Serie C, frontiera calda del pallone

Serie C, frontiera calda del pallone DOMANE IL VIA Un campionato duro e difficile in cui si riflettono le contraddizioni del calcio Serie C, frontiera calda del pallone Sempre più alti i costi e le entrate non bastano Ternana esempio da evitare, Ischia da imitare Domani parte la C1, la chiamano il laboratorio del calcio. Ma potremmo vederla piuttosto come una terra di frontiera, un po' più povera e dura, dove ci si scontra quasi sempre per la sopravvivenza. Qualche volta per fare successo. Un Far West del pallone in cui si consumano tutte le contraddizioni del nostro calcio. Sarà un campionato doppio e agguerrito, con squadre come Alessandria, Avellino, Catania, Como, Empoli, Messina, Salernitana, Triestina e Vicenza, decadute ma vitali e pronte a darsi battaglia per 9 mesi. Dopodiché la classifica lancerà in serie B quattro squadre, due per girone (A e B), mentre sei (tre per girone) retrocederanno. Dicevamo che non è tutto oro quel che luccica: la CI ha problemi, alcuni di risoluzione difficile, almeno fino a quando le società avranno pesanti carichi di gestione senza poter contare su incassi adeguati e provvidenze federali (700 milioni contro i 5 miliardi messi a disposizione della serie B). L'ambizione, legittima in ogni campo, spinge a compiere passi giganteschi per allestire una squadra tecnica e competitiva. Nel girone B, però, occorrono anche requisiti temperamentali per vincere, il compito diventa perciò arduo. Il presidente del Perugia, Luciano Gaucci, vuole la B ed ha acquistato, dietro esborso di somme ingenti, Cornacchini, Braglia, Pagano, Campione e Gelsi. Basteranno? Nel '91/92 non è bastato Dossena, le qualità tecniche ed agonistiche del giocatore non c'entrano, spesso servono elementi meno appariscenti ma più adatti al clima della CI, soprattutto nel girone B. Saranno perciò sufficienti pezzi grossi come Sabato, Roselli, Carannante, Berlinghieri, Pradella e Marino ad Alessandria, Avellino, Como, Ravenna e Messina per sconfiggere la concorrenza? Intanto i problemi affiorano a pelo d'acqua. Il caso più eclatante è la Ternana (ex CI) che, per mancanza di fondi, non può tesserare Maiellaro, Fiori, Tovalieri, Tagliartela ed Evangelisti. Un ex consigliere federale, Marangi, avverte: «Per la prima volta una squadra vince la CI e presenta un bilancio in rosso nonostante i 5 miliardi di sovvenzione federale per chi è in B. E' un allarme, innazitutto per la Lega che deve vigilare sui bilanci. Non è un caso isolato, ci sono le solite squadre a rischio, Catania, Salernitana e Livorno. Se la Lega continuerà a gestire con superficialità il settore, molti club falliranno. Un rimedio? Si provi intanto ad abolire i contratti pluriennali e l'indennizzo alle società». Ma c'è l'aspetto gradevole. L'Ischia calcio mette su un tandem sport e turismo. Dice il presidente Basentini: «Per incentivare i tifosi riproponiamo un progetto che in passato ha avuto molto successo: chi acquista il biglietto può andare alla partita e la sera recarsi gratis in discoteca. Ad un numero ristretto di avversari, daremo la possibilità, oltre che di andare allo stadio, di soggiornare 4/6 giorni nell'isola in un albergo convenzionato con l'Ischia calcio, naturalmente a prezzi scontati». Domani, dunque, parte il campionato. Giancarlo Abete, presidente della Lega di serie C da 2 anni, esamina alcuni temi alla vigilia del grande giorno: «Finalmente partiamo con il piede giusto. E' la prima volta, dopo tanti anni, che riusciamo ad iscrivere tutte e 90 le società che ne hanno il diritto. Chi guardava alla C come serbatoio del males¬ sere si accorgerà che l'interpretazione è riduttiva. Leggetevi la relazione di Matarrese, che vuole ricorrere alla CI come a un laboratorio di sperimentazione. Si è parlato, per il futuro, di 3 punti per la vittoria e tra le novità, inseriamo l'autonomia dei designatoli arbitrali. Gli spettatori sono aumentati del 20%, l'attenzione del mercato di A e B verso la C, e viceversa, ha registrato un saldo attivo superiore ai 40 miliardi. E come bacino d'utenza la C è vicinissima alla B. Finora molti club erano in crisi perché si ostinavano a reggere i ritmi del calcio contando solo sul pubblico. Ora hanno capito quanto siano importanti gli sponsor, l'organizzazione. Molte società spa o srl rischiano di risentire della crisi economica generale. Ma penso che ciò non avverrà, anche quest'anno si potranno giocare due schedine di serie CI durante il campionato». La geografia intanto cambia, il Piemonte è rappresentato da una sola squadra (come Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Lazio, Abruzzo, Basilicata e Calabria). L'Alessandria è il fiore all'occhiello del calcio piemontese. Zaccarelli, ex gloria granata e dg alessandrino, fa il punto: «Il calcio cresce, s'espande. Lievitano i costi di gestione e ogni anno diventa sempre più difficile far quadrare i bilanci. Per noi le entrate purtroppo sono miserelle. Pochi abbonamenti, pochi spettatori paganti. E le spese di trasferta sono simili a quelle di un club di B... Quest'anno ci siamo impegnati a mettere insieme una squadra competitiva investendo il meno possibile. Per l'aspetto tecnico la differenza tra CI e B è minima: le promosse si fanno onore tra i cadetti. Tolte tre o quattro società, c'è grande livellamento. L'Alessandria è l'unica compagine piemontese in CI. Molte hanno dovuto alzare bandiera bianca. Non bastano i soldi per fare una squadra forte. Bisogna trovare una dirigenza che pianifichi a medio e lungo termine. E con i tempi che corrono è difficile trovare gruppi disposti a seminare oggi per raccogliere chissà quando». Boninsegna, responsabile tecnico della rappresentativa di C, vede un futuro luminoso per il settore, al punto da programmare un «campionato europeo under 21 di categoria; noi siamo pronti, però purtroppo non lo sono gli altri Paesi». Sui progressi globali del settore, l'ex nazionale spiega: «La serie C è migliorata tantissimo, oggi le società hanno capito che devono avere un organico all'altezza, una buona organizzazione, bilanci in regola perché anche da parte della Federazione c'è un maggiore controllo e una partecipazione più attenta. Per questo diversi giocatori di A e B accettano più volentieri che in passato di scendere in C1 ; molti di loro portano esperienza e tecnica, anche se il nostro serbatoio non ne avrebbe bisogno. Mai come in questi ultimi anni il settore giovanile si è evoluto e potenziato fino a raggiungere livelli altissimi. Si può perciò concludere che siamo davvero all'avanguardia», [r. s.] Boninsegna, tecnico della serie C: presto ci sarà un europeo under 21