BULGAKOV E LA CEKA di Sergio Trombetta

BULGAKOV E LA CEKA BULGAKOV E LA CEKA Inedito: il vero finale della «Guardia bianca» censurato /JXA (% MOSCA flj ■ erano anche i cekiH 1 / sti nel finale della | ■ Guardia Bianca, il romanzo in cui Mikhail Bulgakov descrive autobiograficamente la sua V J Kiev negli anni della guerra civile. I famigerati agenti della polizia politica sovietica, la Ceka (che nei decenni successivi si sarebbe chiamata Ghepeù, Oghepeù, Nkvd e finalmente Kgb), trasformavano in terribile incubo il sogno di Aleksej Turbin che chiude il romanzo. Si tratta di quelle pagine in cui l'autore descrive la notte fra il 2 e il 3 febbraio del 1919, quando, mentre Kiev dorme, le truppe bolsceviche entrano nella capitale ucraina. Ma dei cekisti nella versione che conosciamo del romanzo non c'è traccia. Bulgakov stesso li aveva eliminati al momento della pubblicazione. Da dove viene dunque questo diverso finale del romanzo che pubblichiamo qui sotto in esclusiva? Da un dattiloscritto, con ampie correzioni di mano di Bulgakov, trovato a Mosca da un collezionista di manoscritti. Insieme ai cekisti, in questa versio- ne, ci sono anche riferimenti a persone ancora vive al momento in cui l'autore scriveva, precise posizioni politiche antisovietiche. E dunque, se bisogna credere al dattiloscritto, La Guardia Bianca non è il romanzo della conciliazione, della resa da parte dei borghesi al nuovo ordine politico, dell'accettazione dei bolscevichi che impadronendosi di Kiev pongono fine ad una insostenibile guerra civile che ha visto, nei mesi a cavallo fra 1918 e 1919, alternarsi al potere le forze dell'atamano sostenute dai tedeschi e quelle del bandito Petljura. Il sogno di Turbin (un inedito che pubblichiamo per la prima volta qui accanto) descrive i cekisti come agenti del terrore, vendicatori sanguinari che tormentano la coscienza del monarchico ufficiale dell'esercito bianco. Non stupisce dunque che proprio una rivista russa molto conservatrice, Slavo, abbia annunciato la pubblicazione di alcuni brani di questa versione (peraltro la rivista non esce da mesi per la penuria di carta). Ma c'è da credere a questo dattiloscritto? Sì, senza ombra di dubbi. Almeno a sentire Viktor Losev, studioso di Bulgakov e conservatore dei manoscritti del romanziere custoditi presso la Biblioteca Lenin. Proprio a Losev infatti si è rivolto per una perizia Igor Vladimirov, il collezionista eli Mosca autore del ritrovamento. Lo studioso, che fra l'altro ha curato per Leonardo la pubblicazione di II grande Cancelliere, un grosso volume che contiene due versioni inedite precedenti quella definitiva di II Maestro e Margherita, racconta così questa vicenda: «Quando Vladimirov è venuto da me, mi sono trovato davanti alla parte finale del romanzo che lo scrittore aveva affidato a I. Lezhniov, redattore della rivista Rossija. Un ritrovamento importante, anche perché sino ad ora a nessun ricercatore era capitato di imbattersi in neppure una pagina manoscritta o dattiloscritta della Guardia Bianca, benché a tutti fosse noto che esistevano numerose varianti». Secondo Losev il dattiloscritto permette di chiarire alcuni punti, oggetto di ^terminabili discussioni fra gli studiosi, a proposito della terza parte, quella finale, del romanzo. Le prime due, infatti, furono pubblicate sulla rivista Rossija (numeri 4 e 5) all'inizio del 1925. La terza, a cau¬ sa della chiusura della rivista, non vide la luce. Sino al 1966 il romanzo non uscì in forma completa in Urss. Fu pubblicato nel 1927 a Riga «ma con enormi cambiamenti - precisa Losev - e con un finale fasullo e "analfabeta", secondo l'espressione di Bulgakov. La versione completa e approvata dallo scrittore, considerata quindi "canonica", comparve alla fine degli Anni 20 a Parigi presso l'editore Concorde». Ma ora il dattiloscritto di Vladimirov pone dubbi sulla canonicità della versione parigina, evidentemente purgata da Bulgakov per timori politici. E, tuttavia, bastano le correzioni a mano a decretare l'autenticità del ritrovamento? Losev ha una ulteriore prova: «Nell'archivio dello scrittore si conservavano le bozze della terza parte del romanzo non uscita sul sesto numero della rivista Rossija. Mancavano però proprio le pagine conclusive. La comparazione di quelle bozze con U dattiloscritto di Vladimirov dimostra che il ritrovamento è veramente la parte finale del romanzo. La fine del testo delle bozze coincide con l'inizio del manoscritto». Sergio Trombetta Mikhail Bulgakov (a fianco); .sopra, prima di morire, con fa moglie e il figlio di lei; a sinistra, con Jeléna Sergéevna, la seconda moglie

Luoghi citati: Kiev, Mosca, Parigi, Riga, Urss, Vladimirov