Israele trema, ritorna l'incubo degli Scud di Aldo Baquis

Israele trema, ritorna l'incubo degli Scud Israele trema, ritorna l'incubo degli Scud Scatta l'emergenza: il Paese suddiviso in 10 aree a rischio TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il notiziario delle ore tredici della radio israeliana si è aperto ieri con marce militari. Una voce rauca ed eccitata, difficilmente percepibile, ha poi incitato gli sciiti e i curdi a rovesciare il regime di Saddam Hussein. Dopo aver trasmesso un altro brano musicale di tipo marziale, il celebre radioamatore Miky Gurdus ha spiegato che si trattava della registrazione di un programma diffuso in mattinata da una piccola stazione radio sciita, nell'Iraq meridionale. A un anno e mezzo dalla Guerra del Golfo, gli israeliani sono tornati a interessarsi, loro malgrado, delle faccende interne irachene. Come all'epoca delle maschere antigas e delle camere sigillate, in questi giorni di tensione centinaia di migliaia di abbonati si sono di nuovo sintonizzati sulla «Cnn» per seguire i «reportage» da Baghdad. Anche se nelle strade non si avverte ancora una tensione particolare, ieri il popolare quotidiano «Yediot Ahronot» ha fatto compiere al Paese un salto di un anno e mezzo indietro nel tempo, pubblicando in prima pagina una cartina di Israele, suddivisa in zone «a rischio di missili Scud». Tel Aviv e Haifa le città più colpite dai missili iracheni - sono state chiamate «area A» e «area B», e colorate di rosso. Il giornale ha spiegato che il Paese è stato suddiviso in dieci zone (mentre nel 1991 erano sei), per agevolare la vita della popolazione: «Adesso le aree non colpite potranno tornare più speditamente alla norma¬ lità, mentre le altre si troveranno ancora contaminate da un attacco chimico». Nessun portavoce ufficiale aveva finora osato essere così esplicito. Nelle prossime settimane, sempre secondo «Yediot Ahronot», gli israeliani dovranno imparare a distinguere le sirene d'allarme e di cessato allarme distintive della zona in cui abitano, riconoscere la sirena d'allarme per l'intero territorio nazionale, e non confonderle con altre due sirene, caratteristiche del fronte settentrionale e di quello meridionale. In un intervento tv teso a placare le ansie della popolazione, Yishai Dotan, un alto ufficiale delle forze preposte alla difesa delle retrovie, ha spiegato ieri che «questa volta le maschere antigas non dovranno più essere indossate automaticamente all'ingresso nella camera sigillata, ma solo quando un ordine specifico sia trasmesso via radio». Sulla base dell'esperienza' dei bombardamenti del 1991, Dotan ha affermato che anche i rifugi sotterranei «offrono una buona difesa, purché possano essere raggiunti in 120 secondi da quando scatta l'allarme». Da tutto ciò gli israeliani hanno dedotto che il rischio di trovarsi nuovamente esposti ai missili iracheni non è «esiguo» come aveva affermato il governo una settimana fa - ma alquanto tangibile. Saddam possiede tuttora 200 «Scud» e per fermare i missili iracheni, lo Stato ebraico dispone di due batterie di missili «Patriot». In caso di attacco, il preavviso resta di pochi minuti. Nei giorni scorsi, il primo ministro Yitzhak Rabin ha lanciato all'Iraq un ammonimento: «Se le nostre città saranno colpite, ordinerò un massiccio attacco su quelle del Paese aggressore». Il premier ha lasciato intendere inoltre che a un attacco chimico Israele reagirebbe con mezzi non convenzionali. Fonti militari israeliane hanno rivelato all'«Observer» che lo Stato ebraico possiede devastanti bombe al neutrone. Aldo Baquis

Persone citate: Dotan, Saddam Hussein, Yishai Dotan, Yitzhak Rabin

Luoghi citati: Baghdad, Iraq, Israele, Tel Aviv