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«I giornali? Cultura idiota» «I giornali? Cultura idiota» E quattro direttori replicano a Cari Bernstein l'eroe del Watergate RIMLNI. Tutti a festeggiare Cari Bernstein, al Meeting ai CI. L'eroe del Watergate, il giornalista che assieme a Bob Woodward fece dimettere Richard Nixon dalla presidenza degli Stati Uniti, ha discusso delle nuove tendenze dell'informazione con quattro interlocutori del giornalismo italiano: Walter Veltroni direttore dell'Unità, Paolo Liguori neodirettore del Giorno, Paolo Mieli direttore della Stampa e, beniamino del pubblico di casa, Alessandro Banfi direttore del Sabato. Tema: una febee provocazione di Bernstein, che in un saggio ripreso in Italia dall'Unità aveva accusato il mondo dei mass media di essere prigioniero e artefice di una «cultura idiota». Sintomo di questa cultura, a parere di Bernstein, sarebbe per esempio il morboso interesse con cui il mondo dell'informazione ha trattato il duello tra Woody Alien e Mia Farrow. Ma non tutti i giornalisti italiani presenti a Rimini erano d'accordo. Per Paolo Liguori, che ha accusato la stampa italiana di aver in malafede descritto il Meeting come; un'«isola di oscurantismo nel; mare della modernità», la «cui-1 tura idiota» messa alla berlina da Bernstein è in realtà «una cultura intelligente» che diffonde pochi ma micidiali luoghi comuni. Paolo Mieli ha messo in luce la diversità dell'itinerario storico del giornalismo italiano rispetto a quello americano: un percorso contrassegnato dall'oscillazione tra «partigianeria» e tratti di «regime» e che in questi anni sta finalmente imboccando la strada della «cultura del conflitto». Walter Veltroni ha denunciato i pericoli di un'eccessiva concentrazione nel mondo dell'informazione, con effetti negativi sul piano del pluralismo. Per Banfi, la partita che si gioca sul mondo dell'informazione si lega allo scontro tra i «poteri forti» che vogliono omologare il pianeta e i principi stessi della libertà di stampa. [p. bat.]