Andreatta con Bankitalia: «Ce la faremo »

Andreatta con Bankitalia: «Ce la faremo » Andreatta con Bankitalia: «Ce la faremo » Ma Uckmar dice: «Val la pena di svenarsi su questi cambi?» ROMA. Chiusa la settimana da «cardiopalma» per la lira, arrivata tre volte ai limiti dello Sme, si fanno i conti. E, soprattutto dopo la diffusione dei disastrosi dati della bilancia valutaria di luglio, nascono molti interrogativi. Il primo: vai la pena di svenarsi fino alla morte per difendere questo tasso di cambio? Dalla Cee, dal governo e da Bankitalia sono già arrivate risposte secche: «Non si riallinea né si toccano i tassi», hanno fatto sapere sia il ministro del Tesoro, Piero Barucci, sia il governatore Carlo Azeglio Ciampi sdrammatizzando sia le quotazioni record tra lira e marco, sia il venerdì da thrilling che ha costretto la Cee a uscire allo scoperto. Da Bankitalia fanno sapere che le munizioni di via Nazionale sono sufficienti per difendere la moneta alla soglia massima di oscillazione nello Sme, come hanno già fatto altre monete, come il franco, che su quei livelli ci sono state per settimane senza che succedesse niente. E ciò, fanno capire a Bankitalia, con i tempi che corrono, non è poi il peggiore di tutti i mali: non solo si rende la vita più dura alla speculazione, ma si costringe la Bundesbank a uscire allo scoperto, costringendola a intervenire, secondo gli impegni comunitari, ogni volta che la lira entra in rotta di collisione con il marco. Quindi non si riallinea, né si svaluta. Un atteggiamento condiviso dall'ex presidente della Commissione Bilancio del Senato, Beniamino Andreatta, il quale si dice convinto che l'Italia riuscirà a «superare questo marasma senza riallineamenti». Tutto, però, dipende dalla Germania «che ha ricevuto da Bruxelles l'ordine di contenere il marco al di sotto del limite massimo». Andreatta è però anche convinto che «le tensioni di questi giorni evidenziano la necessità di arrivare presto all'Unione monetaria europea, perché oggi è il marco a mettere in difficoltà le monete più deboli, ma domani potrebbe essere il franco». Soltanto «con l'Uem si potranno evitare situazioni come quella attuale». Quanto alla lira, Andreatta ritiene che «i problemi riguardano la credibilità del nostro Paese: all'estero non credono ai provvedimenti che il governo dice di voler prendere. E in questo senso la vicenda Efim è stata molto importante». Meno tranquillo Vicktor Uckmar. «La svalutazione è una jattura, lo ammetto, ma continuare a dissanguarci per sostenere a oltranza la lira penso che sia ancora peggiore», dice il «principe» dei fiscalisti italiani, aggiungendo che «con un sistema fiscale "malato" come è il nostro, con lo Stato che deve sopperire con emissione di titoli al fabbiso¬ gno, sento di essere in contrasto con le posizioni ufficiali». «La lira - taglia corto Uckmar è surriscaldata, situazione che deriva proprio dalla lira forte in presenza di una economia debole. Lira forte per l'appetibilità dei tassi alti offerti; e marco altrettanto surriscaldato per i problemi che la Germania si trova a dover affrontare. Non vedo, pertanto, la necessità di dissanguarci per difendere a oltranza certe posizioni». E conclude: «Spero di sbagliarmi, spero di essere in errore, ma il mio parere è contrario alla linea ufficiale». Ma Ernesto Paolillo, presidente del Forex, l'associazione che raggruppa i cambisti italiani, non ha dubbi e si schiera con le posizioni di Bankitalia: «Essere arrivati al limite nel meccanismo di cambio - dice non vuol dire andare ad un riallineamento». Anzi, Paolillo è-convinto che «un riallineamento sarebbe dannoso per tutti». In questo momento, poi, cioè prima del referendum francese del 20 settembre, sarebbe «follia», perché «un mercato eventualmente impazzito dopo un ipotetico no dei francesi ne vanificherebbe gli effetti». Il presidente del Forex è anche convinto che domani le tensioni caleranno, ma venerdì prossimo «ricominceremo da capo». «Tutto - dice Paolillo - è incominciato con un referendum, quello danese, e tutto finirà con un altro referendum, quello francese». E nel frattempo? «Dobbiamo farcela da soli», è stato il secco commento dell'ex presidente dell'lri, Romano Prodi, convinto che le «vicende dell'Efim e della Federconsorzi hanno pesantemente minato la fiducia nei nostri confronti». E Carlo De Benedetti, presidente dell'Olivetti, è stato anche più duro: «Mettiamo il marco fuori dal serpente», finché la Germania non avrà risolto i problemi legati alla sua riunificazione. Solo a queste condizioni, poi, potrà essere ripresa, su basi più solide, la marcia che porterà alla nuova Europa. [c. roc] A fianco Nino Andreatta Sotto Victor Uckmar Romano Prodi ex presidente dell'lri Carlo De Benedetti presidente dell'Olivetti

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