Fuoco bosniaco sui caschi blu di Foto Reuter

Fuoco bosniaco sui caschi blu Tre francesi feriti da un colpo di mortaio mentre pattugliavano l'aeroporto Fuoco bosniaco sui caschi blu Gli scontri continuano nonostante i patti firmati a Londra Panie ridimensiona le minacce al presidente serbo Milosevic ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Tre caschi blu francesi delle forze di pace dell'Orni stazionate a Sarajevo sono stati feriti in un attacco di artiglieria a Nedzarici, sobborgo della capitale bosniaca. Uno dei tre è grave. Un ufficiale serbo che era con loro è rimasto ucciso sul colpo. Mentre stavano pattugliando la zona vicino all'aeroporto, i quattro sono finiti sotto il fuoco dei mortai di una postazione bosniaca. Dall'inizio di aprile, quando è iniziata la missione dell'Unprofor nell'ex Jugoslavia, tredici soldati delle forze di pace dell'Onu hanno perso la vita, mentre alcune decine di loro sono stati feriti. Tre i caschi blu morti a Sarajevo. Malgrado i documenti firmati alla conferenza di pace di Londra, in Bosnia non cessano i combattimenti. Rispetto all'inferno dei giorni precedenti, Sarajevo ha vissuto qualche ora più tranquilla. Ma in città continuano a sparare i cecchini. Sotto la scorta delle autoblindo dell'Unprofor, gli operai dell'azienda elettrica hanno potuto riparare i danni alle installazioni sabotate dai cetnici. Dopo 23 giorni a Sarajevo così è tornata la luce. Dal comando delle Forze armate bosniache annunciano una controffensiva per rompere l'accerchiamento della città. I soldati bosniaci hanno stretto la morsa intorno al vicino quartier generale serbo di Ilidza. E la Difesa territoriale croato-musulmana ha scacciato i miliziani serbi da Cerik, vicino a Brcko. Per rappresaglia i cacciabombardieri di Belgrado hanno attaccato Cazin e Bihac. Numerose fabbriche e grandi depositi stanno bruciando. Su Bihac si è inoltre scatenata l'artiglieria pesante. Centinaia di proiettili sparati dai lanciarazzi, dai cannoni e dai mortai sono caduti sulla città. Bombardamenti anche a Tuzla contro il mercato e l'ospedale centrale. Violando apertamente una delle decisioni adottate a Londra, il governo della sedicente Regione autonoma dell'Erzegovina orientale ha vietato il ritorno di tutti i profughi croati e musulmani che hanno abbandonato le loro case al momento dell'occupazione serba. Migliaia di persone sono state costrette a fuggire di fronte al terrore delle truppe serbe comandate da un ex camionista,BozidarVucurevic, che si è autoproclamato leader della regione. «Quelli che sono scappati hanno agito contro gli interessi della Repubblica serba. Per questo non possono ritornare. Tutte le loro proprietà verranno confiscate», dicono le disposizioni emesse dal sedicente governo dell'Erzegovina orientale. Un altro documento scoperto dall'Alto Commissariato dell'Onu per i profughi conferma la po¬ litica serba dell'epurazione etnica. Si tratta dello Statuto della popolazione non serba adottato dal Comune di Celinac, presso Banjaluka. In 11 punti ai non serbi vengono prescritte le regole di comportamento. Devono rispettare il coprifuoco che vale soltanto per loro. E' vietato loro fare il bagno nei due fiumi che attraversano il paese. Non possono andare a caccia, né a pesca. Intanto il leader serbo della Bosnia Radovan Karadzic ha dichiarato alla «Reuter» che darà ordine alle sue truppe di togliere l'assedio a Gorazde, la città musulmana sul fiume Drina che i serbi hanno accerchiato due mesi fa bombardandola ininterrot¬ tamente. Vogliamo far vedere che rispettiamo gli accordi di Londra, dice Karadzic. Si ritirano perché hanno subito una sconfitta militare, affermano invece i bosniaci sottolineando che Gorazde ha resistito a tutti gli attacchi. L'eco della Conferenza di Londra è particolarmente forte a Belgrado dove tutti aspettano il seguito dello scontro Panic-Milosevic. Il premier jugoslavo ha rinnegato di aver chiesto nella capitale britannica le dimissioni del presidente serbo, ma è chiaro che tra i due tira aria di definitiva rottura. Ingrid Badurina In una strada di Sarajevo una donna musulmana allatta al seno il suo bambino, mentre attende di poter fare acquisti in un negozio di alimentari [FOTO REUTER]

Persone citate: Ingrid Badurina, Karadzic, Milosevic, Panic, Radovan Karadzic