Un'Armata europea per fermare i serbi di Mario Ciriello
Un'Armata europea per fermare i serbi Il premier Panie dopo la decisione della Ueo: se Milosevic non accetta la pace lo caccio Un'Armata europea per fermare i serbi Contingenti di sei Paesi, 1200 i soldati italiani LONDRA NOSTRO SERVIZIO Oltre cinquemila soldati europei irrobustiranno le forze dell'Onu in Bosnia. Lo hanno annunciato i ministri degli Esteri e della Difesa dei nove Paesi della Ueo, convenuti ieri a Londra, per una «riunione straordinaria» richiesta dalla presidenza italiana, nella scia della grande conferenza sulla Jugoslavia, conclusasi giovedì sera. Il contributo italiano sarà di 1200 uomini, un battaglione, provenienti dalla divisione «Folgore» e dal Battaglione San Marco, più un reparto elicotteri. Primo compito di queste unità sarà quello di temprare lo scudo militare a protezione delle missioni umanitarie, ma altri mandati potrebbero presto aggiungersi. Dipende dagli sviluppi. I neo-caschi blu potrebbero collaborare alla più severa vigilanza che sarà forse imposta lungo la frontiera con la Serbia, per stringerla nella morsa delle sanzioni. Il comunicato diffuso alla fine del convegno della Ueo l'«Unione dell'Europa Occidentale», che è il pilastro europeo della difesa atlantica - informa che i suoi nove Stati non hanno dubbi sull'importanza di contribuire a un rafforzamento delle operazioni umanitarie in Bosnia e sono pronti a parteciparvi «militarmente, logisticamente e finanziariamente». La Ueo è pronta altresì a concorre- re agli sperati futuri «controlli internazionali» su tutti i mortai e le armi pesanti e, se la situazione non migliorasse, ad ogni iniziativa per rendere più ermetico l'embargo contro la Serbia. Si studierà se trasformare in «blocco navale» la sorveglianza nell'Adriatico; e già fin d'ora la Ueo è lieta d'offrire «aiuti tecnici e attrezzature» ai Paesi rivieraschi sul Danubio per impedire che chi viola le sanzioni si valga di questo fiume. Il ministro degli Esteri Colombo e il ministro della Difesa Andò hanno poi indicato alla stampa i diversi contributi nazionali: Italia: un battaglione di 1200 uomini (paracadutisti, guastatori) specializzati o vo¬ lontari, più un reparto elicotteri. Gran Bretagna: un battaglione di 1800 uomini. Francia: un battaglione di circa 1100 uomini, tra fanti, genieri e servizi logistici, più cinque elicotteri. Spagna: 300-400 uomini. Belgio: 100 uomini più un certo numero di autocarri. Olanda: 120 uomini e 30 autocarri. Germania: causa le sue restrizioni costituzionali, non offre soldati, ma assistenza logistica, mezzi di trasporto, telecomunicazioni. Dove saranno dislocati i reparti? Lo deciderà il comando militare Onu in Bosnia. Potranno reagire se attaccati? Anche «le regole di ingaggio», ha spiegato Andò, saranno «messe a punto» dall'Onu. A questi 5000 e più militari se ne aggiungeranno altri 1000, offerti dal Canada e da un altro Paese, per innalzare il totale a oltre 6000, come voluto da Boutros-Ghali, il segretario generale dell'Onu. Adesso si attende. Al megavertice londinese, la comunità mondiale ha mostrato grinta, compattezza e scaltrezza, ha messo i serbi con le spalle al muro. A prima vista, né i serbi in Serbia né quelli in Bosnia hanno vie d'uscita, o negoziano o diverranno i «paria d'Europa»: ma sono caparbi, fanatici e scaltri. Il premier John Major, presidente della conferenza, ha ricordato iersera che tutti i leader serbi si sono impegnati a rispettare «immediatamente» i molti accordi conseguiti a Londra: e si è detto ottimista. «Per la prima volta». Nel suo ultimo incontro con la stampa, prima di lasciare Londra, il primo ministro serbo Milan Panie ha detto: «Se il presidente Milosevic non terrà fede al mio piano di pace elogiato da tutti alla conferenza, io chiederò le sue dimissioni». Ma anche Milosevic ha accettato tutte le proposte di pace presentate a Londra. I due si vedono come il fumo negli occhi, si sa. Purché quel fumo non sia una cortina per gabbare la comunità internazionale. Mario Ciriello I soldati portano in ospedale un ferito negli attacchi di ieri a Sarajevo [foto ap]
Persone citate: Adriatico, Andò, Ghali, John Major, Milan Panie, Milosevic
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