I'Eliseo trema per Maastricht di Enrico Benedetto
L'Eliseo trema per Maastricht Mitterrand chiede aiuto a Kohl e Major: a settembre insieme in tv a difendere il sì L'Eliseo trema per Maastricht Un sondaggio-choc dà i no al 51 per cento PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «E' normale che i partigiani del "No" su Maastricht progrediscano qua e là» diceva ieri mattina il ministro-portavoce governativo Jack Lang senza perdere l'aplomb. Ma, nel pomeriggio, una vera doccia scozzese ha atteso al varco lui, il premier Bérégovoy e lo stesso Mitterrand: per la prima volta i sondaggi danno in minoranza i "Sì" all'Europa. Secondo quello commissionato da «Paris Match» i pareri ostili sarebbero il 51% contro un 49% di favorevoli. Il margine è modesto, però vale il kappaò, e ben illustra la tendenza quando mancano 26 giorni al referendum: l'europeismo - in giugno vincitore sicuro - arretra ovunque. Nessun istituto demoscopico lo accredita oltre il 51%. Più la compagine governativa s'infervora nel difendere il trattato, meno i francesi paiono volerla seguire. E, come Bush, Mitterrand si vede obbligato a rincorrerla in estremis, la vittoria che giudicava prossima. Il suo Clinton ha volti diversi: quello vetero-marxista (Georges Marchais), le sembianze popolar-xenofobe di Le Pen, la dissidenza a gauche che incarna l'ex ministro ps Chevenement, il gollismo duro, persino alcuni capifila giscardiani. Ma non è un leader o l'altro, in questo caleidoscopio, a fare la differenza. Il vero partito del «No» è la Francia profonda con i suoi dubbi, le inquietudini, talora l'ignoranza, spesso il rancore per l'Europa versione Maastricht. E Francois Mitterrand, vedendo l'ostilità superare ogni legittima aspettativa, scende in campo a difendere il titolo. Non era previsto. Nelì'indire la consultazione popolare, spiegò che la Francia aveva da esprimersi risolutamente per il «Sì». Il 14 luglio, nell'abituale discorso televisivo ribadì l'appello, e lo difese invocando persino il generale De Gaulle. Senza Parigi, aggiunse, l'Europa non poteva nascere. Ma da allora, piuttosto che gettarsi nella mischia, preferì man¬ tenere un profilo super partes. Con l'incalzare dell'emergenza, tuttavia, non poteva che ravvedersi. Dunque il 3 settembre lo vedremo comparire su «TF1» per riprendere le cose in mano. Non sarà un monologo. Scenario, la Sorbona. Protagonisti insieme con lui - si mormora - John Major ed Helmut Kohl. Tre «star» mondiali con un credo europeista diverso ma la medesima determinazione: approvare Maastricht. Sul fronte nemico - minuscolo in faccia ai Golia francoanglo-tedeschi - Philippe Séguin, sindaco di Epinal, cittadina sui Vosgi. Ex ministro, storico, valido polemista, è lui che mobilita da mesi l'ala anti-Maastricht nell'rpr (Chirac voterà «Sì» ma a titolo personale, gli elettori sono liberi di scegliere). L'impari sfida tv potrebbe, in definitiva, fare il suo gioco, guadagnandogli simpatie fra il pubblico. Mitterrand teme l'effetto boomerang, ma non aveva altra chance. La verità è che mobilitarsi per il «No» galvanizza i supporter, laddove la militanza filo-Maastricht segna il passo. Il suo nerbo è un ps in crisi, che non ha truppe da sguinzagliare. Il premier Bérégovoy, economista di formazione, sembrerebbe inoltre il meno idoneo per convincere il Paese che l'Eliseo vuole un'Europa sociale, non solo monetaria. Quanto a Mitterrand, l'insofferenza verso il suo «regno» (già 12 anni, e ne restano 3) contagia la povera opzione europea. Nel bocciare Maastricht, parecchi elettori s'illudono forse di pensionarlo in anticipo. Anche le petizioni fra intellettuali e vip sono a doppio taglio. Lang ne presenta fiero una Usta con 300 nomi, tutti di osservanza maastrichtiana. Marguerite Duras, Bernard-Henri Lévy, Umberto Eco, ma anche Alain Delon, Gerard Depardieu, Gina Lollobrigida, Bertolucci, Almodovar, Costa Gavras, Johnny Halliday, sinanco il ferrarista Jean Alesi. E poi Le Goff, Lue Montagnier (ha scoperto il virus dell'Aids), Yves Saint-Laurent. Non manca lo chef Paul Bocuse, e l'abbé Pierre. Roland Dumas starebbe addirittura organizzando - lui, buon tenore dilettantesco - un super-recital proMaastricht con Pavarotti e numerose stelle. Un esercito di generali, insomma, per convincere l'uomo comune a non votare contro, minacciandogli catastrofi varie. E' proprio questa pressione - noi o l'abisso: Parigi che diviene sabotatrice europea N° 1, la cinquantennale pace con i tedeschi infranta, Borsa a picco, grandeur in brandelli - che forse irrita gli elettori di base e fa sorgere in loro dubbi che qualcuno (perché no, l'Eliseo) voglia gabbarli. Enrico Benedetto
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