La pista dell'uranio porta a Trieste

La pista dell'uranio porta a Trieste Le partite di materiale radioattivo dall'Est commissionate a ditta friulana La pista dell'uranio porta a Trieste Scarcerati i due rappresentanti fermati a Rimini TRIESTE. La centrale operativa del traffico di uranio proveniente dai Paesi dell'Est, scoperto tre giorni fa a Rimini, era in un ufficio import-export di Trieste. La procura riminese avrebbe agito, infatti, in forza di un'inchiesta attuata dalla Guardia di Finanza triestina e conclusa dai carabinieri grazie alla quale è stato individuato l'ufficio dove furono commissionate le partite di uranio e di altro materiale radioattivo. Stando a quanto trapelato dal segreto istruttorio, risulterebbe che proprio a Trieste si sviluppano tuttora contatti insospettabili per il traffico di materiale nucleare. Dal valico confinario di Tarvisio sarebbe passato, nei mesi scorsi, anche un convoglio ferroviario carico di mercurio rosso. Nell'affare, che a questo punto vanta tutti gli elementi necessari per divenire un vero e proprio «giallo» internazionale, sarebbero stati coinvolti due Paesi, Romania e Libia, e un agente del Kgb russo. A conferma di quest'ipotesi, l'ex capo del controspionaggio italiano, Ambrogio Viviani, non ha alcun timore nel confermare che «a Trieste vi sono molte spie che sviluppano appoggi, contatti e soprattutto commerci di uranio». Da Roma, intanto, l'Ufficio popolare della Jamahiria ha voluto chiarire che «la Libia non ha alcun legame con le due persone arrestate nei giorni scorsi a Rimini e trovate in possesso di uranio radioattivo. La Libia non produce armi nucleari, anzi condanna fermamente chi le produce». Per i due giovani imprenditori di Giulianova, Baratili e Colli, rispettivamente di 26 e 31 anni, trovati in possesso di una ventina di grammi di uranio e arrestati con l'accusa di contrabbando di uranio e importazione di sostanze chimiche d'impiego bellico, è stata disposta la scarcerazione non esistendo esigenze cautelari, il Gip del tribunale di Rimini non ha potuto fare altro che convalidare l'arresto e restituire la libertà ai due in attesa dell'incidente probatorio che dovrà accertare la natura della sostanza sequestrata. Per il procuratore della Repubblica di Rimini, Battaglino, un primo sommario accertamento avrebbe dimostrato «che si tratterebbe di uranio scarsamente arricchito e non utilizzabile per l'armamento». Ancora da chiarire anche la presunta appartenenza dei due imputati al Sismi (dopo l'arresto, Baratiti aveva dichiarato di essere un «agente provocatore» dei Servizi segreti militari). Nel fascicolo processuale, invece, non figura nessuna relazione che certifichi l'appartenenza dei due al Sismi. Elena Marco

Persone citate: Ambrogio Viviani, Battaglino, Colli