«L'ho uccisa dopo l' amore» di Giuliano Marchesini
«L'ho uccisa dopo l' amore» Risolto il giallo di Padova, il giovane amico è crollato dopo cinque ore di interrogatorio «L'ho uccisa dopo l' amore» //fidanzato di Cristiana confessa PADOVA DAL NOSTRO INVIATO Ha ceduto dopo cinque ore d'interrogatorio. Pallido, le mani percorse da un tremito: «Si, Cristiana l'ho uccisa io. Non so bene perchéè, e non ricordo nemmeno come. Adesso sono troppo confuso». Alessandro Fazzina s'è tolto quel peso: la sua ragazza assassinata, forse per una lite o per un po' di gioielli, e poi lasciata nella vasca da bagno. Si è risolto l'altra sera il caso di Cristiana Cucchio, 24 anni, della cui morte nessuno s'era accorto per cinque giorni. Quella studentessa dall'aria un po' sperduta, dai nervi fragili, spesso intimidita. Quel ragazzo senza criterio, vagabondo da un bar a una discoteca. Resta soltanto da chiarire il motivo per cui Alessandro s'è avventato contro Cristiana e l'ha stroncata. Adesso lui è rinchiuso nel carcere di strada Due Palazzi, con l'accusa di omicidio volontario. Forse, nei prossimi giorni, spiegherà anche perché ha ucciso. Alessandro Fazzina era caduto fatalmente nella rete delle indagini, dopo la scoperta del cadavere della studentessa. La sua relazione con Cristiana, osteggiata dai genitori di lei, era diventata il primo indizio. E lui a cercare, allora, di scrollarsi di dosso quel rapporto, soprattutto di cancellare quel pomeriggio del 5 agosto, l'ultima volta che aveva visto la ragazza. «Non starete mica confezionando un giallo sulle mie spalle?». Alessandro tornava al bar, tra gli amici, a fare i soliti discorsi, a sforzarsi di apparire quello di sempre, pronto allo scherzo e alla battuta. E se qualcuno tagliava d'improvviso la banale coversazione per parlare della storia tragica di Cristiana, lui diceva: «Lasciate stare, per favore». L'altro pomeriggio Alessandro Fazzina ha finito il suo vagabondare: c'era quell'ordine di arresto firmato dal giudice per le indagini preliminari Marta Pacagnella. Un'altra fila di domande, incalzanti, alle quali Alessandro ha risposto con un residuo di spavalderia. In serata lo hanno portato in questura, in attesa che riprendesse l'interrogatorio. Alessandro era provato, il volto tirato. Qualcosa andava incrinandosi, in questo ragazzo definito «psicologicamente instabile». Qualche parola con i funzionari di polizia, il sudore sulla fronte. Infine, le prime confuse ammissioni. Lo hanno di nuovo condotto dal magistrato. Ed è stata la confessione. Il racconto sommario di un pomeriggio finito nel delitto di un balordo. Lui, quel 5 di agosto, aveva approfittato del fatto che i genitori della ragazza erano andati ad Arsiè insieme con il parroco, per un ritiro spirituale. «Io e Cristiana siamo saliti in casa sua, poi siamo finiti a letto. Ma a un certo punto ci siamo messi a litigare, non so neanche di preciso perchè. Sapete come vanno queste cose. Insomma, siamo anche venuti alle mani». Poco oltre nell'interrogatorio, il crollo di Alessandro Fazzina: «L'ho uccisa, ma non ricordo come. Forse l'ho presa per il collo. E' stato un incidente. Sapete, ero sconvolto». Secondo le conclusioni degli inquirenti, ivece, è più probabile che Cristiana Cucchio sia stata soffocata con un cuscino. Ma c'era anche quel filo elettrico attorno al collo della ragazza: Alessandro non sa dire se lo abbia usato nell'intento di strangolare Cristiana, oppure lo abbia attorcigliato dopo, per rendere il caso «più complicato».. Alessandro Fazzina è andato anche a prendere un coltello, in cucina: ha inferto un colpo alla gola della ragazza, che forse in quell'istante era già morta. Comunque, quella ferita non poteva essere mortale. Continua a non ricordare, Alessandro. Ripete soltanto: «L'ho uccisa». E poi: «Quando l'ho vista morta, ho perso la testa. L'ho presa in braccio e sono andato a metterla nella vasca da bagno». Gli inquirenti, forse, avrebbero potuto credere anche a un suicidio. Una cosa ricorda, comunque, l'omicida: di essere uscito da quella casa con un pugno di gioielli di Cristiana. E proprio quei preziosi lo hanno fatto finire in carcere: in parte li ha gettati in un fiume, il resto l'ha tenuto in tasca, ed è andato dagli amici al bar a tentare una vendita, non raccogliendo che sospetti. Qualche giorno dopo ha tirato fuori un bracciale di Cristiana e lo ha messo tra le mani di quella che era diventata la sua nuova amica: «Tieni, te lo regalo». Quella ragazza ha avuto un pensiero, le è venuto un brivido. «Dove l'hai preso?». «Stai tranquilla, non c'è niente di male». Ma più tardi s'è reso conto del rischio. E le ha detto: «Sai, bisogna che tu mi restituisca quel bracciale, se no andiamo nei guai tutti e due». Lei è corsa dai carabinieri, a raccontare. Poco dopo Alessandro Fazzina era in trappola. Giuliano Marchesini «Forse l'ho soffocata» Si è tradito regalando gioielli della vittima a una nuova amica Nella foto grande Alessandro Fazzina lascia in manette la questura dopo la confessione dell'omicidio della fidanzata, Cristiana Cucchio, 24 anni (nella foto in alto)
Persone citate: Alessandro Fazzina
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