Donna canterina, dove sei? di Marinella Venegoni
Donna canterina, dove sei? Novità straniere e volti noti alla rassegna veronese di cantautrici Donna canterina, dove sei? Fra le italiane Maria Monti e Ombretta Colli, l'arte «povera» di Odetta Il Tenco, senza soldi, in cattive acque: meglio l'assessorato o lo sponsor? VERONA DAL NOSTRO INVIATO Insalatona rosa di musica mista. Speziata dalla verve della bardana Margareth Menezes di fianchi opimi, nobilitata dall'arte ((povera» e straordinaria della folksinger nera americana Odetta, l'annuale Rassegna della canzone d'autrice si è chiusa ieri sera al teatro Romano dopo due serate fitte e di gran successo, nelle quali l'unica a non mancare è stata la varietà: stili e scuole e paesi lontanissimi fra loro si sono allegramente susseguiti. Particolarità di questa Rassegna Veronese è che non vengono mai invitate due volte le stesse artiste. Utile regola che costringe gli organizzatori a peregrinare per Paesi e filoni musicali, alla ricerca di qualcuna che valga la pena d'essere ascoltata. L'anno scorso c'erano per esempio le magiche Voci Bulgare, e per l'Italia la selvaggia Pietra Montecorvino, che dal palcoscenico del teatro Romano è poi partita per un'annata ricca di esperienze e non sempre coronata dal successo meritato. Questa volta, per il nostro Paese, le scelte sono state davvero curiose: la prima sera, il gradito ritorno di un volto quasi dimenticato dai non milanesi, Maria Monti; e ieri si è affacciata Ombretta Colli con uno spezzone del suo spettacolo «Donne in amore». Una rappresentanza fra canzone e cabaret, di signore ormai consolidate nella loro arte, che lascia intuire la mancanza di nuovi talenti rilevanti nella canzone italiana al femminile. In effetti, non tira una grande aria, fra le matricole: c'è soltanto un proliferare di interpreti pop, bravine finché si vuole ma di stoffa poco consistente. Regola del tutto contraria a quella veronese resiste all'autunnale Premio Tenco di Sanremo, da cui emana questa Rassegna, organizzata dal vicepresidente del Club Enrico De Angelis. Là ogni anno resistono i volti storici della tradizione cantautorale, ed è del tutto bandita la sponsorizzazione della manifestazione, che invece per la prima storica volta ha fatto il suo ingresso qui al Teatro Romano: con la femminilissima ditta di cosmetici americani Avon, che non ha per niente disturbato i lavori e le musiche se non attraverso un marchio discreto sul palco. Speriamo abbiano memorizzato questo non secondario particolare i grandi padri del Tenco, laggiù a Sanremo: la loro manifestazione è in eterno pericolo (anche quest'anno, sarà forse rinviata da ottobre a novembre) perché essi unici al mondo ancora sfuggono alle sponsorizzazioni. Avranno visto troppi Festivalbar. Non si convincono che le tecniche moderne non sono per forza tanto invasive come appaiono in certi programmi televisivi. E' meglio avere uno sponsor bello chiaro e stampato, piuttosto che dover andare a pietire soldi nei famigerati Assessorati, con l'aria non proprio salubre che tira in gran parte dei Comuni italiani. Speriamo l'abbiano capito: sono ancora in tempo a rimediare; la Rassegna Tenco è tanto famosa che non stenterebbe a trovare un mecenate adatto. Marinella Venegoni
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