MANCONI: GLI ALBANESI CI HANNO RESI RAZZISTI

MANCONI: GLI ALBANESI CI HANNO RESI RAZZISTI MANCONI: GLI ALBANESI CI HANNO RESI RAZZISTI GMILANO LI anni sono quelli tra l'estate 1989 e il 1992, tra l'assassinio di Jerry Masslo - l'atto di razzismo che per la prima volta ha causato la morte di un immigrato - e il presente. Concentriamo l'analisi su questi tre anni; e sosteniamo che in questo arco di tempo l'Italia è diventata sempre di più assimilabile ad altri Paesi dell'Occidente ricco. Paesi che sono segnati, nelle loro strutture e processi sociali, dal razzismo». Comincia così il saggio di Laura Balbo e Luigi Manconi I razzismi reali (Feltrinelli, pp. 142, L. 18.000). Seconda perlustrazione che i due sociologi dedicano alle questioni sollevate dall'immigrazione degli extracomunitari in Italia. Nella prima (7 razzismi possibili, Feltrinelli, 1990) si ipotizzavano gli sviluppi e l'inasprimento del confilitto razziale. In questo se ne constatano gli effetti e si cercano buone risposte a una serie di cattive domande: perché è avvenuto? E quando e come. Lo spartiacque, dicono i due autori, è la questione albanese. Il peggio avviene lì, con le immagini di quei traghetti arrugginiti, gli uomini ammmassati nello stadio, gli scontri di Bari, il pane gettato sulla folla, il rimpatrio forzato di quegli straccioni venuti a rovinarci l'estate '91. Spiega Manconi: «A partire da quei giorni, l'opinione comune si salda con quella delle autorità: no, non siamo un Paese aperto; non possiamo spalancare la porta a chiunque bussi. Tutta l'Italia applaude quando la polizia con uno stratagemma rimanderà indietro gli albanesi irriducibili. Magari era anche legittimo, non è questo il punto. La cosa interessante è l'eccitazione con cui venne salutata quella azione. Lì c'è proprio la svolta culturale». Lei dice: da quel momento le forme di ordinario razzismo si assestano. Si rompe un argine, diventa legittimo parlare a voce alta della fortezza Italia. Non è poco. A questa involuzione culturale ha contribuito anche la legge Martelli? In parte sì. Non nego che abbia avuto effetti positivi, primo fra tutti quello di avere regolarizzato la vita di molte migliaia di immigrati. Ma è una legge fortemente selettiva, che si occupa poco di accogliere e molto di lasciare fuori. Qualcuno dice che gli immi- eati sono già troppi, oltre soglia di tollerabilità, e che le regole per l'accesso sono necessarie. Le regole vanno benissimo, si tratta di vedere quanti steccati alzano. Secondo la legge in Italia può entrare solo chi dimostra di avere un lavoro e una casa. Non è un po' troppo? Non si incentiva l'immigrazione clandestina? In quanto alla soglia, posto che esista, raffrontiamo l'affollamento italiano con quello degli altri Paesi - Francia, Garmania, Inghilterra - e scopriremo che il nostro milione di immigrati è una quantità molto modesta. Nascerà anche in Italia un partito razzista? Ci siamo posti la domanda anche nel saggio. La risposta è no. Credo che diversi soggetti sociali associazioni, gruppi spontanei di cittadini, gang giovanili - finiranno per aggregarsi sul tema del razzismo, ma partiti veri e propri no. In Italia c'è ancora una forte interdizione culturale a dirsi razzisti: siamo un Paese cattolico e ancora con forte spinte solidaristiche. C'è chi dice: aiutiamoli a sviluppare i loro Paesi, anziché costringerli a lavori umilissimi nei nostri. Lei cosa ne pensa? Penso che i tempi non coincidano. C'è l'urgenza della gente che scappa da un Paese affamato, e c'è la lentezza di organizzare lo sviluppo di una economia. Sono due tempi diversi. E' ovvio che noi dobbiamo cooperare con loro, investire nelle loro industrie e così via. Ma dobbiamo anche preparare l'accoglienza, qui e ora, per chi non ha speranze di una vita decente. Le due cose non sono affatto in alternativa. Pino Corrias

Persone citate: Feltrinelli, Jerry Masslo, Laura Balbo, Luigi Manconi I, Manconi, Pino Corrias

Luoghi citati: Bari, Francia, Inghilterra, Italia