Il Meeting battezza una nuova corrente dc di Pierluigi Battista

Il Meeting battezza una nuova corrente dc Nasce «Azione popolare per il cambiamento», l'obiettivo: rinnovare lo scudo crociato Il Meeting battezza una nuova corrente dc Formigoni e Sbardella ipadrini RUMINI DAL NOSTRO INVIATO Nome di battesimo: «Azione popolare per il cambiamento». Luogo di nascita: fiera di Rimini, nei padiglioni che ospitano il Meeting di Comunione e Liberazione. Identità dei genitori: Roberto Formigoni, leader del Movimento Popolare, e Vittorio Sbardella detto Lo Squalo, ras romano della de, ex braccio destro di Giulio Andreotti. Ecco i dati anagrafici della nuova creatura venuta al mondo in casa democristiana. Una nuova corrente, insomma, sebbene i suoi artefici adoperino con parsimonia un concetto che è tra i più screditati della politica italiana. E oggi arriva Ciriaco De Mita a rendere omaggio alla robusta neonata. Sì, robusta. Il corpulento, massiccio, ben piantato Sbardella calcola che il nuovo isolotto dell'arcipelago de conta attorno al «20 per cento dei consensi». Ma il duo FormigoniSbardella punta a «incrociare altra gente che la pensa come noi per cambiare la democrazia cristiana». Per esempio De Mita? E perché no, viste le turbolenze che scuotono la sinistra del partito. I dioscuri della nuova corrente non si espongono più di tanto. Ma già da oggi, quando il Meeting si infiammerà per la contemporanea presenza di Arnaldo Forlani e del leader irpino, si vedrà se e quanto sia stato conveniente il divorzio con il padre-padrone Andreotti. Obiettivo numero uno di «Azione popolare per il cambiamento» («volevamo inserire la parola "rinnovamento", ma abbiamo preferito "cambiamento" perché di sentire parlare di rinnovamento non se ne può veramente più», ha confessato con candida sfrontatezza lo Squalo): il «governissimo», l'alleanza dei «partiti popolari». Per fare che? Nientemeno che per «contrastare il passo al ritorno di una concezione notabilare ed aristocratica della politica». Una concezione che ha il volto e la fisionomia dell'uomo che in questo Meeting ha assunto l'ambito ruolo del demonio: Mario Segni. E' lui l'uomo che propone, attraverso l'adozione di un sistema uninominale, di minare la natura «popolare» dei partiti. E contro Segni si scagliano gli strali della nuova corrente. Si accusa l'uomo del referendum addirittura di rappresentare la tentazione golpista dell'Italia. Non da solo, certamente. Ma in combutta, come ha spiegato imperterrito Vittorio Sbardella, con altri congiurati. In primis Licio Gelli, burattinaio tenebroso e infaticabile. E quando avrebbe agito l'accoppiata Gelli-Segni? «La primavera scorsa», risponde perentorio lo Squalo, quando assieme al picconatore Cossiga e ai giudici di Milano si sarebbe tentata la spallata ai «partiti popolari», come con una certa ossessività viene ripetuto. Sbardella non dimentica il nome dell'ultimo congiurato: Vincenzo Scotti, che con le sue clamorose dimissioni dal gover- no avrebbe trascinato l'Italia democratica sull'orlo del precipizio. A Formigoni il compito di descrivere le linee programmatiche della nuova corrente: «Rilanciare l'identità popolare della de, attaccata dall'esterno ma anche dal'interno del partito». E poi sostenere le ragioni dell'ancora segretario Forlani riguardo alla necessità di «azzerare il tesseramento» in casa de. Tutto da capo, dunque, per procedere spediti lungo la via del «governissimo». Qui a Fammi è già ar¬ rivato il primo no alla proposta sbardeluan-formigoniana, E' quella di Walter Veltroni, pidiessino direttore dell'Unità. «Bisogna andare direttamente a due schieramenti: progressisti da una parte e conservatori dall'altra», ha detto Veltroni. Già, ma come sciogliere il rebus se gli ipotetici «conservatori» dello schema Veltroni ano si presentano sulla scena come se fossero loro l'anima del «progressismo» italiano? Pierluigi Battista Qul a fianco: Enzo Scotti A sinistra: Mario Segni Nella foto grande: Vittorio Sbardella e Roberto Formigoni

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