LA MARCIA DELLA CINA VISTA DA BOTTEGHE OSCURE di Claudio Gallo

LA MARCIA DELLA CINA VISTA DA BOTTEGHE OSCURE LA MARCIA DELLA CINA VISTA DA BOTTEGHE OSCURE TRA pochi mesi, quest'autunno, il XIV Congresso del partito comunista cinese potrebbe diventare teatro di uno scontro decisivo tra riformisti e conservatori. Il primo di tale portata dopo il massacro di piazza Tienanmen, tre anni fa, quando l'intramontabile Deng Xiaoping chiuse nel sangue quel ciclo di riforme che proprio lui aveva iniziato all'indomani della cacciata della Banda dei Quattro. Appunti cinesi di Antonio Rubbi, a lungo responsabile della «politica estera» del pei e poi del pds, trova, nell'attesa di questo scontro cruciale per il destino di un Paese di oltre un miliardo di abitanti, un'attualità stringente. Resoconto di tredici anni di rapporti burrascosi tra il partito comunista più ligio ai dogmi marxisti-leninisti, il pcc, e quello più riformista e innovatore, il pei, il libro illumina gli sviluppi tortuosi della «perestrojka» cinese con la vivacità della testimonianza diretta. Dal cauto riawicinamento tra i due partiti, nel '79 dopo diciassette anni di rapporti congelati, allo «storico» viaggio di Berlinguer a Pechino, a quello di Natta in pieno fervore riformista, al soggiorno romano di Hu Yaobang fino alla tragica Primavera di Tienanmen, scorrono immagini appassionanti, drammatiche e contraddittorie che ci portano nel cuore del grande enigma cinese. La fiducia con cui Rubbi guarda ai nuovi sviluppi nasce dalla convinzione che «le novità introdotte nella società cinese dalla riforma economica e dall'apertura all'esterno spingono oggettivamente verso la democratizzazione e la liberalizzazione». Qui sta il nodo, la «quinta modernizzazione», quella della po- litica e della società civile, che i manifestanti della Tienanmen hanno invano chiesto a Deng. E proprio Deng Xiaoping, che l'Occidente ha perfidamente lodato, poi ipocritamente condannato e subito assolto in nome del dio Mercato, è restituito a una dimensione più realistica di «autocrate illuminato che non si è mai allontanato dalla concezione marxista-leninista ortodossa». Il suo, annota Rubbi dopo averne condannato l'avallo alla repressione, è «un riformismo senza democrazia», sì alle riforme ma senza intaccare la supremazia del partito. Il tracollo sovietico, per la gerontocrazia di Pechino, non è che una riprova di quel postulato. . I taccuini di Rubbi alla fine mostrano un duplice volto: non solo accompagnano il lettore dietro le quinte (forse con qualche riservatezza nel registrare certi umori di Botteghe Oscure) di un confronto ideologico che riflette la storia recente dell'ultimo gigante comunista ma, attraverso quel confronto, raccontano anche, specularmente, i travagli che hanno portato alla nascita del pds, dalla falce e martello alla quercia. Claudio Gallo Antonio Rubbi Appunti cinesi Editori Riuniti pp 348. L 33.000 Rubbi racconta i rapporti tra Cina e pei di Berlinguer (nellafoto)

Persone citate: Antonio Rubbi, Berlinguer, Deng Xiaoping, Natta, Rubbi

Luoghi citati: Cina, Pechino