«E' un golpista il generale di Eltsin»

«E' un golpista il generale di Eltsin» Le rivelazioni in un libro: è stato tra gli ideatori della fallita ribellione di agosto «E' un golpista il generale di Eltsin» Igiudici accusano il ministro della Difesa Graciov MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Il generale Pavel Graciov, ministro della Difesa di Russia, nominato da Eltsin, sarebbe direttamente implicato nella preparazione del golpe dell'agosto scorso. Lo affermano, in base a precise testimonianze, nientemeno che il Procuratore Generale di Russia, Valentin Stepankov, e l'inquirente principale dell'inchiesta sul putsch, Evghenij Lisov. Gli «accusatori» hanno pubblicato un libro-ricostruzione di quei drammatici giorni, scritto a due mani, di cui ieri la Komsomolskaja Pravda ha dato alcuni estratti. A prescindere dall'allegra violazione del segreto istruttorio, perpetrata dai due magistrati mentre ancora il processo non è neppure cominciato (ma così vanno le cose a Mosca di questi tempi), resta il fatto estremamente grave - delle documentate accuse contro il ministro della Difesa in carica. Il testimone che chiama in causa Graciov è un ex agente dello spionaggio estero, Aleksei Egorov, che assistette alle riunioni preparatorie decisive promosse dall'allora presidente del Kgb Vladimir Kriuchkov. Secondo Egorov, Pavel Graciov, allora comandante delle truppe paracadutiste, sarebbe stato coinvolto in una prima riunione segreta, il 5 agosto, in una base del Kgb presso Mosca. All'ordine del gior¬ no Kriuchkov aveva messo la formazione di un gruppo di uomini che avrebbero dovuto raccogliere dati per valutare la reazione popolare all'eventuale instaurazione dello stato d'emergenza. Del gruppo facevano parte Egorov e Zhizhin, del Kgb, e Graciov. Secondo le rivelazioni di Stepankov e Lisov, i tre portarono le loro conclusioni unanimi a Kriuchkov due giorni dopo: negative. E Kriuchkov avrebbe preso atto, aggiungendo però una propria valutazione: «Dopo sarà tardi». Dunque non solo Graciov sarebbe stato già informato, fin dal 5 agosto (Gorbaciov era già partito per la vacanza), dei progetti di Kriuchkov, ma sarebbe stato uno dei pochissimi a essere direttamente coinvolto. Ma c'è di peggio. Il 14 agosto si tiene nello stesso posto una nuova riunione, cui Graciov prende di nuovo parte, nella quale Kriuchkov scopre le carte: «Gorbaciov soffre di disordini psicologici» e occorre quindi «instaurare lo stato d'emergenza». In quell'occasione il gruppo esamina in concreto la lista delle misure che dovranno essere prese per avviare il golpe. Il secondo ospite della prigione «Matrosskaja Tishinà» che riceve un colpo mortale dal libro di Stepankov e Lisov è l'ex presidente del Soviet Supremo dell'Urss, Anatolij Lukianov. Questa volta il testimone d'accusa è un altro golpista, l'ex premier Valentin Pavlov. Lukianov si è dichiarato estraneo al complotto e vittima di un processo politico. La versione dei fatti da lui proposta (e contenuta nel suo diario personale di cui «La Stampa» pubblicò alcuni estratti) accredita la tesi, anzi, di una sua decisa opposizione al rovesciamento di Gorbaciov. Ora Pavlov racconta che la domenica sera in cui tutti i golpisti si riunirono, dopo l'isolamento di Gorbaciov a Foros, Lukianov non solo non si dissociò dalla banda, ma ingaggiò con gli altri una lunga discussione su chi avrebbe dovuto assumere le funzioni presidenziali, convincendo alla fine l'esitante vice-presidente Janaev (che, in un primo tempo, voleva fosse lo stesso Lukia¬ nov a farsene carico) a guidare formalmente il Comitato per l'Emergenza. Secondo le parole di Pavlov: «Dopo la relazione (di Kriuchkov, ndr) tutta l'attenzione dei presenti si concentrò su Janaev e Lukianov. Quest'ultimo chiese di togliere il suo nome dal Comitato perché, pur condividendo tutto, disse che sarebbe toccato a lui condurre il Soviet Supremo alla discussione, e che, per il successo dell'impresa, era opportuno non includerlo». La testimonianza resa da Pavlov agl'inquirenti coincide, per altro, quasi esattamente con quella di Ghennadij Janaev, che aggiunge di aver «appoggiato» il punto di vista di Lukianov. Dopodiché il presidente del Parlamento si ritirò nel suo ufficio e cominciò a scrivere la dichiarazione pubblica - di sostanziale critica dell'accordo di Novo Ogariovo, che i presidenti delle Repubbliche dell'ex Urss avrebbero dovuto firmare appunto il 20 agosto - che venne ossessivamente ripetuta nelle prime ore del golpe dalla radio e dalla televisione sovietica. Lukianov aveva affermato di avere scritto quella dichiarazione diversi giorni prima del colpo di Stato e di essere stato all'oscuro della sua utilizzazione da parte dei golpisti. Ma Lukianov è già in galera. Il generale Graciov, invece, è diventato ministro della Difesa. Giuliette Chiesa Il ministro della Difesa Pavel Graciov

Luoghi citati: Mosca, Novo Ogariovo, Russia, Urss