Poveruomo, quanta fatica per essere maschio

Poveruomo, quanta fatica per essere maschio Il saggio della Badinter, «femminista compassionevole», accende la discussione in Francia Poveruomo, quanta fatica per essere maschio Fin dalla nascita, deve vincere la donna che nasconde in sé STI UOMO di oggi è troppo j molle, l'uomo di ieri era troppo duro». Un calvai rio. «Quello che ci vuole è Ul'"uomo riconciliato"». Ma non c'è. Come crearlo? Seguendo gli insegnamenti di Elisabeth Badinter, emerita psicologa francese. Ex bellissima donna, dura femminista della prima ora, adesso trasformata in «femminista compassionevole, tenera come una nurse» al capezzale del maschio ammalato, dolente, sopraffatto, sperduto, ha messo un'altra volta a rumore i media d'Oltralpe con un saggio provocatorio sulla eterna lotta dei sessi (quella vera, altro che marxismo, lotta di classe...). X Y. A proposito dell'identità maschile è il titolo del libro in uscita da Jacob. «E il titolo dice tutto - commenta il Nouvel Observateur che dedica pagine all'argomento e apre il dibattito - poiché "Y" è il cromosoma che determina il sesso maschile e "X" è il cromosoma della donna, l'unione delle due lettere scientificamente esatta per definire il maschio, ribadisce la presenza, addirittura la preponderanza, secondo teorie scientifiche recentissime, della femminilità nell'uomo». Inaccettata, per millenaria cultura. Causa di tutti i mali dell'uomo, secondo la studiosa, che non dimentica di tenere in conto lo smarrimento provocato a suo tempo nel sesso cosiddetto forte dalla rivelazione freudiana della nostra bisessualità. Che fare allora, dal momento che, secondo la Badinter, il recupero pieno del partner è urgente, come dire o adesso o mai più? Bisogna insegnargli ad accettare una drammatica sfida: riconoscere la propria femminilità come un magnifico dono della na- tura, cominciando però subito a costruirsi la propria identità virile «che naturalmente non significa violenza e aggressività. Vuol dire conoscenza, e quindi equilibrio». Difficile. Ma se così non avviene l'uomo diventa un infelice come Henry James, «impotente per colpa del grembo insidiosamente avviluppante della madre», o un macho ostentato alla Hemingway, traumatizzato per sempre da un'infanzia trascorsa vestito da bambina. «Il problema è che la mascolinità è "seconda", bisogna crearla», dice Elisabeth Badinter ribaltando il famoso grido di guerra di Simone de Beauvoir «Non si nasce donne, lo si diventa...». Vissuto per nove mesi in una pancia femminile, il bambino per esistere in quanto maschio «deve prima di tutto respingere il suo primo oggetto d'amore, la donna, la madre con la quale era in simbiosi... Il "matricidio" ben più del "parricidio" di cui parla Freud è la condizione essenziale per diventare uomini. Ma il maschio è una sorta di "artefatto", una costituzione fragile. La sua grande debolezza è quel continuare a definirsi negativamente: "non sono un bebé, non sono una donna, non sono un omosessuale". Basta con l'obbligo di baciare una donna per sentirsi uomini, di avere una donna per non "essere" una donna...». X Y farà rumore. L'omosessualità occupa una larga parte del libro. Spiega l'autrice: «Sono ferita dall'emofobia ufficiale. Anche il papa ci si è messo. Oggi si punisce il razzismo, il sessismo, ma nessuno condanna l'omofobia. L'omofobia è l'ultimo bastione della società patriarcale. Che cada, una buona volta, e gli uomini potranno più facilmente finirla con la mascolinità mutilata. E' l'uomo che fabbrica l'uomo. E' il padre la chiave di volta di tutto il sistema, ma egli continuerà a giocare al grande assente sino a che l'omosessualità sarà colpita da anatema». La Badinter, con straordinario tempismo, arriva alle estreme conseguenze: «Perché una madre che gioca col figlio, lo accarezza, lo titilla, non è accusata di pedofilia? E sull'uomo, invece, la minaccia dolorosamente incombe?». Uomini celebri o di genio appoggiano le tesi della psicologa francese. Al regista Jerome Sa¬ vary piace che le donne siano sempre più esigenti per la fortuna degli uomini: «E mi piace dare piacere, ma - aggiunge - il piacere va dato soprattutto con la dolcezza...». E Vadim, l'uomo che creò Brigitte Bardot? «Diffido di quegli uomini che vogliono provare di essere i più forti». C'è anche una voce dissonante, è quella del critico Pascal Bruckner, che scrive con un certo sorriso: «La brava Badinter semplifica un po' troppo il problema. Oltre al fatto che la società è ancora largamente favorevole al "sesso forte", c'è almeno un punto sul quale gli uomini sono avvantaggiati: l'età. Gli uomini restano partners desiderabili e "commestibili" sino alla sessantina (et ultra). Vantaggio del quale le donne beneficiano raramente...». Atrocemente esatto. Ma allora, è così vero questo «màleètre»? Mirella Appiotti Vadim: «Diffido dei troppo forti» Il regista Savary: «Donne esigenti, uomini fortunati» Ma il critico Pascal Bruckner ribatte: «Il sesso "forte" resta in vantaggio. A 60 anni gli uomini sono ancora "commestibili", le donne quasi mai»

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