La droga dietro il delitto

La droga dietro il delitto Torna il giallo della «ragazza nella valigia»: in carcere l'amica tossicomane La droga dietro il delitto Arrestata per spaccio, la donna sa molto su quella fine orribile A otto anni dal ritrovamento del corpo decomposto di Giacinta «Elena» Zampirelli dentro ima valigia di pelle marrone in una discarica di San Gillio, i sovrintendenti della Mobile sono tornati a interrogarsi su quella morte misteriosa vedendo entrare una donna in manette, in mezzo a due agenti della sezione narcotici, nell'ufficio del vicequestore Alessandro Poerio. La donna, Anna Prinotti, arrestata per spaccio di droga in via San Massimo 46 insieme con il convivente, il calabrese Salvatore Geracitano, 35 anni, era una delle migliori amiche di Elena. Non solo: era la sua confidente e, stando ai verbali dell'epoca, forse anche la custode degli inconfessabili segreti legati alla sua fine. Così, a distanza di tanto tempo, tornano i dubbi di allora: fu un delitto o una morte per overdose? E chi fece sparire il cadavere? Quando il 28 agosto 1984 una lettere anonima indirizzata a La Stampa permise a polizia e carabinieri di scoprire il corpo della ragazza nella valigia, Anna Prinotti aveva 22 anni, uno in più della vittima, ed era conosciuta con il nomignolo di «Annetta». Come la sua amica Elena, era tossicodipendente: per mettere insieme i soldi che servivano a comprare l'eroina, si prostituivano sui marciapiedi di corso Siccardi. Annetta abitava in via Carema 6, dove ancora oggi ha la residenza ufficiale, e dove, due settimana dopo il sopralluogo alla discarica, una sera piombò la polizia con tre ordini di cattura. Annetta fu fermata con altre due donne. Due compagne di strada, conviventi con Elena in un appartamento all'ottavo piano di corso Brunelleschi 40 fino al giorno della sua improvvisa scomparsa, luglio '84: Isabella Farina e Maria Assunta Masiello, entrambe venticinquenni. Isabella e Maria Assunta furono accusate di omicidio premeditato, occultamento di cadavere e sfruttamento della prostituzione. Secondo la ricostruzione effettuata dalla polizia sulla base di decine di testimonianze raccolte nell'ambiente della prostituzione. Elena era morta durante un festino organizzato proprio in corso Brunelleschi. Per sbarazzarsi del corpo, le amiche lo avrebbero nascosto in quella valigia marrone, e si sarebbero servite della 124 Rally rossa di Isabella per 0 trasporto fino alla discarica di San Gillio. Anna Prinotti finì in carcere per favoreggiamento personale. Interrogata dal dirigente della Mobile, Piero Sassi, dichiarò di essere all'oscuro di tutto e si rifiutò di rispondere ad altre domande: «Isabella e Maria Assunta sono mie ospiti da un po' di tempo. E' tutto quello che posso dire». Nei giorni successivi, mentre il medico legale completava la perizia sul corpo di Elena, e la scientifica mandava a esaminare a Roma alcuni campioni di terriccio trovati sulle ruote della 124, fu fermata una quarta persona, Gioacchino Miceli, inquilino anche lui in quell'appartamento in corso Brunelleschi: venne accusato di spaccio di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione nei confronti della Farina e dalla Masiello. Ma dopo gli accertamenti di rito, gli indizi non furono considerati sufficienti dalla magistratura. E poche settimane dopo, gli arrestati tornarono in libertà. Con la scarcerazione, si sono perse le tracce di Isabella Farina, Maria Assunta Masiello e Gioacchino Miceli. E' rimasta solo Anna Prinotti a riproporre periodicamente ai sovrinten- denti della Mobile dubbi e interrogativi vecchi di otto anni. Di lei si tornò a parlare nel 1986, quando per ventiquattr'ore si pensò che potesse essere la ragazza trovata morta carbonizzata, un giorno di aprile, sulle rive della Stura, e ancora nel 1987, in un'operazione antidroga- Gianni Armand-Pilon Una storia comune per le due giovani fino al tragico festino del 1984 ritrovamento del corpo decomposto di Elena Zampirelli (prima da sin). A fianco l'amica Anna Prinotti

Luoghi citati: Roma, San Gillio