«Con quelle carte il psi giochi a briscola»

«Con quelle carte il psi giochi a briscola» I difensori di Prada e Radaelli, indicati come «amici» di Di Pietro: non siamo stati favoriti «Con quelle carte il psi giochi a briscola» «E' un tentativo disperato di chi non sa difendersi» L'avvocato di Tognoli: non ho presentato alcun esposto MILANO. «Se questo è il poker allora possono andare a giocare a briscola fra di loro. Sono accuse miserevoli». L'avvocato Giuseppe Pezzotta, difensore del socialista Sergio Radaelli, da Santa Margherita commenta indignato. Tutte qui le bordate socialiste contro Di Pietro? Il poker è per ora solo una coppia: Maurizio Prada, de, e Sergio Radaelli, psi, conoscevano Di. Pietro. Il giudice di Tangentopoli li frequentava. Dopo li ha arrestati. Sorride come sempre alle telecamere Antonio Di Pietro, magistrato nel mirino. In mano ha i giornali. E «il manifesto» spicca: la calunnia, titola la prima pagina. Traduzione: tutto quello che volevate sapere su Di Pietro, raccontato senza censure dal socialista Rino Formica. Di che si tratta? Appunto dei «rapporti tra il magistrato e gli indagati Prada e Radaelli». Sorride Di Pietro mentre alle 9 entra nel suo ufficio. Non commenta, non dichiara. Sorride e non dice nulla. Parla invece Piercamillo Davigo, altro giudice dell'inchiesta «Mani pulite». «Non credo dice Davigo - che il problema di amicizie e cattive frequentazioni sia dei magistrati. Semmai di chi quelle persone ha posto in posizione di potere». A quali orecchie sia destinato il messaggio è facile capirlo. Davigo non lo dice, saluta, e torna in campagna per una breve vacanza. Altri magistrati tornano dalle ferie. Le battute si colgono al volo: «Se in quattro mesi tutto quello che hanno trovato è questo, noi abbiamo trovato molto di più». Non si parla del psi, non di Craxi e di Formica. Il soggetto è sottinteso, lo sanno tutti. Anche l'avvocato Pezzotta, il difensore di Radaelli che con il telefonino spara commenti a raffica dalla spiaggia ligure. «Non si può pensare che la semplice conoscenza di una persona possa inficiare l'indipendenza del giudice», afferma sicuro il legale. E aggiunge: «Radaelli è stato rovinato da Di Pietro. Ora è un uomo finito, si vergogna ad uscire di casa. Si è dovuto dimettere da tutto e va incontro a una condanna sicu¬ ra». «Il giudice - va avanti il legale - non ha esitato nei suoi confronti e gli ha fatto sequestrare 10 miliardi, così come ne ha fatti sequestrare 50 a Maurizio Prada, indicato anch'egli come suo amico». Si lamenta l'avvocato Pezzotta, ma va via dritto con il suo sfogo e replica all'attacco che sfiora il suo cliente: «Qualcuno parla di favoritismo per la breve detenzione? Non è vero, sono molti gli imputati reclusi per poche ore quando hanno subito confessato». E allora, avvocato, è solo un bluff questo poker? «Questo risponde Pezzotta - è solo l'ultimo tentativo disperato di chi non sa come difendersi». Avvocato Giuseppe Lucibello almeno a lei risulta che il suo cliente, Maurizio Prada, abbia avuto un trattamento particolare visto che conosceva il giudice Di Pietro? Il difensore del grande cassiere occulto della de milanese risponde a tono. E dice: «Mi risulta che nell'operazione Mani Pulite Maurizio Prada non abbia goduto di alcun favoritismo, tanto che il pubblico ministero aveva chiesto e ottenuto il suo arresto». Anche per Prada la trafila è stata identica a quella di tanti altri indagati: prima il mandato di cattura, subito la confessione e poi gli arresti domiciliari. «E' stato trattato con rigore e determinazione», dichiara ancora il legale. E poi racconta: «Al mio cliente, anche dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari, sono stati perquisiti studio e ufficio. E per due volte. Gli hanno sequestrato perfino il telefono cellulare della moglie per evitare che avesse contatti con l'esterno». Ma, allora, avvocato Lucibello, neanche un piccolo favoritismo? «Il pubblico ministero conclude il legale - dopo aver sequestrato a Prada i conti correnti in Italia, ha ordinato accertamenti bancari anche all'estero. Prada è sul lastrico, e non mi sembra che questo sia un trattamento di favore». La «mano» è finita, le carte sono calate. Ce ne sono altre coperte? Non scopre le sue il difensore del socialista Carlo To- gnoli, l'avvocato Giannino Guise. Nessun mistero all'orizzonte, però. Guiso precisa di non avere presentato esposti contro il giudice Di Pietro. «Faccio cose processualmente utili, io. E' mio dovere», dichiara l'avvocato Guiso. E aggiunge ancora: «Di Pietro, come qualunque pubblico ministero, è per me la pubblica accusa. E come tale non è un eroe». Ma non scopre le sue carte l'avvocato Guiso: «Io sono un difensore. Se esistono situazioni contestabili le rileverò nell'ambito delle indagini e in quello del processo. Non ho mai aggredito nessuno a livello processuale, io». Fabio Potetti A fianco, il giudice Di Pietro nel mirino dei corsivi dell'Avariti! fi ^^^^^^^^^^^^^^^^^

Luoghi citati: Italia, Milano