Sud Iraq sono spariti gli aerei di Saddam

Sud Iraq, sono spariti gli aerei di Saddam MEDIO ORIENTE Oggi l'ultimatum americano a Baghdad, entro 24 ore voli vietati nella zona abitata dai ribelli sciiti Sud Iraq, sono spariti gli aerei di Saddam Partita bene la Conferenza di pace a Washington Ipalestinesi: fra Golfo e Territori non c'è rapporto WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Pagato un tributo di 24 ore alle titubanze di molti Paesi arabi, George Bush, secondo informazioni provenienti dalla Casa Bianca, dovrebbe annunciare oggi, con un giorno di ritardo sul previsto, l'avvio dell'operazione aerea di pattugliamento del territorio iracheno a Sud del 32° parallelo. Sarà una specie di ultimo avvertimento, a 24 ore dal quale, cioè giovedì, ogni velivolo iracheno che sarà avvistato nella vasta regione dove vivono gli sciiti sarà abbattutto dagli F-14 e F-15 dell'Air Force, a cui si aggiungeranno subito 6 Tornado inglesi. «Spareremo a vista senza ulteriori preavvisi», ha promesso ieri l'ammiraglio Brent Bannit, comandante la flotta di 10 navi che, con in testa la portaerei «Independence», è già nel Golfo Persico. «Il preavviso diplomatico secondo me è sufficiente ha aggiunto Bennit - , Non ci saranno colpi di avvertimento». Appena Bush farà l'annuncio ufficiale, i rappresentanti diplomatici di quattro dei cinque Paesi che fanno parte del Consiglio di Sicurezza, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Russia, invieranno all'ambasciatore iracheno all'Onu una nota di protesta, che avrà il significato di un ultimatum. Proprio la notte scorsa, Abdul Amir alAnbari, l'uomo che riceverà la nota, aveva chiesto un incontro ai quattro, per protestare contro la costruzione della «no fly zone», in quanto viola la sovranità nazionale irachena. Dopo l'incontro, i diplomatici non avevano nascosto di averne ricavato una cattiva impressione. Infatti a Baghdad i massimi rappresentanti del governo mantenevano un atteggiamento di sfida. Il vice-presidente Taha Yassin Ramadan ha denunciato la «criminale cospirazione» degli occidentali, che il capo del Parlamento ha definito «stupidi». Intanto i giornali del regime presentavano il ritardo nell'annuncio della costituzione della zona protetta come una nuova, scintillante vittoria di Saddam Hussein. E il vice-primo ministro Tareq Aziz ha informato l'Onu che, appena la «zona» sarà stata istituita, le guardie delle Nazioni Unite che si occupano delle operazioni umanitarie dovranno lasciare l'Iraq perché nessuno potrà più garantire la loro protezione. Il «Los Angeles Times» (poi avallato dal Pentagono) ha informato di un'altra delle caratteristiche mosse di Saddam, che, nei giorni scorsi, avrebbe ordinato il ritiro di tutti i velivoli ad ala fissa dall'aerea a Sud del 32° parallelo per prendere d'anticipo le potenze alleate e fare apparire pretestuosa la loro operazione. Solo che, contemporaneamente, il leader iracheno avrebbe anche ordinato una massiccia azione di truppe di terra e di elicotteri contro le postazioni sciite nelle paludi. Ormai è chiaro, non importa se oggi, domani o alla fine della settimana, che gli alleati daranno un giro di vite alla situazione irachena. Se è vero che molti Paesi arabi ne temono le conseguenze, ha sorpreso tutti la reazione della portavoce palestinese Hanan Ashrawi, che è a Washington per i colloqui di pace con Israele. Quando le hanno chiesto se un aggravarsi della situazione in Iraq possa influire sul processo di pace in Medio Oriente, Ashrawi ha ri- sposto che si tratta di due problemi distinti. Un atteggiamento molto diverso da quello di Yasser Arafat che, a nome dell'Olp, aveva spedito una lettera all'Onu per protestare contro la zona protetta nel Sud dell'Iraq. La dichiarazione di Ashrawi è una conferma indiretta dei progressi che si aspettano dai colloqui di pace di Washington, iniziati lunedì in un'atmosfera completamente diversa dal passato. Perfino il capo-delegazione siriano, Muwaffiq al- Allaf, ha parlato di «un'atmosfera molto più rilassata» e la sua portavoce ha riconosciuto «il differente approccio e il diverso stile» della delegazione israeliana. Il capo-delegazione di Israele, Itamar Rabinovich, ha apprezzato «il nuovo tono» di questa tornata di colloqui. E' facile prevedere che, nei prossimi giorni, si riaffacce ranno seri contrasti che, del re sto, non possono essere cancel lati con uno schiocco di dita. Ma il ministro degli Esteri israeliano, Shimon Peres, ha confermato l'esistenza di una proposta di compromesso sulle alture del Golan. Anche la poli tica americana spinge le parti ad accelerare la ricerca di un risultato. Gli arabi temono l'arrivo alla Casa Bianca dei demo oratici, che sono più filo-israeliani di George Bush. Yitzhak Rabin è grato a Bush, che ne ha favorito la vittoria e gli ha con cesso subito il credito negato al suo predecessore Yitzhak Sha mir. Paolo Passarmi ARABIA SAUDITA ZONE PROTETTE DALL'ONU PERI CURDI PER GLI SCIITI Le due aree protette dall'Onu a tutela di curdi e sciiti