«Hitler è la mia unica bandiera»

«Hitler è la mia unica bandiera» «Hitler è la mia unica bandiera» Parla un neonazista: maMein Kampffa dormire ROSTOCK DAL NOSTRO INVIATO Georg T. non vuole dire che cosa fa nella vita, per timore di rendersi identificabile. Magari niente. Perché no? A Rostock i disoccupati sono circa il venticinque per cento della popolazione attiva. Tuttavia un modo per trascorrere le serate, quantomeno, ce l'ha: prendersela con gli asylanten. I suoi argomenti: karaté, tirapugni, anfibi chiodati. Gli amici d'avventura: ragazzi come lui (di anni ne ha 18), dalle inconfessabili simpatie per il genere «miliataria», ovvero - occasionalmente - nazi-skin. «Sono ingenui, troppo» dice. «Glielo si vede addosso il loro credo: catene, testa a zero, borchie. Questo può renderli vulnerabilissimi». «Io, invece, sono nazista "dentro"». Nella birreria appena fuori Rostock Georg ingolla il terzo boccale della serata. Lichtenhagen non è lontana. Più in là - solo qualche chilometro - Warnèmunde, irreale Rimini baltica, con le dune, promenade, trenino ciufciuf per i ragazzini. «Non ci vado quasi mai. Senza teppa extraeuropea o quelle bestie di zingari chi pesteremmo?». Che cosa te li fa odiare? Non è una mia iniziativa. Qui ognuno la pensa come noi, an- che i vecchi. Ma si vergognano. Vivere nella Ddr li ha resi servi. Io, almeno, agisco. Li vedi nelle tue case, spesati dalle tasse che paghi, a non lavorare. Sono loro i nuovi capitalisti. Allora, se hanno una sorella gliela terrorizzo (dovremmo violentarle, ma ci fa schifo). Loro li insultiamo. Oppure si fa a botte. E Hitler? Be', una bandiera già pronta risparmia fatica. Non che lo conosca bene. «Mein Kampf» fa morire di noia, tanto è prolisso. Ma sapeva agire. Degli ebrei me ne frego. Anzi, credo di non averne mai visto uno. Oggi Hi¬ tler li lascerebbe stare: manca la materia prima. Bisogna prendersela con le minacce vere, tipo gli zingari, i romeni o i vietnamiti. Buttiamoli fuori, non sono esuli ma profittatori delle nostre debolezze. I tuoi familiari come reagiscono? Non parliamo da anni. Con Honecker avevano la testa in pappa. Ogni sera a guardare gli spot sulla tv degli altri, l'occidentale: tutta roba che ancora oggi non possono permettersi. C era da sfasciarlo il televisore. Invece li ipnotizzava. Adesso ogni sabato li gratifica il rituale dello shopping a Lichtenhagen. Guardi bene, se ci va: due supermarket «Spar» grandi come una casa. Il primo sta sotto l'ostello degli asylanten. Cibo, stupido cibo da comprare per far finta che i soldi li abbiamo davvero. C'eri anche tu nell'assalto al ricovero degli esuli? Mica glielo direi! Comunque no: per quelle azioni vengono i professionisti, da Amburgo e Berlino. A noi resta l'ordinario quotidiano. Provi mai vergogna? Che si vergognino quei sozzoni. E' una causa giusta. Poi non esiste altro svago, qui. Di naziskin ce n'erano tranquillamente prima, senza aspettare il crollo del Muro. A Berlino Est, mi ricordo certi incontri calcistici dove la tifoseria superava - e parecchio - le violenze attuali. La polizia vi protegge davvero? Magari osassero. Del lavoro che facciamo noi dovrebbero essere loro a incaricarsi. Invece li abbiamo contro, o quasi. Che pensi della manifestazione antirazzista? Nulla. Sarebbe da scemi uscire allo scoperto adesso. Ma tra poche ore torneremo noi i padroni. E ci sarà ancora da divertirsi. [e. b.] «Qui tutti odiano gli asylanten, anche i vecchi, ma non lo dicono. Vivere in Ddr li ha resi servi» Un naziskin per le vie di Rostock [foto ap)

Persone citate: Georg T., Hitler, Honecker

Luoghi citati: Amburgo, Berlino, Berlino Est, Ddr, Rimini