Gelati, una passione da 12 chili a testa

Gelati, una passione da 12 chili a testa Un fresco boom: torinesi in testa nei consumi Gelati, una passione da 12 chili a testa In un'estate nella quale la crisi pesa anche sui negozi, spicca la freschissima eccezione delle gelaterie che trionfano sempre più fìtte, colorate e invitanti. I celeberrimi punti di riferimento all'altezza di Fiorio o di Pepino sono stati affiancati, in centro, da altre gelaterie non ancora «storiche» ma altrettanto invitanti, come quella che spopola in via Cernaia, oppure quell'altra che ha recentemente occupato, in via Lagrange, l'ex tempio gastronomico di Castagno. Mentre i fans di ogni estate si spostano da una parte all'altra della periferia - sino al tratto di via Nizza accanto a piazza Carducci, Italia '61 o all'estremità di corso Vercelli - calamitati dai capolavori di altri maestri-gelatieri d'alta scuola. Si schermisce il presidente degli artigiani di settore, Alfio Tarateta: «E' un successo che quasi preferiremmo non commentare, cercando di tenercelo per noi». Ma parlano le cifre. In quarant'anni i consumi nazionali sono saliti da 250 grammi a testa del '53 ai 9,7 chili di fine '91, ed entro dicembre si prevede di sfondare la soglia dei dieci chili prò capite. Commenta Tarateta: «E' un boom che trova i torinesi primi in graduatoria, con un consumo individuale che tocca ormai i 12 chili l'anno. Senza contare 1' ulteriore incremento del 10 per cento raggiunto quest'estate, nonostante le piogge di giugno». Un'abbuffata degna della miglior produzione locale, valutata al livello di quella veneta della Val di Zoldo e «forse superiore alla scuola meridionale, particolarmente carica di aromi». Logico dunque che, nei dehors all'ombra della Mole, il gelato risulti una golosità irrinunciabile e una gloria locale. Ultima conferma, quella del colosso statunitense della Haagen Dazs che (proponendosi di diventare marchio-leader dei gelati di qualità su scala nazionale entro tre anni) ha inaugurato il proprio rodaggio italiano a Torino, snobbando Milano. Dove si installerà solo dopo aver sottoposto i suoi best-sellers (in testa il «macadamia brittle» di vaniglia con nocciole caramellate delle Hawaii) alla strepitosa e intramontabile concorrenza dei «pezzi duri» e dei «pinguini». Spiega Tarateta: «La nostra specialità consiste in gelati leggeri, ariosi, che si disfano in bocca». Una critica indiretta ai nuovi gelati creinosi di piazza San Carlo? «A noi artigiani della vecchia scuola, i gelati che sembrano giostre di ciliegie e bandierine sembrano abbastanza assurdi». Tra le novità più apprezzate, i coni alla menta bianca oppure allo yogurt. Commentano con fair play al «San Carlo»: «Anche il nostro "frozen yogurt" è assolutamente magro mentre, per le altre varietà, la media di grassi si ferma sul 16 per cento, contro il 18 per cento di un cappuccino con brioche». Accanto ai tradizionali locali torinesi in piazza San Carlo si è affiancato l'esperimento dell'americana Haagen Dazs (foto sopra). Non c'è crisi per i gelatai: Torino è in testa nel consumo pro-capite

Persone citate: Alfio Tarateta, Castagno, Fiorio, Pepino, Tarateta

Luoghi citati: Hawaii, Italia, Milano, Torino