalin