Buglioni, intimo e mariuolo di Gabriele Ferraris

Buglioni, intimo e mariuolo s. Margherita: in discoteca il cantautore rinuncia alla maschera da bravo ragazzo Buglioni, intimo e mariuolo Vecchie canzoni e strofette salaci Poi ammette: «Contrasti con Zard» S. MARGHERITA LIGURE dal nostro inviato Diventa difficile scrivere di canzonette. Prendi vino come Baglioni e cerca di spiegarlo. Hai voglia, dovresti essere un esperto di quelli che sanno tutto e dicono la loro su tutto, sulle gonne lunghe e sulle vacanze corte, e sul costo del lavoro, e sulla piadina alle feste dell'Unità. Che ci fa Baglioni, il ragazzo da stadio, al Covo di Nord Est? E' il locale delle vacanze bene, tipo la Bussola degli anni beati e beoti, e guarda caso ci trovi proprio Sergio Bernardini, il vispo Sergio patron della Bussola mitica, lui e Alberto Bevilacqua lo scrittore pigiati fra ragazzine e mamme, e playboy di mezza età e a mezzo servizio, sarano duemila al Covo per ascoltare il Divo Claudio che torna a «fare i night»: si diceva così una volta, «fare i night», adesso si dice «fare le discoteche», ma più o meno è lo stesso, il cantante arriva a mezzanotte, canta, applausi, e tutti a nanna con l'impressione d'essersi presi una botta di vita mica da ridere. Però Baglioni riempie gli stadi, non è uno da night. L'entusiasta Bernardini se lo ricorda, il Baglioni pianoforte e voce, ricordi antichi, «l'ultima volta l'aveva fatto da me, sono anni e anni, c'era pure Renato Sellani il pianista jazz», e se ne ricorda pure Baglioni che cita Sellani presentando «Notte di note», sai alla gente che importa di Sellani, il concerto sta cominciando e sono ammucchiati, caldo africano e proteste «seduti seduti» e il disorientato Baglioni parte in salita, «e sedetevi, dai, state boni», gli schiamazzi continuano e lui dà un gran colpo sulla tastiera del piano con l'aria di «questi li mando a stendere». Poi s'appiccica il sorrisone e va avanti ed è un disastro biblico, su «Avrai» infila una compilation di stecche da far paura al coro di una bocciofila, passa alla chitarra e confida «devo prendere un po' di fiato», ecco bravo, fai così. ((Amore bello» alla spera in dio e poi un messaggio cifrato, «l'unica canzone d'amore che avrei voluto scrivere e non ho scritto, vorrei dedicarla a una persona che sa». Brivido di curiosità fra la folla, Baglioni aggiunge un paio di considerazioni su quanto sia vantaggioso stare su un palco, «si possono raccontare i fatti propri e dire cantando cose che a parole non si dicono, e ti pagano pure». Bibrivido fra la folla, lui attacca «Reginella», ma non ci chiappa proprio. Così - benché le fanciulle s'accalorino, le mamme si commuovano, e i playboy a mezzo servizio ciondolino al bar - il concerto sembra avviato verso un mesto facciamo in fretta e chiudiamo l'incidente. E invece no, diavolo d'un Baglioni. S'è scaldato la voce e il sorrisone non è più appiccicato, è vero. Sta cominciando a divertirsi: il piano, la chitarra, un po' di elettronica per fingere una batteria, è come Porta Portese, cosa vuoi di più? «Poster», dignitosa esecuzione, è la svolta: lui sciolto, aneddotico, racconta come e qualmente cantò l'«Ave Maria» al matrimonio di sua cugina e suonò l'organo a un funerale, soltanto che gli venne fuori una marcia nuziale e il prete sembrava un po' contrariato. Vai con «Signora Lia» e diamoci dentro, «Tu come stai», «Viva l'Inghilterra» e l'intero bric-à-brac del baglionismo, passerotto non andare via e chissà se prima o poi se ogni tanto penserai. Baglioni è quello, stiamo ancora a raccontarcela che non è Dylan e neanche De André? Lo sanno pure i bambini, e pure Baglioni. Però stasera sta diventando speciale, voglia di divertirsi e persin scampoli di musica, coro di «Porta Portese» con incitamento, «forza, senza vergogna», addirittura - inaudito! - uno svagamento in senso proprio e figurato, «eh eh - ridacchia il cascolacelo - c'è una canzone che fa "disse la vacca al mulo, come ti puzza il..."» e accenna il brioso motivetto. Vabbé, il pubblico non è quello solito e gli «ale oo» tentati da generose frange di baglioniane dure si spengono senza fortuna, ma il Divo Claudio ormai suona e canta per sé, per le sue insicurezze e le sue allegrie di vecchio ragazzo. Finisce e la gente accenna timide richieste di bis senza convinzione, non s'usa o non si osa, vassapere. L'agile Baglioni è lesto a tornar sul palco, sennò comincerebbero a sfollare. Piazza ancora «Piccolo grande amore», «Sabato pomeriggio», «E tu», saluta, e lancia un messaggio, «spero di ricominciare presto a fare questo lavoro». Per la serie «in cauda venenum», ovvero chi vuol capire capisca. L'alleanza di ferro fra Baglioni e il suo supermanager Davide Zard è in fibrillazione? Zard non era entusiasta di quest'idea del Covo: ha messo in piedi uno spettacolo d'alta tecnologia, per il suo pupillo, e 'sto matto s'incaponisce a fare il Fred Bongusto. E poi, la tournée. A Ferragosto c'è stato un grave incidente a Lignano: un fortunale dopo il concerto, e un uomo dello staff, Pietro Kramer, è morto. Le attrezzature del fantascientifico palco sono sotto sequestro (l'inchiesta è d'obbligo) e Zard preferirebbe sospendere i concerti. Baglioni, invece, è scosso ma vuole andare avanti, e butta lì a denti stretti: «Molte cose non collimano, con l'organizzazione, circa il futuro... ci sono alcune diversità di vedute». Detto da uno come lui, tanto bravo ragazzo, è una raffica di mitraglia ad alzo zero. Gabriele Ferraris Baglioni in concerto al Covo di Nord Est: serata «intima» per un cantante abituato a folle da stadio

Luoghi citati: Covo, Inghilterra, Lignano, Nord Est